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Dolo eventuale: il mantenimento mafioso è ricettazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva escluso la gravità indiziaria per il reato di ricettazione a carico del familiare di un detenuto, il quale riceveva un sussidio economico da un’associazione criminale. La Suprema Corte ha ribadito che per configurare il reato è sufficiente il dolo eventuale, ovvero l’accettazione del rischio che il denaro provenga da attività illecite, e ha censurato il giudice di merito per non aver considerato tutte le prove, come le intercettazioni in cui l’indagato pretendeva il pagamento.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dolo Eventuale nella Ricettazione: La Cassazione sul Mantenimento Mafioso

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 13213/2024 offre un’importante lezione sul confine tra la mera conoscenza di un contesto criminale e la partecipazione, anche indiretta, a un’attività illecita. La pronuncia si concentra sulla figura del dolo eventuale applicata al reato di ricettazione, in un caso emblematico di percezione del cosiddetto “mantenimento mafioso” destinato al familiare di un detenuto. Questa decisione chiarisce che ignorare volontariamente la provenienza illecita del denaro non è una scusante valida.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasceva da un’indagine a carico di un soggetto accusato di ricettazione continuata. L’imputazione si fondava sulla percezione di somme di denaro versate da un’associazione di stampo mafioso, destinate al mantenimento del fratello dell’indagato, all’epoca detenuto. Inizialmente, il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto una misura cautelare non detentiva. Tuttavia, il Tribunale del Riesame, in accoglimento dell’istanza della difesa, aveva annullato tale misura, ritenendo non sufficientemente provato l’elemento soggettivo del reato, ovvero la consapevolezza della provenienza delittuosa del denaro. Secondo il Tribunale, non vi era la certezza che l’indagato fosse a conoscenza della natura illecita dei fondi. Contro questa decisione, la Procura della Repubblica ha proposto ricorso per cassazione.

La Ricettazione e l’Applicazione del Dolo Eventuale

Il cuore della questione giuridica risiede nella corretta interpretazione e applicazione del dolo eventuale. A differenza del dolo diretto, in cui l’agente vuole e persegue l’evento criminoso, nel dolo eventuale l’agente si rappresenta la concreta possibilità che la sua condotta integri un reato, e pur di raggiungere il suo scopo, ne accetta il rischio. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per il reato di ricettazione non è necessaria la certezza assoluta della provenienza illecita del bene, ma è sufficiente che l’agente si sia rappresentato questa eventualità e l’abbia accettata. Il semplice sospetto non basta, ma non si può neppure chiudere gli occhi di fronte a evidenti segnali di allarme. La Corte ha sottolineato come la prassi notoria delle associazioni mafiose di sostenere economicamente le famiglie dei sodali detenuti sia un elemento di contesto fondamentale da considerare.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame. La motivazione della Cassazione è netta: il Tribunale ha errato nel non considerare adeguatamente tutti gli elementi indiziari a disposizione. In particolare, i giudici di merito non avevano dato il giusto peso a due fattori cruciali:

1. La Condotta dell’Indagato: Durante l’interrogatorio, l’indagato aveva negato di aver ricevuto il denaro, una circostanza in netto contrasto con le prove raccolte.
2. Le Intercettazioni: Esistevano intercettazioni telefoniche dalle quali emergeva che l’indagato non si limitava a ricevere passivamente il denaro, ma pretendeva attivamente il pagamento, quasi come se si trattasse di un suo “diritto”. Questo comportamento, secondo la Corte, è incompatibile con la tesi dell’assenza di dolo, anche solo nella forma del dolo eventuale.

Il Tribunale del Riesame, escludendo a priori la configurabilità del dolo eventuale e non confrontandosi con queste prove, ha fornito una motivazione carente. La Cassazione ha quindi disposto un nuovo esame della vicenda, imponendo al giudice del rinvio di valutare l’intero compendio indiziario per verificare se l’indagato, accettando quel denaro, abbia accettato anche il rischio concreto della sua provenienza illecita.

Le Conclusioni

La sentenza in commento rafforza un principio di grande rilevanza pratica: nel contesto dei reati legati alla criminalità organizzata, non è possibile invocare l’ignoranza come scudo di fronte a circostanze palesemente indicative di un’attività illecita. La percezione di un “assegno di mantenimento” da parte di un clan mafioso non è un’elargizione neutra, ma uno strumento che rafforza il vincolo di solidarietà e agevola gli scopi dell’associazione. Chi lo riceve, soprattutto se assume un ruolo attivo nel richiederlo, non può sostenere di non essersi rappresentato la sua origine criminale. Questa decisione impone ai giudici di merito un’analisi più rigorosa e completa di tutti gli indizi per accertare la sussistenza del dolo eventuale, un elemento psicologico fondamentale per contrastare efficacemente le zone grigie in cui prospera l’illegalità.

È reato ricevere denaro da un’associazione mafiosa per il sostentamento di un familiare detenuto?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la percezione di un assegno di mantenimento versato da un’associazione criminale può integrare il reato di ricettazione aggravata dalla finalità di agevolare un’associazione di stampo mafioso.

Cosa si intende per dolo eventuale nel reato di ricettazione?
Significa che per essere colpevoli non è necessaria la certezza assoluta che il denaro o i beni provengano da un delitto. È sufficiente che la persona si rappresenti la concreta possibilità di tale provenienza illecita e, nonostante ciò, accetti il rischio e riceva ugualmente il bene.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del Tribunale del Riesame?
La Corte ha annullato la decisione perché il Tribunale del Riesame ha erroneamente escluso la possibilità di configurare il dolo eventuale e, di conseguenza, non ha esaminato elementi di prova cruciali, come le intercettazioni che mostravano l’indagato pretendere attivamente il pagamento, un comportamento ritenuto incompatibile con l’assenza di consapevolezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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