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Dolo eventuale in rapina: la Cassazione chiarisce

Un individuo, condannato per rapina aggravata e lesioni, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo di non aver voluto le lesioni e che il reato fosse di lieve entità. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, affermando la sufficienza del dolo eventuale per il reato di lesioni, ossia la semplice accettazione del rischio che la propria condotta o quella del complice potesse causare un danno fisico. Inoltre, ha escluso la lieve entità del fatto a causa dell’ingente valore della refurtiva, della gravità delle lesioni e delle modalità violente e aggressive dell’azione.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dolo Eventuale in Rapina: La Cassazione Sancisce la Responsabilità del Co-concorrente

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 43/2025, ha fornito importanti chiarimenti sulla configurabilità del dolo eventuale nel reato di lesioni personali commesso durante una rapina. La pronuncia sottolinea come, ai fini della responsabilità penale, non sia necessaria la volontà diretta di ferire la vittima, ma sia sufficiente la consapevolezza e l’accettazione del rischio che la condotta violenta possa provocare danni fisici. Questo principio si estende anche al concorrente che non ha materialmente sferrato i colpi.

Il Contesto: Dalla Condanna in Appello al Ricorso in Cassazione

La vicenda giudiziaria trae origine dalla condanna di un uomo per i reati di rapina aggravata e lesioni, confermata dalla Corte di Appello di Roma. L’imputato, condannato a tre anni e sei mesi di reclusione, ha deciso di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il suo ricorso su due motivi principali.

I Fatti della Vicenda

I giudici di merito avevano accertato che l’imputato, insieme a due complici, aveva partecipato a una rapina notturna ai danni di una persona. Durante l’azione, la vittima era stata aggredita fisicamente, riportando una frattura delle ossa nasali, mentre le veniva sottratta una collanina d’oro del valore di circa 2.500 euro. Secondo la ricostruzione, l’imputato aveva spintonato la vittima contro un parapetto, immobilizzandola, subito prima che uno dei correi la colpisse violentemente.

Le Doglianze dell’Imputato

Nel suo ricorso, l’imputato sosteneva, in primo luogo, un vizio di motivazione riguardo all’elemento soggettivo del reato di lesioni. A suo dire, mancava la prova della sua intenzione di ferire la vittima; la sua volontà era limitata alla rapina e non si estendeva alle lesioni, che sarebbero state causate esclusivamente dal complice. In secondo luogo, invocava l’applicazione di una nuova circostanza attenuante per i fatti di ‘lieve entità’, introdotta da una sentenza della Corte Costituzionale successiva alla decisione d’appello.

L’Analisi della Corte sul Dolo Eventuale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati. Sul primo punto, i giudici hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: per la sussistenza del dolo di lesioni, non è richiesta la volontà diretta di produrre conseguenze lesive. È sufficiente la consapevolezza che la propria azione, o quella del concorrente, possa provocare un danno fisico alla vittima.

La Sufficienza della Consapevolezza del Rischio

La Corte ha specificato che basta il dolo eventuale. Nel caso di specie, l’azione dell’imputato – spintonare e bloccare la vittima contro un parapetto mentre si svolge un’aggressione violenta – integra pienamente questa forma di dolo. L’agente, pur non volendo direttamente la frattura del naso, si è rappresentato la concreta possibilità che la violenza usata potesse sfociare in lesioni e ha accettato tale rischio. La circostanza che non sia stato lui a sferrare materialmente i colpi è stata considerata irrilevante ai fini della sua corresponsabilità.

La Questione della Lieve Entità nella Rapina e il Dolo Eventuale

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La difesa chiedeva una nuova valutazione del fatto alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n. 86/2024, che ha introdotto una diminuzione di pena per le rapine di ‘lieve entità’. Tuttavia, la Cassazione ha escluso in radice che il caso in esame potesse rientrare in questa categoria.

Perché il Fatto non Poteva Ritenersi Lieve

La Corte ha basato la sua decisione su una valutazione complessiva delle circostanze concrete:
1. Valore del bene sottratto: Una collana d’oro da 2.500 euro non costituisce un danno di particolare tenuità.
2. Gravità delle lesioni: La frattura delle ossa nasali è una lesione significativa.
3. Modalità dell’azione: La rapina è stata commessa di notte, da tre persone e con modalità particolarmente aggressive e violente.

Questi elementi, considerati nel loro insieme, delineano un quadro di gravità che impedisce di qualificare il fatto come di ‘lieve entità’ e, di conseguenza, di applicare la relativa attenuante.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione tra la cognizione del giudice di legittimità, che non può riesaminare il merito delle prove, e quella dei giudici di merito. La Cassazione ha ritenuto che la ricostruzione dei fatti operata dalla Corte d’Appello fosse logica e coerente, e che da essa emergesse chiaramente la sussistenza del dolo eventuale. L’imputato, partecipando attivamente a un’azione violenta, ha accettato il rischio che ne derivassero lesioni per la vittima. Per quanto riguarda la lieve entità, la valutazione negativa si basa su elementi oggettivi (danno, lesioni, modalità) che non lasciavano spazio a una diversa interpretazione. La Corte ha quindi confermato la condanna, condannando il ricorrente anche al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni

La sentenza ribadisce due importanti principi del diritto penale. In primo luogo, nel concorso di persone nel reato, ciascun concorrente risponde anche degli eventi non direttamente voluti ma che rappresentano uno sviluppo prevedibile e accettato della condotta criminosa principale (il cosiddetto dolo eventuale). In secondo luogo, la qualificazione di un reato come di ‘lieve entità’ non dipende solo dal valore economico del bene, ma richiede una valutazione globale del fatto, che tenga conto della natura, dei mezzi, delle modalità dell’azione e delle conseguenze per la vittima.

Per essere condannati per lesioni durante una rapina, è necessario aver voluto direttamente ferire la vittima?
No, secondo la sentenza non è necessario che la volontà sia diretta a produrre conseguenze lesive. È sufficiente il dolo eventuale, ovvero la consapevolezza che la propria azione o quella di un complice possa provocare danni fisici alla vittima e l’accettazione di tale rischio.

Cosa si intende per ‘dolo eventuale’ nel contesto di un reato commesso in concorso?
Significa che un concorrente risponde delle lesioni anche se non le ha materialmente provocate, qualora abbia partecipato all’azione violenta essendo consapevole della possibilità che si verificassero danni fisici e abbia accettato tale eventualità come conseguenza della condotta criminosa complessiva.

Quando una rapina può essere considerata di ‘lieve entità’?
La sentenza chiarisce che una rapina non può essere considerata di lieve entità se ricorrono elementi di gravità come un danno patrimoniale non trascurabile (nel caso, 2.500 euro), lesioni fisiche significative subite dalla vittima (frattura nasale) e modalità dell’azione particolarmente aggressive (commessa di notte da più persone con violenza).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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