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Documento d’identità falso: concorso e possesso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per possesso di un documento d’identità falso. Fornire la propria foto per la falsificazione integra il reato di concorso, più grave del mero possesso. Confermato anche il concorso con il reato di sostituzione di persona.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Documento d’identità falso: quando il possesso diventa concorso in falsificazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, n. 1814 del 2024, offre un’importante chiave di lettura sul reato di possesso di un documento d’identità falso. La Corte ribadisce un principio consolidato: chi fornisce la propria fotografia per la creazione di un documento contraffatto non è un mero possessore, ma partecipa attivamente al reato di falsificazione, incorrendo in una sanzione più grave. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I fatti del caso

Un individuo veniva fermato durante un controllo di frontiera in possesso di una carta d’identità palesemente falsa. Il documento, apparentemente emesso da un comune italiano, riportava le generalità di un’altra persona ma era stato alterato con l’apposizione della fotografia del soggetto fermato. Oltre a ciò, veniva accusato di aver tentato di ingannare gli agenti e di aver formato una patente di guida contraffatta.

Condannato in primo grado e in appello, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. L’errata applicazione della norma incriminatrice, sostenendo di dover rispondere del reato meno grave di mero possesso di documento d’identità falso (art. 497-bis, comma 1, c.p.) e non del più grave reato di concorso nella sua fabbricazione (art. 497-bis, comma 2, c.p.).
2. La violazione dell’art. 494 c.p. (sostituzione di persona), ritenendo che tale reato dovesse essere assorbito da quello relativo alla falsificazione del documento, essendo quest’ultimo finalizzato proprio a commettere la sostituzione.

La questione del concorso nel reato di documento d’identità falso

Il cuore della controversia riguarda la distinzione tra le due ipotesi previste dall’art. 497-bis del codice penale. Il primo comma punisce chiunque è trovato in possesso di un documento falso valido per l’espatrio. Il secondo comma, invece, prevede una pena più severa per chi fabbrica il documento falso o, pur non fabbricandolo materialmente, concorre alla sua creazione.

Il ricorrente sosteneva di essere estraneo alla falsificazione materiale, avendo solo ricevuto il documento. La sua difesa mirava a una riqualificazione del fatto nella fattispecie meno grave del mero possesso per uso personale. Tuttavia, la Cassazione ha rigettato questa tesi, confermando l’orientamento consolidato della giurisprudenza.

Il ruolo della fotografia nel documento d’identità falso

Un punto cruciale per i giudici è stata la presenza della fotografia dell’imputato sul documento. Questo elemento, secondo la Corte, costituisce una prova indiziaria molto forte della sua partecipazione attiva alla contraffazione. È altamente improbabile, infatti, che un falsario agisca autonomamente senza un contributo, anche minimo, da parte del futuro utilizzatore. L’imputato, peraltro, aveva confessato di aver consegnato la propria foto a un “contatto” proprio per la creazione del documento. Questo atto è stato considerato una modalità di partecipazione al “circuito illecito” della contraffazione, sufficiente a integrare il concorso nel reato più grave.

Il rapporto tra falsificazione e sostituzione di persona

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha chiarito che il reato di possesso di documenti falsi (art. 497-bis c.p.) e quello di sostituzione di persona (art. 494 c.p.) tutelano beni giuridici diversi e possono quindi coesistere in un concorso materiale di reati.

– L’art. 497-bis punisce la mera detenzione o fabbricazione del documento falso, a prescindere dal suo effettivo utilizzo. Il pericolo per la fede pubblica si concretizza già con la disponibilità del documento.
– L’art. 494, invece, punisce l’uso del documento falso per indurre qualcuno in errore, sostituendosi a un’altra persona per ottenere un vantaggio. Questa condotta è un fatto ulteriore e autonomo rispetto al semplice possesso.

Pertanto, non vi è alcun assorbimento: un soggetto può essere punito per entrambi i reati.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. Le motivazioni si basano su un orientamento giurisprudenziale solido e condiviso. La distinzione operata dall’art. 497-bis c.p. tra il primo e il secondo comma si fonda sul diverso grado di allarme sociale delle condotte. Il mero possesso di un documento falso, quando il possessore è totalmente estraneo alla sua creazione, è considerato meno grave. Al contrario, chiunque partecipi, con qualsiasi modalità (incluso fornire la propria foto o i propri dati), al processo di falsificazione, dimostra una maggiore offensività e rientra nella fattispecie più grave.

La Corte ha specificato che la presenza della foto del possessore sul documento falso costituisce una “considerevole efficacia indiziaria” del suo concorso. L’argomentazione del ricorrente è stata giudicata un tentativo di rivalutare i fatti di merito, operazione preclusa in sede di legittimità. Infine, è stata ribadita l’autonomia del reato di sostituzione di persona, che si consuma con l’utilizzo del documento falso e non è assorbito dal possesso dello stesso.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale in materia di reati contro la fede pubblica: la partecipazione alla creazione di un documento d’identità falso, anche attraverso un contributo apparentemente minimo come la fornitura della propria fotografia, qualifica la condotta come concorso nel reato di falsificazione, escludendo l’applicazione della più lieve fattispecie del mero possesso. Inoltre, viene confermato che l’utilizzo di tale documento per ingannare terzi integra l’autonomo reato di sostituzione di persona, dando luogo a un concorso di reati e non a un assorbimento.

Fornire la propria foto per creare un documento d’identità falso è considerato semplice possesso o concorso in falsificazione?
Secondo la Corte di Cassazione, fornire la propria fotografia costituisce una forma di partecipazione al processo di falsificazione. Tale condotta integra il reato più grave di concorso nella fabbricazione del documento (art. 497-bis, comma 2, c.p.), e non quello meno grave di mero possesso (comma 1), poiché il soggetto non è estraneo al circuito illecito.

Il reato di sostituzione di persona viene assorbito da quello di possesso di un documento d’identità falso?
No. La Corte ha stabilito che i due reati sono autonomi e danno luogo a un concorso materiale. Il possesso del documento falso (art. 497-bis) punisce la detenzione dello stesso, mentre la sostituzione di persona (art. 494) punisce l’effettivo utilizzo del documento per ingannare qualcuno. L’utilizzo è un fatto ulteriore e distinto dal possesso.

Qual è la differenza tra la condotta punita dal primo comma e quella punita dal secondo comma dell’art. 497-bis del codice penale?
Il primo comma punisce il mero possesso di un documento falso per uso personale, ma solo a condizione che il possessore sia completamente estraneo alla sua fabbricazione. Il secondo comma, punito più severamente, si applica a chi fabbrica il documento o a chi, pur non fabbricandolo, concorre alla sua creazione (ad esempio, fornendo foto o dati) o lo detiene per un uso diverso da quello strettamente personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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