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Documento falso: la foto prova il concorso nel reato

Un soggetto è stato condannato per aver contribuito alla creazione di un documento falso con la propria fotografia. Ha presentato ricorso sostenendo di esserne solo il possessore e che i giudici italiani non avessero giurisdizione, essendo stato trovato in Francia. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che fornire la propria foto per un documento d’identità falso costituisce partecipazione al reato di contraffazione, e non semplice possesso. La giurisdizione italiana è stata confermata in quanto i complici operavano in Italia.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Documento Falso: La Foto sul Documento Basta per l’Accusa di Contraffazione?

La linea di confine tra il semplice possesso di un documento falso e la partecipazione attiva alla sua creazione è spesso sottile, ma le conseguenze legali sono molto diverse. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la presenza della propria fotografia su un documento d’identità contraffatto non è un dettaglio trascurabile, ma una prova concreta di concorso nel reato di falsificazione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Documento Falso e un Ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 497-bis, comma 2, del codice penale. L’accusa era quella di aver contribuito a formare un documento di identità falso, valido per l’espatrio, sul quale era stata apposta la sua effigie fotografica. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la prima sentenza, concedendo le attenuanti generiche e riducendo la pena, ma confermando la sua responsabilità penale.

L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali: uno di natura procedurale e uno di merito.

I Motivi del Ricorso: Notifica, Giurisdizione e Qualificazione del Reato

La Questione Procedurale: la Dichiarazione di Irreperibilità

Il primo motivo di ricorso contestava la validità dell’ordinanza con cui la Corte d’Appello aveva proceduto in assenza dell’imputato, dopo averlo dichiarato irreperibile. Secondo la difesa, le ricerche per rintracciarlo erano state erroneamente limitate al solo territorio nazionale. Poiché era noto che l’imputato aveva lasciato l’Italia a seguito di un decreto di espulsione, le ricerche avrebbero dovuto essere estese anche all’estero, come previsto dall’art. 169, comma 4, del codice di procedura penale.

La Qualificazione del Reato e il Difetto di Giurisdizione

Con il secondo motivo, la difesa chiedeva di derubricare il reato da concorso in contraffazione (più grave) a semplice possesso di documento falso. Si sosteneva che la sola presenza della fotografia non fosse una prova sufficiente del suo coinvolgimento nella falsificazione. Inoltre, poiché l’imputato era stato trovato in possesso del documento a Calais, in Francia, si eccepiva il difetto di giurisdizione del giudice italiano.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: Perché il Documento Falso Implica il Concorso

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, ritenendoli infondati.

Sul piano procedurale, i giudici hanno chiarito che l’obbligo di effettuare ricerche all’estero sorge solo quando dagli atti risulti che la persona risiede o dimora in un paese straniero specifico. In questo caso, pur essendo noto che l’imputato avesse lasciato l’Italia, non vi era alcuna informazione sulla sua nuova destinazione. La Corte ha inoltre smentito la difesa, rilevando che l’imputato aveva effettivamente partecipato a un’udienza del processo di primo grado, interrompendo così il suo precedente stato di contumacia. Di conseguenza, la dichiarazione di irreperibilità e le successive notifiche erano state eseguite correttamente.

Nel merito, la Cassazione ha confermato l’orientamento consolidato della giurisprudenza. Il possesso di un documento d’identità falso recante la propria fotografia costituisce una prova logica e congrua della partecipazione alla sua contraffazione. È evidente, secondo la Corte, che il soggetto ha fornito la propria effigie per quello specifico scopo e che la creazione del documento falso rispondeva a un suo diretto interesse. Pertanto, la condotta non può essere qualificata come mero possesso, ma integra a pieno titolo il più grave reato di concorso in falsificazione.

Infine, è stata respinta anche l’eccezione sulla giurisdizione. I giudici hanno sottolineato che i coimputati, esperti nelle falsificazioni, operavano in Italia. Questo, unito al fatto che la consegna del documento è avvenuta presumibilmente in Italia, radica la competenza giurisdizionale nel nostro Paese.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce un principio di grande importanza pratica: chi si fa ritrarre in una foto destinata a finire su un documento falso non può sperare di essere considerato un semplice utilizzatore passivo. Tale azione viene interpretata come un contributo materiale e consapevole alla commissione del reato di contraffazione. La decisione serve anche a chiarire i limiti procedurali per la notifica degli atti a persone che si allontanano dal territorio nazionale senza fornire un recapito: in assenza di indicazioni precise su uno Stato estero di residenza, le ricerche nazionali sono sufficienti per dichiarare legittimamente l’irreperibilità.

Se vengo trovato con un documento falso che riporta la mia fotografia, rispondo solo di possesso o anche di aver contribuito a crearlo?
Secondo la Corte di Cassazione, il possesso di un documento d’identità falso con la propria fotografia è una prova evidente della partecipazione alla contraffazione. Pertanto, si risponde del reato più grave di concorso in falsificazione (art. 497-bis, comma 2, c.p.) e non di mero possesso.

Se lascio l’Italia senza comunicare un nuovo indirizzo, le ricerche per notificarmi un atto giudiziario devono essere fatte anche all’estero?
No. Le ricerche all’estero sono obbligatorie solo se dagli atti processuali emerge che la persona risiede o dimora in uno specifico Stato estero. Se non ci sono informazioni sulla nuova residenza, le ricerche effettuate sul territorio nazionale sono sufficienti per dichiarare l’irreperibilità.

Quando un reato di falsificazione di documenti si considera commesso in Italia se il possessore viene trovato all’estero?
La giurisdizione italiana sussiste se una parte dell’azione criminale si è svolta in Italia. In questo caso, è stato ritenuto che i complici esperti nella falsificazione operassero in Italia e che la consegna del documento falso fosse avvenuta nel territorio nazionale, radicando così la competenza del giudice italiano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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