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Documenti falsi: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per il possesso di documenti falsi. L’inammissibilità è stata motivata dalla manifesta infondatezza e genericità dei motivi, che contestavano l’idoneità dei documenti a ledere la fede pubblica, il coinvolgimento dell’imputata, l’applicazione della recidiva e il mancato riconoscimento di attenuanti. La Corte ha confermato la pericolosità sociale della ricorrente, basata sui numerosi precedenti penali.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Documenti Falsi: La Cassazione e i Limiti del Diritto di Impugnazione

L’uso di documenti falsi rappresenta un grave reato che mina la fiducia collettiva, nota come fede pubblica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i requisiti di ammissibilità di un ricorso contro una condanna per tale delitto, sottolineando l’importanza di motivi specifici e non meramente ripetitivi. Analizziamo la decisione per comprendere perché il ricorso di un’imputata è stato respinto e quali principi giuridici sono stati applicati.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda una donna condannata in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 497-bis del codice penale, ovvero il possesso e la fabbricazione di documenti falsi. Nello specifico, l’imputata era stata trovata in possesso di carte d’identità intestate a persone diverse ma recanti la sua fotografia. Tali documenti erano finalizzati alla commissione di truffe. Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputata ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su quattro distinti motivi.

L’analisi dei motivi sul reato di documenti falsi

La ricorrente ha tentato di smontare la condanna attraverso diverse argomentazioni, tutte respinte dalla Suprema Corte come manifestamente infondate o generiche.

Primo Motivo: L’offensività della condotta

L’imputata sosteneva che i documenti non fossero idonei a ingannare nessuno e, quindi, a offendere la fede pubblica. La Cassazione ha rigettato questa tesi, evidenziando come la Corte d’Appello avesse già motivato adeguatamente sull’idoneità dei falsi, basandosi sulle loro concrete caratteristiche emerse durante il processo.

Secondo Motivo: L’estraneità al reato

La difesa ha provato a sostenere che l’imputata fosse estranea alla falsificazione, suggerendo che la sua fotografia fosse stata usata a sua insaputa. Anche questo motivo è stato respinto. La Corte ha sottolineato che il ricorso non si confrontava con la motivazione della sentenza impugnata, la quale aveva valorizzato l’uso attivo dei documenti falsi da parte della ricorrente per commettere truffe.

Terzo Motivo: La contestazione della recidiva

Veniva contestata l’applicazione dell’aggravante della recidiva reiterata. La Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano correttamente rilevato i numerosi precedenti penali dell’imputata, alcuni anche specifici, e la commissione del nuovo reato a breve distanza da una precedente condanna per un delitto identico. Ciò dimostrava una crescente pericolosità sociale che giustificava l’aumento di pena.

Quarto Motivo: Attenuanti e calcolo della pena

Infine, il ricorso lamentava il mancato riconoscimento di un’attenuante e criticava l’aumento di pena in modo generico. La Corte ha definito questo motivo ‘patentemente generico’, in quanto si limitava a richiamare le argomentazioni già presentate in appello senza aggiungere nuovi elementi critici. L’aumento di pena, inoltre, è stato giudicato minimo e giustificato dalla pluralità di documenti contraffatti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su principi consolidati della procedura penale. Un ricorso non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello, ma deve contenere una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza che si intende impugnare. Nel caso di specie, i motivi erano ‘manifestamente infondati’ perché le censure erano palesemente prive di pregio giuridico, o ‘generici’ perché non si confrontavano con le ragioni esposte dai giudici d’appello, limitandosi a proporre una lettura alternativa dei fatti senza evidenziare vizi logici o giuridici nel provvedimento contestato. La Corte ha ribadito che la valutazione della pericolosità sociale, ai fini della recidiva, è ben motivata quando si basa su elementi concreti come la natura e il numero dei precedenti penali e la vicinanza temporale tra i reati.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito: il diritto di impugnazione non può essere esercitato in modo pretestuoso. Per avere una possibilità di successo, un ricorso in Cassazione deve essere fondato su vizi specifici della sentenza impugnata e non può limitarsi a riproporre le stesse difese già respinte nei gradi di merito. La dichiarazione di inammissibilità non è una mera formalità: comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con una sanzione di 3.000 euro. Ciò sottolinea la responsabilità di presentare impugnazioni serie e fondate, evitando di sovraccaricare il sistema giudiziario con ricorsi palesemente destinati al fallimento.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile quando i suoi motivi sono manifestamente infondati, cioè chiaramente privi di pregio, o quando sono generici, ossia non si confrontano specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata ma si limitano a riproporre le stesse argomentazioni.

Cosa significa che un documento falso è ‘idoneo a offendere la fede pubblica’?
Significa che il documento è realizzato in modo tale da poter ingannare una persona di media diligenza, creando un pericolo concreto per la fiducia che la collettività ripone nell’autenticità di quel tipo di documenti. La sua idoneità viene valutata dal giudice caso per caso.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile per colpa?
Quando un ricorso è ritenuto inammissibile per colpa del ricorrente (ad esempio, perché manifestamente infondato), quest’ultimo viene condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende a titolo di sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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