LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Documento falso: quando la modifica è reato grave

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per aver modificato la propria carta d’identità. La Corte ha chiarito che alterare un documento, anche solo cancellando una dicitura, costituisce il reato più grave di fabbricazione di un documento falso (art. 497-bis, c. 2, c.p.) e non di semplice possesso. Inoltre, ha ribadito che una falsificazione non è ‘innocua’ se non è così palese da essere riconoscibile da chiunque a prima vista.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Documento Falso: Alterarlo è Fabbricazione, non Semplice Possesso

Modificare un documento d’identità, anche solo cancellando una piccola dicitura, non è un’azione da prendere alla leggera. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: chi altera un documento ufficiale risponde del reato più grave di fabbricazione di un documento falso, e non di semplice possesso. Questa distinzione ha implicazioni significative sulla pena e sulla qualificazione giuridica del fatto. Analizziamo insieme questa importante decisione per capire i confini della legalità.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato previsto dall’articolo 497-bis, secondo comma, del codice penale. L’imputato aveva alterato la propria carta d’identità, rimuovendo tramite abrasione la dicitura che ne specificava la non validità per l’espatrio. Insoddisfatto della sentenza di condanna della Corte d’Appello, l’individuo ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questionobili legali.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Documento Falso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la condanna. I giudici hanno smontato uno per uno i motivi del ricorso, fornendo chiarimenti cruciali sulla configurazione del reato di documento falso. La Corte ha sottolineato che alcune delle doglianze erano state presentate per la prima volta in sede di legittimità, rendendole proceduralmente inammissibili, mentre altre erano manifestamente infondate nel merito.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte sono il cuore della decisione e offrono spunti di riflessione di grande importanza pratica. Esaminiamole nel dettaglio.

La Differenza tra Possesso e Fabbricazione di un Documento Falso

Il ricorrente chiedeva che il suo comportamento fosse riqualificato come semplice possesso di documento falso (art. 497-bis, comma 1), un reato meno grave. La Cassazione ha respinto con forza questa tesi, richiamando la sua giurisprudenza consolidata. Il primo comma punisce chi detiene un documento falso alla cui creazione è rimasto completamente estraneo. Il secondo comma, invece, punisce la condotta ben più grave di chi fabbrica, forma o altera il documento, oppure lo detiene per un uso non personale. La Corte ha stabilito che chi, come nel caso di specie, modifica materialmente il documento, anche solo cancellando una dicitura, concorre attivamente alla sua falsificazione e deve quindi rispondere della fattispecie più grave.

Quando un Falso è “Innocuo” e Perché Qui Non lo Era

Un altro punto sollevato dal ricorrente era la presunta ‘innocuità’ del falso. Secondo la difesa, l’alterazione era irrilevante. La Corte ha ribadito che un falso può essere considerato ‘innocuo’ (e quindi non punibile, configurando un ‘reato impossibile’) solo quando la falsificazione è talmente grossolana ed evidente da essere riconoscibile ictu oculi, cioè a prima vista, da chiunque. Nel caso in esame, l’abrasione della dicitura non era così palese, tanto da essere stata scoperta solo a seguito di un controllo da parte di un ‘soggetto qualificato’. Pertanto, il falso era idoneo a trarre in inganno e il reato era pienamente configurato.

Inammissibilità dei Motivi d’Appello

Infine, la Corte ha respinto i motivi relativi alla mancata concessione delle attenuanti generiche e alla determinazione della pena. I giudici hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse motivato in modo congruo la sua decisione, tenendo conto della gravità del fatto, dei precedenti penali dell’imputato e della sua condotta processuale. Il ricorso su questi punti è stato quindi giudicato inammissibile in quanto mirava a una rivalutazione del merito, non consentita in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento lancia un messaggio chiaro: la legge non fa sconti a chi manipola documenti d’identità. Anche un’alterazione apparentemente minore, come la cancellazione di una clausola, viene equiparata alla fabbricazione di un documento falso, con conseguenze penali molto più severe rispetto al semplice possesso. La decisione riafferma l’importanza della fede pubblica legata ai documenti di identificazione e stabilisce che solo un falso palesemente riconoscibile da chiunque può sfuggire alla sanzione penale. Un monito importante per chiunque sia tentato di ‘ritoccare’ i propri documenti.

Alterare un documento d’identità è considerato semplice possesso di documento falso?
No, secondo la Corte di Cassazione, chi altera materialmente un documento, anche solo cancellando una dicitura, concorre alla sua falsificazione e risponde del reato più grave di fabbricazione (art. 497-bis, comma 2, c.p.), non di quello di mero possesso.

Quando una falsificazione di un documento è considerata ‘innocua’ e quindi non punibile?
Una falsificazione è considerata ‘innocua’ (e configura un reato impossibile) solo quando è talmente evidente e grossolana da essere riconoscibile a prima vista (ictu oculi) da chiunque. Se l’alterazione non è immediatamente percepibile, il reato sussiste.

È possibile contestare per la prima volta in Cassazione aspetti non sollevati in appello?
No. La Corte ha ribadito che i motivi di ricorso sono inammissibili se sollevano questioni di legge che non sono state dedotte in precedenza nell’atto di appello, in quanto si tratta di argomenti nuovi non sottoposti al vaglio del giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati