LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Dolo eventuale omicidio: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione Penale, con la sentenza n. 25394 del 2025, interviene sul tema del dolo eventuale omicidio. La Corte ha stabilito i criteri per distinguere l’accettazione del rischio della morte dalla volontà di cagionare solo lesioni, anche gravi. Il caso riguardava una violenta aggressione durante la quale l’imputato aveva colpito la vittima alla testa con un oggetto contundente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dolo Eventuale Omicidio: I Criteri Distintivi della Cassazione

Con la recente sentenza n. 25394/2025, la prima sezione della Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su una delle questioni più complesse del diritto penale: la linea di confine tra il dolo eventuale omicidio e la colpa cosciente nel reato di lesioni personali aggravate. Questa decisione offre importanti chiarimenti sui criteri che il giudice deve utilizzare per accertare la reale intenzione dell’aggressore, specialmente quando l’evento morte non si verifica.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una violenta lite scoppiata tra due individui. Durante l’alterco, uno dei due afferrava un corpo contundente e colpiva ripetutamente l’altro alla testa, causandogli ferite gravissime che lo portavano in fin di vita. L’aggressore veniva accusato di tentato omicidio. Nei gradi di merito, la difesa sosteneva che l’intenzione non fosse quella di uccidere (il cosiddetto animus necandi), ma solo di ferire, e che quindi il reato dovesse essere riqualificato in lesioni personali aggravate. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello, tuttavia, confermavano l’imputazione di tentato omicidio, ritenendo che l’aggressore avesse agito accettando il rischio concreto che la sua condotta potesse portare alla morte della vittima.

L’Importanza della distinzione nel Dolo Eventuale Omicidio

La difesa ricorreva quindi in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge penale in relazione all’elemento soggettivo del reato. Il punto cruciale era stabilire se l’imputato avesse agito con dolo eventuale omicidio o con una mera colpa con previsione (o colpa cosciente) rispetto all’evento morte. La differenza è sostanziale: nel primo caso, l’agente si rappresenta la morte come una conseguenza possibile della sua azione e ne accetta il rischio, agendo ugualmente; nel secondo, l’agente prevede l’evento morte ma è convinto di poterlo evitare.

le motivazioni

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, ha colto l’occasione per ribadire e precisare i principi guida per l’accertamento del dolo eventuale. Gli Ermellini hanno sottolineato che non è sufficiente la mera previsione dell’evento, ma è necessaria una valutazione complessiva basata su indicatori oggettivi. Il giudice deve analizzare attentamente:

1. La natura dell’arma utilizzata: L’idoneità dell’oggetto a cagionare la morte è un primo, fondamentale indizio.
2. La zona del corpo attinta: Colpire zone vitali, come la testa, è un elemento che depone fortemente per l’accettazione del rischio di uccidere.
3. L’intensità e la reiterazione dei colpi: La violenza e il numero dei colpi inferti sono sintomatici di una determinazione che va oltre la semplice volontà di ledere.
4. La condotta successiva al fatto: La fuga o l’omissione di soccorso possono indicare la consapevolezza della gravità dell’azione e l’indifferenza verso le sue estreme conseguenze.

La Corte ha specificato che il processo mentale da compiere è quello di verificare se l’agente, di fronte alla concreta possibilità della morte della vittima, avrebbe agito ugualmente. Se la risposta è affermativa, si configura il dolo eventuale.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 25394/2025 rafforza l’orientamento giurisprudenziale che richiede un’indagine rigorosa e basata su elementi fattuali concreti per distinguere il tentato omicidio con dolo eventuale dalle lesioni aggravate. La decisione sottolinea che l’accettazione del rischio non può essere presunta, ma deve emergere da un’analisi logica degli indicatori sintomatici del caso specifico. Questa pronuncia rappresenta un’importante guida per gli operatori del diritto, contribuendo a garantire una maggiore certezza nell’applicazione di concetti giuridici tanto complessi e delicati.

Qual è il criterio fondamentale per distinguere il dolo eventuale omicidio dalle lesioni aggravate?
Il criterio fondamentale è l’accertamento dell’elemento psicologico dell’agente. Il giudice deve verificare se l’imputato, pur non volendo direttamente la morte, si è rappresentato questo evento come una conseguenza concreta della sua azione e ne ha accettato il rischio, agendo ugualmente.

Quali indicatori oggettivi deve valutare il giudice per accertare il dolo eventuale?
Il giudice deve valutare una serie di indicatori, tra cui: la tipologia dell’arma o del mezzo usato, la parte del corpo della vittima attinta, la violenza e la reiterazione dei colpi, e la condotta tenuta dall’aggressore dopo il fatto (es. fuga o omissione di soccorso).

La sola previsione che l’azione possa causare la morte è sufficiente per configurare il tentato omicidio?
No, la sola previsione dell’evento morte non è sufficiente. È necessario un ‘quid pluris’, ovvero che l’agente abbia accettato tale rischio. Se l’agente ha previsto l’evento ma ha agito nella convinzione di poterlo evitare, si ricadrebbe nella figura della colpa cosciente, non del dolo eventuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati