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Dolo eventuale e reato associativo: il sequestro

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per oltre 54 milioni di euro, stabilendo principi cruciali sulla prova dell’elemento psicologico nei reati. La Corte ha chiarito che per il reato di associazione per delinquere non è sufficiente il dolo eventuale, ma è richiesto il dolo diretto. Inoltre, ha censurato la totale assenza di motivazione sul ‘periculum in mora’ e la genericità delle argomentazioni sul concorso dell’indagato nei reati tributari commessi da altre società.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dolo Eventuale e Reato Associativo: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Sequestro Preventivo

Con la sentenza n. 1465 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un complesso caso di frode fiscale, annullando un sequestro preventivo di oltre 54 milioni di euro. La decisione è di fondamentale importanza perché stabilisce chiari limiti alla configurabilità dei reati associativi e al concorso nei reati tributari, soffermandosi in particolare sulla nozione di dolo eventuale e sulla necessità di una motivazione rigorosa da parte dei giudici.

I Fatti: Una Complessa Frode sull’IVA nel Settore Petrolifero

Il caso trae origine da un’indagine su una presunta associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari nel commercio di prodotti petroliferi. Secondo l’accusa, un imprenditore, tramite sue società estere, vendeva carburante a società italiane definite ‘cartiere’. Queste ultime, a loro volta, rivendevano i prodotti a un destinatario finale senza però versare l’IVA dovuta, agendo spesso come evasori totali. L’imprenditore, oltre a fornire il prodotto, si occupava anche della logistica e del trasporto fino al deposito finale. Sulla base di questi elementi, il Tribunale di Parma aveva disposto un ingente sequestro preventivo sui beni dell’imprenditore.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Il Tribunale del riesame aveva confermato il sequestro, ritenendo sussistente il fumus commissi delicti (la probabilità del reato) sia per l’associazione per delinquere che per i reati fine di omessa dichiarazione e omesso versamento IVA. La difesa dell’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità. I motivi principali del ricorso si concentravano sulla errata applicazione della legge penale riguardo l’elemento soggettivo del reato associativo e sulla carenza assoluta di motivazione in merito ad altri presupposti essenziali della misura cautelare.

Le Motivazioni della Suprema Corte: Dolo Eventuale e Altri Vizi

La Corte di Cassazione ha accolto gran parte delle doglianze della difesa, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. Le motivazioni della Corte si snodano attraverso tre punti cardine.

L’Insufficienza del Dolo Eventuale per il Reato Associativo

Il punto centrale della decisione riguarda l’elemento psicologico necessario per il delitto di associazione per delinquere. Il Tribunale aveva ritenuto sufficiente la ‘coscienza e volontà, quanto meno sotto forma di dolo eventuale, di partecipazione nella frode IVA’. La Cassazione ha bocciato questa interpretazione. Per la Suprema Corte, la partecipazione a un’associazione criminale richiede il dolo diretto. L’agente deve avere la piena consapevolezza e la volontà di far parte di un sodalizio stabile, finalizzato a commettere una serie indeterminata di delitti. Il semplice accettare il rischio che la propria condotta possa favorire un’associazione non è sufficiente. Ritenere diversamente significherebbe dilatare eccessivamente i confini del reato associativo. Questa precisazione è fondamentale per distinguere la partecipazione interna da forme di concorso esterno o da condotte commercialmente lecite, seppur inserite in un contesto di illegalità altrui.

Il Concorso dell’Estraneo nei Reati Tributari

Un altro vizio rilevato dalla Corte è la motivazione apparente riguardo al concorso dell’imprenditore nei reati di omessa dichiarazione e omesso versamento IVA. Tali reati sono ‘reati propri’, cioè possono essere commessi solo da chi è legalmente obbligato all’adempimento fiscale (in questo caso, gli amministratori delle società ‘cartiere’). Un soggetto esterno (extraneus), come l’imprenditore fornitore, può concorrere solo moralmente, cioè istigando o rafforzando la decisione dell’autore principale di non pagare le imposte. Il Tribunale, secondo la Cassazione, non ha fornito alcuna prova concreta di tale contributo morale, limitandosi a desumerlo dalla fornitura della merce e dal servizio di trasporto. Mancava l’analisi dei rapporti diretti e delle modalità con cui l’indagato avrebbe influenzato le decisioni degli amministratori delle società evasori.

La Mancanza di Motivazione sul Periculum in Mora

Infine, la Corte ha rilevato l’assoluta assenza di motivazione sul periculum in mora, ovvero il pericolo concreto che l’indagato potesse disperdere i propri beni nelle more del giudizio. Questo presupposto è indispensabile per giustificare l’anticipazione degli effetti della confisca tramite un sequestro preventivo. La sua mancanza costituisce una violazione di legge che vizia insanabilmente il provvedimento. La Corte ha colto l’occasione per ribadire che il giudice del riesame ha il dovere di verificare d’ufficio la sussistenza di tutti i presupposti della misura cautelare, compreso il periculum, anche se la difesa non solleva una specifica obiezione sul punto.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per l’autorità giudiziaria inquirente e giudicante. In materia di misure cautelari reali, soprattutto quando incidono pesantemente sul patrimonio, è richiesta una motivazione rigorosa, concreta e non apparente su tutti gli elementi costitutivi del reato ipotizzato e sui presupposti della misura. La distinzione tra dolo eventuale e dolo diretto non è una mera disquisizione accademica, ma un baluardo di garanzia che impedisce di attribuire responsabilità penali gravi sulla base di meri sospetti o della semplice accettazione di un rischio. Per imprenditori e professionisti, questa decisione rafforza la necessità di poter contare su una valutazione giudiziaria che distingua chiaramente tra rapporti commerciali leciti e un’effettiva e consapevole partecipazione a schemi fraudolenti.

È sufficiente il dolo eventuale per configurare il reato di associazione per delinquere?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che per integrare il reato di partecipazione ad un’associazione per delinquere è necessario il dolo diretto. L’agente deve avere la volontà di contribuire alla vita e agli scopi del sodalizio, non essendo sufficiente la mera accettazione del rischio che la propria condotta possa agevolare un gruppo criminale.

Come può un soggetto esterno (extraneus) concorrere in reati tributari come l’omessa dichiarazione IVA?
Un soggetto esterno può concorrere in questi ‘reati propri’ solo in forma morale. Ciò significa che deve essere provato un suo contributo specifico, come l’istigazione o il rafforzamento del proposito criminoso di chi è legalmente obbligato a presentare la dichiarazione o a versare l’imposta. Non è sufficiente un generico coinvolgimento nella filiera commerciale.

Il giudice del riesame deve sempre motivare sul ‘periculum in mora’ in un sequestro preventivo?
Sì, la Corte ha ribadito che il ‘periculum in mora’ è un presupposto indispensabile del sequestro preventivo a fini di confisca. Il giudice del riesame ha l’obbligo di motivare sulla sua sussistenza, ovvero sul pericolo concreto di dispersione dei beni, anche in assenza di una specifica censura da parte del ricorrente, in quanto si tratta di un requisito essenziale della misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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