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Documento falso: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per possesso di un documento falso. L’imputato aveva contestato la configurabilità del reato, la severità della pena e il diniego di benefici, ma la Corte ha ritenuto i motivi generici e meramente riproduttivi di censure già correttamente respinte nei gradi di merito. La decisione sottolinea che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in una nuova valutazione dei fatti, ma deve limitarsi al controllo della corretta applicazione della legge.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Possesso di Documento Falso: La Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il caso di una condanna per possesso di documento falso, delineando con chiarezza i limiti dell’impugnazione nel giudizio di legittimità. La decisione conferma che un ricorso basato su censure generiche e ripetitive, già esaminate nei precedenti gradi di giudizio, è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali.

I Fatti del Caso

Il ricorrente era stato condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 497-bis del codice penale, per essere stato trovato in possesso di un documento di identificazione falso presso uno scalo aereo. Contro la sentenza della Corte di Appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, articolando cinque distinti motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi del documento falso

La difesa ha tentato di smontare l’impianto accusatorio e la decisione dei giudici di merito attraverso diverse argomentazioni, tutte respinte dalla Suprema Corte.

Il Falso non “Grossolano”

Il primo motivo verteva sulla presunta “grossolanità” della falsificazione. Secondo la difesa, il falso era così evidente da rendere il reato impossibile. La Corte ha rigettato questa tesi, evidenziando come i giudici di merito avessero correttamente motivato che la falsità era stata scoperta solo grazie agli “occhi esperti” del personale aeroportuale e della Polizia Giudiziaria, supportati da analisi tecniche. Non era, quindi, una contraffazione palese e riconoscibile da chiunque.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Con il secondo motivo, si lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Anche in questo caso, la Cassazione ha ritenuto il motivo infondato. La Corte di Appello aveva infatti compiuto una valutazione completa, considerando non solo l’atto in sé, ma anche le modalità della condotta, il contesto complessivo e un elemento cruciale: sull’imputato gravava un divieto di espatrio.

La Congruità della Pena e le Attenuanti Generiche

Il terzo e quarto motivo contestavano la graduazione della pena e il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione, a meno che non sia frutto di arbitrarietà o di un ragionamento palesemente illogico. Nel caso di specie, la pena era stata adeguatamente motivata e si discostava di poco dal minimo edittale. Le attenuanti, inoltre, erano state negate a fronte della presenza di precedenti penali e dell’assenza di elementi positivi da valorizzare.

Il Diniego delle Pene Sostitutive

Infine, il quinto motivo criticava il rigetto della richiesta di sostituire la pena detentiva con sanzioni alternative. La Cassazione ha giudicato anche questa doglianza manifestamente infondata, poiché la Corte territoriale aveva fornito una motivazione adeguata, basata su una prognosi negativa circa la capacità del condannato di adempiere alle prescrizioni di una pena sostitutiva.

Le motivazioni

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. La Corte non può rivalutare le prove o sostituire il proprio apprezzamento dei fatti a quello dei giudici dei gradi inferiori. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione.

Nel caso in esame, tutti i motivi di ricorso sono stati giudicati generici, meramente riproduttivi di argomenti già vagliati e correttamente disattesi dalla Corte di Appello. Il ricorso si traduceva, in sostanza, in una richiesta di rilettura delle prove e di una nuova valutazione di merito, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte ha sottolineato come le sentenze dei due gradi di merito, essendo conformi e integrate tra loro, presentassero un apparato giustificativo solido e privo di illogicità macroscopiche.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un importante monito per chi intende adire la Corte di Cassazione: il ricorso deve evidenziare specifici vizi di legge o di motivazione, non può limitarsi a riproporre le stesse questioni di fatto. Un’impugnazione che non si attiene a questi rigorosi canoni è destinata all’inammissibilità, comportando non solo la definitività della condanna, ma anche l’onere del pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. La sentenza, pertanto, rafforza la funzione nomofilattica della Cassazione e scoraggia i ricorsi puramente dilatori o esplorativi.

Quando un documento falso non è considerato “grossolano” e quindi il reato sussiste?
Secondo la decisione, un falso non è “grossolano” quando la sua individuazione non è alla portata di chiunque, ma richiede l’intervento di personale esperto (come gli addetti ai controlli aeroportuali o le forze dell’ordine) e il supporto di analisi tecniche.

Perché la Corte ha rifiutato di applicare la “particolare tenuità del fatto”?
La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente valutato la complessità della fattispecie, considerando non solo il singolo atto ma anche le modalità della condotta, il contesto generale e, in particolare, il fatto che sull’imputato gravasse già un divieto di espatrio.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e si limitavano a riproporre doglianze già adeguatamente esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, configurandosi come un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività non consentita nel giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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