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Dolo evasione: quando uscire di casa integra il reato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un individuo condannato per evasione. L’imputato, ai domiciliari, si era allontanato per acquistare sigarette. La Corte ha confermato che tale condotta integra il dolo evasione, essendo sufficiente la volontà di allontanarsi senza autorizzazione, a prescindere dal motivo. Rigettate anche le richieste di attenuanti e di applicazione della non punibilità per tenuità del fatto, a causa dei precedenti specifici e dell’intensità del dolo.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dolo Evasione: Uscire per le Sigarette è Reato? La Cassazione Chiarisce

Il concetto di dolo evasione è centrale nel diritto penale quando si parla di allontanamento dal luogo di detenzione. Ma cosa succede se l’allontanamento è breve e motivato da un’esigenza apparentemente banale, come l’acquisto di sigarette? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre una risposta chiara e rigorosa, confermando che la volontarietà dell’allontanamento è sufficiente a integrare il reato, indipendentemente dalla finalità.

Il Caso in Esame: Una Breve Uscita

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura degli arresti domiciliari che ha impugnato la sua condanna per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. L’imputato si era allontanato dalla propria abitazione per un breve lasso di tempo con lo scopo di comprare delle sigarette. La sua difesa sosteneva l’insussistenza del dolo, ovvero dell’intenzione di commettere il reato. Inoltre, il ricorso contestava la mancata esclusione della recidiva, la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e la non applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

L’analisi sul dolo evasione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi manifestamente infondati e meramente riproduttivi di censure già respinte nei gradi di giudizio precedenti. Il punto cruciale della decisione riguarda proprio il dolo evasione. I giudici hanno ribadito che, per configurare questo reato, è sufficiente il cosiddetto “dolo generico”. Ciò significa che basta la coscienza e la volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione senza esserne autorizzati. Il motivo specifico che spinge all’azione, in questo caso l’acquisto di sigarette, è del tutto irrilevante ai fini della configurazione del reato. La Corte d’appello aveva già sottolineato, con una motivazione congrua e sufficiente, come l’allontanamento volontario integrasse pienamente l’elemento soggettivo richiesto dalla norma.

Recidiva e Attenuanti: Perché sono state negate?

La Corte ha anche confermato la decisione dei giudici di merito riguardo alla recidiva e alle attenuanti. Per quanto riguarda la recidiva, la presenza di plurimi precedenti penali, alcuni dei quali specifici per lo stesso reato, è stata considerata indicativa di un’accresciuta pericolosità sociale del soggetto e di una palese indifferenza verso le prescrizioni dell’Autorità. Questo ha giustificato il mantenimento dell’aggravante.
Per le circostanze attenuanti generiche, la loro concessione è stata esclusa a causa della “particolare intensità del dolo” del ricorrente. Questo elemento è stato ritenuto ostativo alla concessione di un simile beneficio, che presuppone una valutazione complessiva della condotta e della personalità del reo.

La Particolare Tenuità del Fatto (art. 131-bis c.p.)

Infine, è stata respinta anche la richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha individuato due ostacoli insormontabili:
1. L’abitualità della condotta: il ricorrente aveva già due precedenti condanne per evasione, il che configura un comportamento abituale che preclude l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.
2. Le modalità del fatto: l’allontanamento si era protratto per un lasso di tempo indefinito, elemento che, unito all’abitualità, esclude la particolare tenuità dell’offesa.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa della legge. Per il reato di evasione, il legislatore ha inteso punire la semplice violazione del vincolo imposto, a prescindere dalla durata o dalla ragione dell’allontanamento. La decisione sottolinea come la valutazione del dolo debba concentrarsi sulla volontà di sottrarsi alla misura restrittiva, non sulle finalità perseguite. Allo stesso modo, i benefici come le attenuanti o la non punibilità per tenuità del fatto non possono essere concessi a chi dimostra, con la propria condotta reiterata, una spiccata tendenza a violare la legge e una pericolosità sociale consolidata.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: chi è sottoposto a una misura restrittiva della libertà personale ha l’obbligo di rispettarla scrupolosamente. Qualsiasi allontanamento non autorizzato, anche se per poco tempo e per motivi futili, costituisce il reato di evasione. La decisione serve da monito, evidenziando che la presenza di precedenti penali specifici aggrava la posizione dell’imputato, rendendo quasi impossibile l’accesso a benefici di legge e confermando la piena punibilità della condotta.

Uscire di casa per un breve periodo e per un motivo banale, come comprare le sigarette, costituisce il reato di evasione?
Sì, secondo la Corte. Il reato di evasione richiede il “dolo generico”, ovvero la coscienza e la volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione domiciliare senza autorizzazione. Il motivo specifico dell’allontanamento è irrilevante per la configurazione del reato.

Perché al ricorrente non sono state concesse le circostanze attenuanti generiche?
Le attenuanti generiche sono state negate a causa della “particolare intensità del dolo” dimostrata dall’imputato, che secondo i giudici rivelava una totale indifferenza verso le prescrizioni imposte dall’Autorità giudiziaria.

È possibile applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto a chi ha già precedenti per evasione?
No, in questo caso la Corte ha stabilito che la non punibilità non era applicabile per due motivi principali: l’abitualità della condotta, data la presenza di due precedenti specifici per lo stesso reato, e le modalità del fatto, poiché l’allontanamento si era protratto per un tempo indefinito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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