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Documenti falsi: quando scatta il reato ex art. 497-bis

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per possesso di documenti falsi e resistenza a pubblico ufficiale. L’ordinanza chiarisce che il reato previsto dall’art. 497-bis c.p. sussiste quando il documento d’identità, seppur falso, è un titolo valido per l’espatrio, a prescindere dall’apposizione di clausole specifiche come “non valida per l’espatrio”. La Corte ha inoltre confermato la condanna per resistenza, giudicando il motivo di ricorso generico, e ha rigettato la richiesta di attenuanti generiche a causa dei precedenti penali dell’imputato e della gravità dei fatti.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Documenti Falsi: La Cassazione sulla Validità per l’Espatrio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2962/2024, torna a pronunciarsi sul reato di possesso di documenti falsi, specificando i contorni applicativi dell’art. 497-bis del codice penale. La decisione sottolinea come la validità per l’espatrio di un documento di identità sia l’elemento cruciale per configurare il delitto, anche in assenza di specifiche clausole sul documento stesso. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello per i reati di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (art. 497-bis c.p.) e resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). L’imputato ha presentato ricorso per cassazione, articolandolo su tre motivi principali: l’errata applicazione della legge penale riguardo al reato di possesso di documenti falsi, la mancanza di prova della violenza nel reato di resistenza e l’ingiusto diniego delle circostanze attenuanti generiche.

L’Analisi della Cassazione sui documenti falsi

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte, ritenendo i motivi manifestamente infondati e generici. La decisione offre spunti di riflessione su ciascuno dei punti sollevati dalla difesa.

Il Reato di Possesso di Documenti di Identificazione Falsi (Art. 497-bis c.p.)

Il primo motivo di ricorso si concentrava sulla natura del documento sequestrato, una carta d’identità francese. La difesa sosteneva che mancasse la prova della sua validità per l’espatrio. La Cassazione ha respinto questa argomentazione, ribadendo un principio consolidato: il delitto di cui all’art. 497-bis c.p. si configura con il possesso di carte di identità con fotografie di soggetti diversi dagli intestatari, poiché tale documento è un titolo valido per viaggiare negli Stati dell’Unione Europea e in altri paesi con accordi specifici. La Corte ha precisato che l’eventuale apposizione della clausola “non valida per l’espatrio” è irrilevante ai fini della configurabilità del reato, poiché la norma richiede solo che il documento sia, per sua natura, valido per l’espatrio.

La Resistenza a Pubblico Ufficiale e la Genericità del Motivo

Anche il secondo motivo, relativo al reato di resistenza, è stato giudicato inammissibile. La Corte ha evidenziato come la difesa non si sia confrontata adeguatamente con la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, i quali avevano accertato con una “doppia conforme” che l’imputato aveva usato violenza fisica (colpendo gli agenti con calci) per sottrarsi al loro intervento. Il ricorso è stato quindi ritenuto generico, poiché non ha mosso censure specifiche contro l’accertamento fattuale della violenza.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Infine, la Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito di non concedere le circostanze attenuanti generiche. La Corte d’Appello aveva motivato tale diniego in modo congruo, facendo riferimento ai precedenti penali dell’imputato, anche per gravi delitti, e alla specifica gravità dei fatti contestati. Secondo la Suprema Corte, il ricorso si è limitato a riproporre elementi a favore dell’imputato senza contestare validamente la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione di inammissibilità sull’evidente infondatezza e genericità dei motivi proposti. Ogni punto del ricorso è stato smontato facendo leva su principi giurisprudenziali consolidati e sull’incapacità del ricorrente di confrontarsi con le argomentazioni logiche e fattuali delle sentenze di merito. La decisione finale di condannare il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende deriva direttamente dalla colpa ravvisata nell’aver proposto un’impugnazione palesemente destinata al fallimento.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma la linea rigorosa della giurisprudenza in materia di documenti falsi, ribadendo che ciò che conta è la potenziale offensività della condotta, legata alla natura del documento come titolo valido per l’espatrio. La pronuncia serve anche come monito sull’importanza di formulare ricorsi specifici e non generici, che si confrontino puntualmente con le motivazioni delle sentenze impugnate. Per i cittadini, il messaggio è chiaro: il possesso di un documento d’identità alterato è un reato grave, le cui conseguenze non possono essere eluse con argomentazioni pretestuose.

Quando il possesso di una carta d’identità falsa integra il reato previsto dall’art. 497-bis c.p.?
Il reato si configura quando il documento d’identità posseduto, come una carta d’identità, è per sua natura un titolo valido per l’espatrio. La presenza o l’assenza della clausola specifica “non valida per l’espatrio” sul documento è irrilevante ai fini della sussistenza del reato.

Perché il motivo di ricorso sulla resistenza a pubblico ufficiale è stato ritenuto inammissibile?
È stato ritenuto inammissibile perché generico. La difesa non ha contestato specificamente la ricostruzione dei fatti compiuta dai giudici di merito, i quali avevano accertato in modo chiaro e concorde l’uso di violenza da parte dell’imputato (calci contro gli agenti) per opporsi all’intervento.

Quali elementi sono stati decisivi per negare le circostanze attenuanti generiche?
La decisione di negare le attenuanti è stata basata su due elementi principali: i precedenti penali dell’imputato, che includevano anche gravi delitti, e la specifica gravità dei fatti per cui era stato condannato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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