Dolo Eventuale Ricettazione: Quando Accettare il Rischio Diventa Reato
La recente ordinanza della Corte di Cassazione analizza un caso cruciale per comprendere la linea sottile che separa la ricettazione dall’acquisto incauto. La pronuncia si concentra sul concetto di dolo eventuale ricettazione, un elemento psicologico fondamentale per determinare la responsabilità penale. Comprendere quando la consapevole accettazione del rischio si trasforma in un vero e proprio reato è essenziale per chiunque operi nel mercato dell’usato o si trovi a gestire beni di dubbia provenienza.
I Fatti del Caso: Un Ricorso contro la Condanna per Ricettazione
Il caso ha origine dal ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte d’Appello per il reato di ricettazione. La difesa sosteneva la mancanza dell’elemento psicologico (il dolo), chiedendo che il fatto fosse riqualificato nel reato contravvenzionale, meno grave, di acquisto di cose di sospetta provenienza, previsto dall’art. 712 del codice penale. L’imputato, in sostanza, affermava di non aver agito con la precisa intenzione di acquistare merce rubata, ma al massimo con leggerezza.
L’Analisi della Corte: la Distinzione tra Dolo Eventuale e Semplice Negligenza
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una semplice riproposizione di argomenti già valutati e respinti nei precedenti gradi di giudizio. I giudici hanno colto l’occasione per ribadire un principio giuridico consolidato e di grande importanza pratica. Hanno sottolineato che la motivazione della Corte d’Appello era esente da vizi logici e coerente con le prove raccolte.
La distinzione chiave operata dalla Corte è quella tra:
1. Ricettazione: richiede il dolo, ovvero la coscienza e volontà di ricevere un bene di provenienza illecita. Questo dolo può manifestarsi anche nella forma del dolo eventuale.
2. Acquisto di cose di sospetta provenienza: è una contravvenzione che punisce la negligenza. Non si richiede la certezza della provenienza illecita, ma una semplice mancanza di diligenza nel verificare l’origine della cosa.
Le Motivazioni della Cassazione sul Dolo Eventuale Ricettazione
Il cuore della decisione risiede nella definizione e applicazione del dolo eventuale ricettazione. La Suprema Corte ha chiarito che questo si configura quando l’agente, pur non avendo la certezza assoluta, ha consapevolmente accettato il rischio che il bene acquistato o ricevuto potesse provenire da un reato. Non si tratta di una semplice disattenzione, ma di una scelta deliberata di ignorare i segnali di allarme.
Secondo la Corte, elementi come la natura dei beni detenuti e le particolari modalità di detenzione possono essere sufficienti a escludere che l’imputato ignorasse la loro provenienza illecita. Questa valutazione, basata su fatti concreti, è coerente con l’insegnamento secondo cui basta accettare il rischio per configurare il dolo di ricettazione, a differenza della semplice mancanza di diligenza che caratterizza l’ipotesi contravvenzionale.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
L’ordinanza della Cassazione serve come un importante monito. Chi acquista beni, specialmente in contesti non ufficiali o a prezzi particolarmente vantaggiosi, non può trincerarsi dietro una presunta ignoranza. Se le circostanze dell’acquisto (qualità della merce, prezzo, identità del venditore) sono tali da far sorgere un serio dubbio sulla provenienza lecita del bene, procedere comunque all’acquisto significa accettare il rischio di commettere il reato di ricettazione. La decisione conferma che il sistema legale non tutela la negligenza colpevole e che il confine tra un cattivo affare e un reato penale può essere determinato dalla propria deliberata scelta di non voler sapere.
Qual è la differenza tra ricettazione e acquisto di cose di sospetta provenienza?
La ricettazione è un delitto che richiede il dolo, cioè la consapevolezza e volontà (anche solo nella forma di accettazione del rischio, c.d. dolo eventuale) di acquistare un bene di provenienza illecita. L’acquisto di cose di sospetta provenienza è una contravvenzione, meno grave, che punisce la condotta di chi, per semplice negligenza o mancanza di diligenza, non accerta la legittima provenienza della cosa.
Come si dimostra il dolo eventuale nella ricettazione?
Secondo la Corte, il dolo eventuale si dimostra attraverso una valutazione complessiva delle circostanze concrete. La natura dei beni (ad esempio, merce di lusso o tecnologica venduta senza imballo originale) e le modalità di detenzione o acquisto (prezzo irrisorio, acquisto in luoghi anomali) possono essere elementi sufficienti a provare che l’imputato si è rappresentato la concreta possibilità della provenienza illecita del bene e ne ha accettato il rischio.
Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato ritenuto aspecifico e meramente reiterativo di motivi già presentati e respinti in appello. La Corte di Cassazione non riesamina i fatti del processo, ma valuta solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. In questo caso, la motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata logica, coerente e corretta nell’applicazione dei principi giuridici.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 9118 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 9118 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a TARANTO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 08/06/2023 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
ritenuto che l’unico motivo di ricorso, che lamenta mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione in ordine alla sussistenza dell’elemento psicologico del reato di ricettazione e mancata riqualificazione nel reato di cui all’art. 712 cod. pen. è aspecifico in quanto reiterativo di motivi già dedotti in appello ed affrontate in termini precisi e concludenti dalla Corte territoriale; i giudici di appello, con motivazione esente da illogicità e coerente con le risultanze istruttorie, hanno esplicitato le ragioni del loro convincimento (si vedano, in particolare, pagina 4 della sentenza impugnata) facendo applicazione di corretti argomenti giuridici ai fini della dichiarazione di responsabilità de prevenuto per il delitto di ricettazione. La Corte di merito ha fatto buon uso dell’univoco orientamento giurisprudenziale secondo cui la natura dei beni detenuti e le modalità di detenzione consentono di escludere che l’imputato ne ignori la provenienza illecita, quanto meno a titolo di dolo eventuale; siffatta valutazione, non rivedibile nel merito in questa sede, è coerente con l’ insegnamento di questa Corte secondo cui ricorre il dolo di ricettazione nella forma eventuale quando l’agente ha consapevolmente accettato il rischio che la cosa acquistata o ricevuta fosse di illecita provenienza, non limitandosi ad una semplice mancanza di diligenza nel verificare la provenienza della cosa, che invece connota l’ipotesi contravvenzionale dell’acquisto di cose di sospetta provenienza (Sez. 2, n. 25439 del 21/04/2017, Sarr, Rv. 270179 – 01, Sez. 2, n. 29702 del 4/5/2022, Memishaj, non massimata);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, GLYPH data 23 gennaio 2024
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