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Documento d’identità falso: uso e concorso nel reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per possesso e fabbricazione di un documento d’identità falso. La Corte ha stabilito che la presenza della propria fotografia sul documento contraffatto costituisce un forte indizio di partecipazione alla falsificazione. Questo integra il reato più grave previsto dal secondo comma dell’art. 497-bis c.p., anche se il documento è destinato a un uso personale, distinguendolo dalla meno grave ipotesi del solo possesso.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Possesso di Documento d’Identità Falso: Quando l’Uso Personale non Basta

Il possesso di un documento d’identità falso è un reato che può avere conseguenze molto diverse a seconda delle circostanze. Spesso si crede che l’utilizzo per scopi puramente personali possa attenuare la gravità del fatto, ma una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: la partecipazione alla falsificazione del documento stesso aggrava la posizione dell’imputato, anche se l’intento è solo l’uso personale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso in Esame: Un Passaporto con la Propria Foto

Un individuo è stato condannato in primo grado e in appello per i reati di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi e per false dichiarazioni a un pubblico ufficiale. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il possesso del documento falso era finalizzato esclusivamente all’uso personale e che, pertanto, dovesse essere applicata la fattispecie meno grave del reato.

Il punto cruciale del caso riguardava un passaporto contraffatto sul quale era stata apposta la fotografia dell’imputato. Questo dettaglio, apparentemente secondario, è diventato l’elemento centrale della valutazione dei giudici.

La Distinzione nell’Art. 497-bis c.p. sul documento d’identità falso

L’articolo 497-bis del codice penale distingue due diverse ipotesi di reato:

Possesso per Uso Personale (Comma 1)

Questa norma punisce con una pena meno severa chiunque è trovato in possesso di un documento di identificazione falso valido per l’espatrio, ma solo se il fatto non costituisce un reato più grave. La giurisprudenza ha interpretato questa disposizione come applicabile ai casi di mero possesso per uso personale, dove il soggetto non ha avuto alcun ruolo nella creazione del falso.

Fabbricazione e Possesso Qualificato (Comma 2)

La pena è significativamente più alta per chi fabbrica o forma, in tutto o in parte, il documento falso, oppure lo detiene al di fuori dei casi di uso personale. La Corte di Cassazione ha chiarito che in questa fattispecie rientra anche chi, pur detenendo il documento per uso personale, ha partecipato alla sua contraffazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: integra il reato più grave di cui al secondo comma dell’art. 497-bis c.p. il possesso di un passaporto contraffatto da parte dello stesso possessore.

La ratio della norma, spiegano i giudici, è quella di punire più severamente chi fabbrica o contribuisce a formare il documento falso. L’atto di apporre, o far apporre, la propria fotografia su un documento con generalità false è considerato una forma di partecipazione diretta alla contraffazione. La presenza della foto del possessore non è una mera coincidenza, ma presenta una “considerevole efficacia indiziaria” che dimostra un concorso nella condotta illecita.

Di conseguenza, la tesi dell'”uso personale” come scriminante per la fattispecie più grave non regge. Il possesso per uso personale rientra nell’ipotesi meno grave solo se non è accompagnato da un contributo attivo alla falsificazione da parte del possessore.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un importante principio di diritto: chi si procura un documento d’identità falso fornendo la propria fotografia per completare la contraffazione non può sperare di beneficiare della fattispecie più lieve prevista per il solo possesso. Tale condotta viene equiparata a una partecipazione attiva al processo di falsificazione, giustificando l’applicazione della sanzione più severa. La decisione sottolinea come il sistema giuridico intenda punire in modo più significativo non solo l’utilizzo, ma soprattutto la creazione e la messa in circolazione di documenti falsi, considerata una minaccia più grave alla fede pubblica.

Quando il possesso di un documento d’identità falso per uso personale integra un reato più grave?
Quando il possessore ha partecipato attivamente alla sua contraffazione, ad esempio fornendo la propria fotografia per essere apposta sul documento con generalità false. In questo caso si applica la pena più severa prevista dal secondo comma dell’art. 497-bis c.p.

Avere la propria fotografia su un documento falso è prova di concorso nella falsificazione?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la presenza della fotografia del possessore sul documento falso presenta una “considerevole efficacia indiziaria” che dimostra una sua condotta di concorso nella contraffazione, anche se non si può provare che abbia materialmente creato il documento.

Qual è la differenza fondamentale tra il primo e il secondo comma dell’articolo 497-bis del codice penale?
Il primo comma punisce il mero possesso di un documento falso per uso personale, quando il possessore non ha contribuito a crearlo. Il secondo comma, più grave, punisce chi fabbrica il documento o chi, pur detenendolo per uso personale, ha partecipato alla sua contraffazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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