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Dolo eventuale: resistenza a pubblico ufficiale e reato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale. La Corte conferma la sussistenza del dolo eventuale, poiché l’imputato, aggredendo un agente e tentando di investirne un altro, aveva accettato il rischio di cagionare loro lesioni. Viene inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche a causa dei precedenti penali e dell’assenza di resipiscenza.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dolo Eventuale nella Resistenza a Pubblico Ufficiale: La Cassazione Fa Chiarezza

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione sul confine, spesso sottile, tra dolo eventuale e colpa cosciente, specialmente in reati caratterizzati da condotte impulsive e violente come la resistenza a pubblico ufficiale. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la sua condanna e fornendo criteri interpretativi cruciali per distinguere le due figure di elemento soggettivo.

I Fatti del Caso: Aggressione Durante un Controllo

Il caso trae origine da un episodio di resistenza a pubblico ufficiale. L’imputato, al fine di sottrarsi a un controllo da parte delle forze dell’ordine, ha aggredito fisicamente un agente, cagionandogli lesioni personali giudicate guaribili in cinque giorni. Non contento, ha tentato di investire un secondo agente utilizzando il proprio ciclomotore. Per questi fatti, veniva condannato in primo e secondo grado per il delitto di cui all’art. 337 del codice penale.

I Motivi del Ricorso e la Difesa

La difesa del ricorrente aveva basato il proprio appello, e successivamente il ricorso per cassazione, su due punti principali:
1. Errata qualificazione giuridica: Si chiedeva di riqualificare i fatti ai sensi dell’art. 586 c.p. (morte o lesioni come conseguenza di altro delitto), sostenendo l’assenza di una volontà diretta di ledere gli agenti.
2. Riconoscimento delle attenuanti generiche: Si richiedeva una riduzione della pena in virtù delle circostanze attenuanti.

Entrambi i motivi sono stati ritenuti manifestamente infondati dalla Suprema Corte.

La Configurazione del Dolo Eventuale

Il cuore della decisione ruota attorno alla corretta individuazione dell’elemento soggettivo del reato. La Corte territoriale, con una valutazione condivisa dalla Cassazione, ha escluso la colpa cosciente, ravvisando invece un chiaro dolo eventuale. La distinzione è fondamentale: nella colpa cosciente, l’agente prevede l’evento ma confida irragionevolmente di poterlo evitare; nel dolo eventuale, l’agente si rappresenta la concreta possibilità che l’evento lesivo si verifichi e, ciononostante, agisce, accettandone il rischio.

Nel caso specifico, l’imputato, opponendosi violentemente al controllo, si è rappresentato la “significativa possibilità” di ferire gli agenti. L’aggressione e il tentativo di investimento non erano l’obiettivo primario (che era la fuga), ma sono stati accettati come uno “sviluppo collaterale” e prevedibile della propria azione illecita. Il giudizio controfattuale è decisivo: l’imputato non si sarebbe fermato neppure se avesse avuto la certezza di provocare le lesioni.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha ribadito che la concessione delle attenuanti generiche è un giudizio di fatto, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e non contraddittoria. Il giudice di merito aveva correttamente escluso tale beneficio sulla base di elementi oggettivi e soggettivi:

* Precedenti penali: L’imputato era gravato da numerosi precedenti per reati contro il patrimonio e la persona.
* Gravità della condotta: I fatti erano di obiettiva gravità.
* Assenza di resipiscenza: Non era emerso alcun segno di pentimento da parte del colpevole.

Questi elementi, valutati ai sensi dell’art. 133 c.p., hanno giustificato ampiamente la decisione di non concedere alcuna riduzione di pena.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, nel dichiarare l’inammissibilità del ricorso, ha sottolineato come la sentenza impugnata abbia fatto “buon governo” dei principi giurisprudenziali consolidati. Per quanto riguarda il dolo eventuale, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta immune da vizi logici, avendo correttamente applicato la massima di esperienza secondo cui chi agisce con violenza contro le forze dell’ordine accetta il rischio di ferirle. Allo stesso modo, il diniego delle attenuanti generiche è stato considerato congruamente motivato, basandosi su elementi concreti che dipingono un quadro di pericolosità sociale e di mancato ravvedimento, rendendo la decisione del giudice di merito incensurabile.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio di diritto di grande importanza pratica: agire accettando il rischio di ledere un pubblico ufficiale durante una condotta di resistenza integra pienamente il delitto previsto dall’art. 337 c.p. con la forma più grave di dolo, quello eventuale, e non una meno grave forma di colpa. La decisione serve da monito, chiarendo che la valutazione dell’elemento soggettivo si basa su un’analisi rigorosa della condotta e delle sue probabili conseguenze. Inoltre, conferma che l’accesso a benefici come le attenuanti generiche non è automatico, ma richiede elementi positivi di valutazione che, nel caso di specie, erano del tutto assenti a fronte di una spiccata capacità a delinquere.

Quando si configura il dolo eventuale nel reato di resistenza a pubblico ufficiale?
Si configura quando l’agente, pur di opporsi al controllo, si rappresenta la significativa possibilità di causare un danno fisico all’ufficiale e decide di agire comunque, accettando il rischio che tale evento si verifichi come conseguenza collaterale della sua azione.

Perché sono state negate le attenuanti generiche all’imputato?
Le attenuanti generiche sono state negate a causa della presenza di plurimi precedenti penali a carico dell’imputato per reati contro il patrimonio e la persona, della gravità oggettiva dei fatti commessi e della totale assenza di segni di pentimento (resipiscenza).

Qual è la differenza chiave tra dolo eventuale e colpa cosciente applicata in questo caso?
Nel dolo eventuale, l’imputato ha agito accettando il rischio che la sua condotta violenta potesse causare lesioni agli agenti. Nella colpa cosciente, invece, avrebbe dovuto prevedere tale rischio ma confidare erroneamente di poterlo evitare, cosa che la Corte ha escluso data la natura della sua azione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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