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Dolo eventuale nel danneggiamento: la Cassazione chiarisce

Un individuo, condannato per aver danneggiato un palo della luce guidando in stato di ebbrezza, ha presentato ricorso. La Corte di Cassazione ha annullato la condanna per questo specifico reato, chiarendo che la guida in stato alterato non implica automaticamente l’accettazione del rischio richiesta per il dolo eventuale. La Corte ha stabilito che la condotta relativa al danneggiamento del palo è stata colposa, non intenzionale, e quindi il fatto non costituisce reato di danneggiamento. Il caso è stato rinviato per la rideterminazione della pena sugli altri capi d’accusa.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dolo Eventuale nel Danneggiamento: Quando un Incidente è Reato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione Penale, Sez. 2, n. 14479 del 2025, offre un’importante lezione sulla distinzione tra una condotta colposa e una intenzionale, in particolare riguardo al concetto di dolo eventuale. Guidare in stato di ebbrezza e colpire un palo della luce è sufficiente per essere condannati per danneggiamento? La Corte risponde di no, tracciando una linea netta tra l’accettazione del rischio e la semplice imprudenza.

I Fatti del Caso

Un automobilista, dopo una serata, si mette alla guida in stato di alterazione alcolica. Durante il tragitto, perde il controllo del veicolo e abbatte un palo della pubblica illuminazione. L’episodio non si conclude qui: ne scaturisce un inseguimento con le forze dell’ordine, che termina con la collisione volontaria dell’automobilista contro la vettura di servizio. L’uomo viene condannato in primo e secondo grado per i reati di danneggiamento (sia del palo che dell’auto della polizia), resistenza e porto ingiustificato di utensili atti ad offendere. La difesa, tuttavia, decide di ricorrere in Cassazione limitatamente alla condanna per il danneggiamento del palo.

Il Ricorso in Cassazione e il Dolo Eventuale

Il cuore del ricorso si concentra sull’elemento psicologico del reato di danneggiamento. La difesa sostiene due punti chiave:

1. Mancanza di prova certa: Non vi era una percezione diretta da parte degli agenti dell’impatto con il palo.
2. Assenza di dolo: L’abbattimento del palo non costituiva reato perché mancava l’intenzionalità. La sola guida in stato di ebbrezza non può trasformare un evento colposo (un incidente) in un reato doloso, basato sull’accettazione del rischio di danneggiare qualsiasi cosa si trovi sulla strada.

La Cassazione accoglie il secondo motivo, ritenendolo decisivo.

La Distinzione tra Colpa e Dolo della Cassazione

La Corte Suprema critica aspramente l’approccio dei giudici di merito, i quali avevano creato una sorta di equivalenza tra la guida in stato di ebbrezza e l’accettazione di tutte le possibili conseguenze dannose. Questo ragionamento, secondo la Corte, banalizza il complesso tema della responsabilità penale e rischia di sfociare in una forma di responsabilità oggettiva, riassumibile nel brocardo latino qui in re illicita versatur tenetur etiam pro casu (chi si trova in una situazione illecita risponde anche degli eventi fortuiti). Tale approccio è stato definito ‘inaccettabile’.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza si fonda su un principio cardine del diritto penale: per una condanna per un reato doloso, come il danneggiamento, è necessaria la prova rigorosa dell’intenzionalità, anche nella forma del dolo eventuale. Secondo la giurisprudenza consolidata (richiamando la nota sentenza ‘Espenhahn’ delle Sezioni Unite), per affermare il dolo eventuale occorre dimostrare che l’agente si sia confrontato con la specifica possibilità che l’evento si verificasse e abbia ‘aderito psicologicamente’ a tale eventualità, decidendo di agire comunque.

Nel caso del palo dell’illuminazione, la Corte ha ritenuto che il semplice fatto di mettersi alla guida in condizioni alterate, per quanto gravemente imprudente, non comporta automaticamente la previsione e l’accettazione del rischio specifico di abbattere un palo. Si tratta di una condotta colposa, non dolosa.

Diverso, invece, è il giudizio sul danneggiamento dell’auto di servizio. In quel caso, l’azione di ‘puntare’ il proprio veicolo contro quello della polizia è stata correttamente interpretata come un indice inequivocabile di un’intenzionalità diretta a produrre un danno.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi annullato senza rinvio la sentenza di condanna limitatamente al danneggiamento del palo, ‘perché il fatto non costituisce reato’. Ha invece dichiarato inammissibile il ricorso per le altre imputazioni, confermando la responsabilità per il danneggiamento dell’auto di servizio e per la resistenza. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello di Bologna solo per la rideterminazione della pena complessiva, alla luce dell’assoluzione parziale.

Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: ogni reato richiede un’attenta analisi dell’elemento soggettivo. Comportamenti illeciti e pericolosi, come la guida in stato di ebbrezza, non possono generare un’automatica attribuzione di responsabilità per ogni evento che ne consegua, se non è provata una specifica e concreta accettazione del rischio che configura il dolo.

Guidare in stato di ebbrezza e causare un danno a un bene pubblico integra sempre il reato di danneggiamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il reato di danneggiamento richiede l’intenzionalità (dolo). Se il danno deriva da una condotta negligente o imprudente, come nel caso di un incidente causato dalla guida in stato di ebbrezza, si configura una condotta colposa, che non è sufficiente per integrare il reato di danneggiamento.

Che differenza fa la Corte tra il danneggiamento del palo e quello dell’auto della polizia?
La Corte distingue nettamente l’elemento psicologico nei due episodi. L’impatto con il palo è considerato una conseguenza non voluta (colposa) della guida imprudente. La collisione con l’auto di servizio, invece, è ritenuta intenzionale (dolosa) perché l’imputato ha volontariamente ‘puntato’ il proprio veicolo contro quello della polizia, manifestando la volontà di causare un danno.

Cosa significa che il fatto ‘non costituisce reato’?
Significa che la condotta materiale (l’aver abbattuto il palo) è avvenuta, ma manca un elemento essenziale richiesto dalla legge per poterla considerare un reato. In questo caso, mancava l’elemento soggettivo del dolo (l’intenzione), che è un requisito indispensabile per il reato di danneggiamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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