LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Dolo eventuale danneggiamento: la fuga e il rischio

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per danneggiamento a seguito di una fuga in auto. La Corte chiarisce che per configurare il reato è sufficiente il dolo eventuale, ovvero l’aver accettato il rischio di causare danni a terzi con la propria condotta spericolata, senza che sia necessaria una volontà diretta di danneggiare.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dolo Eventuale nel Danneggiamento: Fuga in Auto e Accettazione del Rischio

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema di grande rilevanza pratica: la configurabilità del reato di danneggiamento in capo a chi, fuggendo dalle forze dell’ordine, provoca danni a beni di terzi. Il punto focale della decisione è la natura dell’elemento psicologico richiesto, confermando la sufficienza del dolo eventuale danneggiamento, un concetto chiave per comprendere la responsabilità penale in contesti di condotta spericolata.

I Fatti del Caso

Un individuo, alla guida di un’autovettura, non si fermava all’alt intimatogli dai Carabinieri e si dava alla fuga. Durante questa manovra evasiva, causava una serie di danneggiamenti. Nei gradi di merito, veniva ritenuto responsabile sia per il reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) sia per quello di danneggiamento (art. 635 c.p.). L’imputato decideva quindi di ricorrere per cassazione, contestando la sussistenza del reato di resistenza e, soprattutto, l’elemento soggettivo del reato di danneggiamento, sostenendo di non aver agito con l’intenzione di danneggiare alcunché.

L’Analisi della Cassazione sul Dolo Eventuale Danneggiamento

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi presentati generici e infondati. La parte più significativa della decisione riguarda la corretta interpretazione dell’elemento soggettivo del reato di danneggiamento. I giudici hanno stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto sufficiente il cosiddetto “dolo generico”.

Questo significa che non è necessario che l’agente abbia agito con lo scopo specifico di arrecare un danno. È invece sufficiente che abbia previsto e accettato la concreta possibilità che la sua condotta potesse causare un danno come conseguenza della sua azione. Nel caso di specie, le modalità della fuga erano state talmente sconsiderate e pericolose da rendere evidente che il conducente avesse accettato il rischio di danneggiare beni di terzi. Questa accettazione del rischio configura appunto il dolo eventuale, che è pienamente sufficiente per integrare il reato di danneggiamento.

La Questione Procedurale sulla Derubricazione

Un altro motivo di ricorso riguardava la richiesta di “derubricare” il reato di danneggiamento dalla forma più grave contestata a quella meno grave, che sarebbe stata procedibile solo a seguito di querela della persona offesa. Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha sottolineato che una simile richiesta implica valutazioni sui fatti del caso che non possono essere compiute per la prima volta in sede di legittimità. Tale questione avrebbe dovuto essere sollevata e argomentata nel giudizio di appello, non potendo essere proposta ‘ex novo’ davanti alla Cassazione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. Dal punto di vista procedurale, il ricorso è stato respinto perché i motivi erano generici, non si confrontavano specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, e introducevano questioni di fatto non ammissibili in sede di legittimità. Dal punto di vista sostanziale, la Corte ha ribadito un principio consolidato in materia di dolo: per il reato di danneggiamento basta il dolo generico, che può manifestarsi anche nella forma del dolo eventuale. Chi intraprende un’azione altamente pericolosa, come una fuga in auto nel traffico, non può poi sostenere di non aver voluto le conseguenze dannose che ne sono derivate, se queste erano una conseguenza altamente probabile del suo agire e ha comunque scelto di proseguire.

Le Conclusioni

L’ordinanza rafforza il principio di responsabilità per chi tiene condotte sconsiderate. Insegna che la legge penale non punisce solo chi agisce con il fine specifico di commettere un reato, ma anche chi, pur di raggiungere un proprio scopo (in questo caso, la fuga), mette in conto e accetta la possibilità di ledere i beni altrui. La decisione serve da monito: la fuga dalle forze dell’ordine non solo costituisce di per sé un reato, ma espone anche a responsabilità per tutti i danni che ne conseguono, essendo quasi impossibile sostenere di non averne previsto e accettato il rischio.

È necessario volere specificamente danneggiare un bene per essere condannati per danneggiamento?
No, secondo la Corte non è necessaria la volontà diretta di causare un danno. È sufficiente il “dolo generico”, che include l’accettazione consapevole del rischio che la propria condotta sconsiderata possa danneggiare beni altrui (dolo eventuale).

Se una persona fugge dalla polizia in auto e nel farlo danneggia altre cose, commette il reato di danneggiamento?
Sì. L’ordinanza stabilisce che le modalità della fuga possono essere tali da far ritenere che chi guidava abbia accettato il rischio di arrecare danni a terzi, integrando così l’elemento soggettivo (il dolo) richiesto per il reato di danneggiamento.

È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione di trasformare un reato da una forma più grave a una meno grave (derubricazione)?
No, la Corte ha dichiarato inammissibile questa richiesta perché presuppone accertamenti e valutazioni sui fatti del caso che dovevano essere presentati e discussi nei gradi di giudizio precedenti, in particolare con l’atto di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati