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Divieto uso cellulare e sorveglianza speciale: Cassazione

Un individuo sotto sorveglianza speciale è stato condannato per aver violato la prescrizione che gli imponeva il divieto di uso del cellulare. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, confermando che tale divieto non è una norma incostituzionale, ma una misura discrezionale del giudice della prevenzione, basata sulla pericolosità sociale del soggetto. La Corte ha inoltre ritenuto corretta la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la gravità della violazione.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Divieto Uso Cellulare per Sorvegliati Speciali: La Cassazione Conferma la Legittimità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29589 del 2025, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande attualità: il divieto uso cellulare imposto ai soggetti sottoposti alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. La decisione chiarisce importanti principi sulla natura di tali prescrizioni e sui limiti del sindacato giurisdizionale, confermando la condanna per un uomo che aveva violato tale divieto.

I Fatti del Caso: La Violazione delle Prescrizioni

Il caso riguarda un individuo, già noto per reati in materia di stupefacenti e per questo sottoposto a sorveglianza speciale, condannato in primo e secondo grado per aver violato una delle prescrizioni impostegli: il divieto di detenere o utilizzare telefoni cellulari. L’uomo era stato trovato a bordo di un’autovettura con due cellulari sul cruscotto, che secondo le prove raccolte (tra cui messaggi e testimonianze) erano nella sua piena disponibilità.

La difesa aveva tentato di smontare l’impianto accusatorio su tre fronti: contestando la prova della disponibilità dei telefoni, sollevando una questione di legittimità costituzionale sul divieto stesso e chiedendo, in subordine, l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

Le Questioni Giuridiche: Divieto Uso Cellulare e Legittimità

Il ricorso in Cassazione si fondava principalmente su tre motivi:

1. Illegittimità Costituzionale: La difesa sosteneva che il divieto generalizzato di usare un cellulare fosse in contrasto con l’art. 3 della Costituzione, non essendo prevista una simile limitazione per le utenze fisse.
2. Illogicità della Motivazione: Si contestava il modo in cui i giudici di merito avevano ritenuto provata la disponibilità dei cellulari in capo all’imputato.
3. Mancata Applicazione dell’Art. 131-bis c.p.: Si lamentava il diniego della causa di non punibilità, ritenendo la condotta di lieve entità.

La Decisione della Cassazione sul Divieto Uso Cellulare

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni suo punto. La sentenza offre chiarimenti cruciali sulla natura delle prescrizioni imposte ai sorvegliati speciali.

Il Potere Discrezionale del Giudice della Prevenzione

Sul primo punto, la Cassazione ha stabilito che la questione di costituzionalità era mal posta. Il divieto uso cellulare non deriva da una norma di legge automatica, ma è frutto del potere discrezionale del giudice della prevenzione, come previsto dall’art. 8, comma 5, del D.Lgs. 159/2011. Questo potere consente al giudice di imporre tutte le prescrizioni ritenute “necessarie, avuto riguardo alle esigenze di difesa sociale”.

Nel caso specifico, il divieto era stato imposto in relazione alla specifica pericolosità del soggetto, dedito al traffico di stupefacenti, reato per il quale il telefono mobile è notoriamente uno strumento fondamentale. La Corte ha sottolineato che la sede corretta per contestare tale prescrizione sarebbe stata l’impugnazione del decreto di prevenzione stesso, non il processo penale per la sua violazione.

La Prova della Disponibilità del Cellulare e i Limiti del Giudizio di Legittimità

In merito al secondo motivo, la Corte lo ha dichiarato inammissibile. I giudici di legittimità non possono riesaminare i fatti già accertati dai giudici di merito. La motivazione della Corte d’Appello, basata su SMS inequivocabilmente diretti all’imputato e su dichiarazioni testimoniali, era stata ritenuta logica e coerente. Il ricorso, in questa parte, si limitava a proporre una lettura alternativa delle prove, attività preclusa in sede di Cassazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione centrale della Suprema Corte risiede nella netta distinzione tra il procedimento di prevenzione e il procedimento penale. Il primo stabilisce le misure e le prescrizioni basate sulla pericolosità sociale; il secondo giudica la violazione di tali prescrizioni come reato. La legittimità di una prescrizione discrezionale, come il divieto uso cellulare, deve essere contestata nella sua sede naturale, ovvero impugnando il provvedimento del Tribunale di Prevenzione. Una volta che la prescrizione è definitiva, il giudice penale ha solo il compito di accertare se sia stata violata.

Per quanto riguarda la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., la Corte ha ritenuto adeguata la valutazione dei giudici di merito, che avevano qualificato il fatto come grave, considerando la finalità della misura di prevenzione e il profilo criminale del soggetto. La decisione di non concedere la causa di non punibilità rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e, se motivata logicamente come in questo caso, non è sindacabile in Cassazione.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce la piena legittimità delle prescrizioni personalizzate, incluso il divieto uso cellulare, come strumento di prevenzione criminale. Essa consolida il principio secondo cui tali misure, modellate sulla specifica pericolosità del soggetto, sono un pilastro del sistema di difesa sociale. La decisione sottolinea inoltre i confini invalicabili tra il giudizio di merito e quello di legittimità, riaffermando che la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un organo di controllo sulla corretta applicazione della legge.

È legittimo il divieto di usare il cellulare per un sorvegliato speciale?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che si tratta di una prescrizione legittima che il giudice della prevenzione può imporre discrezionalmente, sulla base delle esigenze di difesa sociale e del profilo di pericolosità del soggetto.

In quale sede si può contestare una prescrizione della sorveglianza speciale?
La prescrizione deve essere contestata impugnando direttamente il decreto del Tribunale di Prevenzione che la impone, non durante il successivo processo penale per la sua violazione.

La violazione del divieto di usare il cellulare può essere considerata un fatto di ‘particolare tenuità’?
Non necessariamente. La valutazione è lasciata al giudice, che deve considerare la gravità del fatto e le circostanze del caso. Nella vicenda esaminata, la Corte ha ritenuto che la violazione non presentasse alcun profilo di lievità, escludendo l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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