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Divieto uso cellulare: annullata misura di prevenzione

La Corte di Cassazione ha analizzato il caso di un individuo sottoposto a sorveglianza speciale, a cui era stato imposto anche il divieto di usare cellulari e smartphone. Pur confermando la pericolosità sociale del soggetto, la Corte ha annullato il divieto uso cellulare, giudicandolo una misura sproporzionata e non adeguatamente motivata in relazione alla natura dei reati contestati. La sentenza sottolinea che tale divieto comprime la libertà di comunicazione e deve essere giustificato da specifiche esigenze, non da generici richiami ad altre tipologie di reato.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Divieto Uso Cellulare: la Cassazione Annulla la Prescrizione nella Misura di Prevenzione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio sulla proporzionalità delle misure di prevenzione, in particolare riguardo al divieto uso cellulare per i soggetti sottoposti a sorveglianza speciale. La Corte, pur confermando la pericolosità sociale di un individuo, ha annullato la specifica prescrizione che gli impediva di detenere e utilizzare smartphone e telefoni cellulari, ritenendola immotivata e sproporzionata. Approfondiamo i dettagli di questa significativa decisione.

Il Caso: Sorveglianza Speciale e Divieto di Usare il Telefono

La Corte di Appello di Bari aveva applicato a un soggetto una misura di prevenzione personale, la sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno, per la durata di un anno. La decisione si basava sulla sua ritenuta pericolosità sociale, in quanto dedito a reati che minano la sicurezza pubblica. Oltre a ciò, la Corte aveva confermato il divieto per l’interessato di possedere o utilizzare telefoni cellulari e smartphone per tutta la durata della misura.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali: la prima contestava la valutazione di attuale pericolosità sociale, la seconda mirava a far cadere il divieto di utilizzo dei dispositivi di comunicazione.

La Valutazione della Pericolosità e il divieto uso cellulare

Il ricorrente sosteneva che la sua pericolosità sociale fosse stata valutata in modo errato, basandosi su episodi criminosi sporadici e distanti nel tempo, uno dei quali di natura puramente interpersonale. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questo motivo, ritenendolo infondato.

I giudici supremi hanno evidenziato come l’individuo fosse stato responsabile di plurimi reati, anche recenti, inclusi gravi episodi con uso di armi da fuoco. Inoltre, un precedente provvedimento di sorveglianza speciale era già stato emesso nei suoi confronti in passato. Secondo la Corte, questi elementi delineano una personalità con tratti violenti ricorrenti, giustificando pienamente la valutazione di pericolosità sociale e il carattere non occasionale delle condotte criminose, a prescindere dall’intervallo temporale tra un reato e l’altro.

Il Principio di Proporzionalità

Il secondo motivo di ricorso, invece, ha trovato accoglimento. La difesa ha lamentato che il divieto uso cellulare fosse irragionevole e immotivato, rappresentando una compressione ingiustificata della libertà personale e di comunicazione, tutelata sia dalla Costituzione (art. 15) sia dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (art. 8).

La Cassazione ha concordato con questa tesi, richiamando una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 2 del 2023) che aveva già affrontato la questione. Sebbene una tale prescrizione non sia illegittima in assoluto, deve essere sempre proporzionata e strettamente legata alla specifica pericolosità del soggetto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando la natura del telefono cellulare nella società moderna. Non è più solo uno strumento di comunicazione, ma un dispositivo essenziale per la vita lavorativa, familiare e sociale. Privare una persona del suo utilizzo si traduce in un limite significativo alla libertà di comunicare, uno “spazio vitale che circonda la persona”.

Nel caso specifico, la motivazione della Corte di Appello per imporre il divieto era generica: si riferiva all’idoneità dei cellulari per commettere reati di traffico di stupefacenti o per mantenere contatti con organizzazioni criminali. Tuttavia, la misura di prevenzione era stata applicata al ricorrente per ragioni diverse, legate a reati contro la persona e violazioni della normativa sulle armi.

Di conseguenza, la Cassazione ha ritenuto che il divieto di possedere smartphone e cellulari non fosse giustificato dalla specifica tipologia di pericolosità sociale contestata. La motivazione era apparente e non collegata ai fatti concreti. Per questo, la Corte ha annullato senza rinvio il decreto impugnato limitatamente a questa prescrizione, eliminandola.

Conclusioni: L’Importanza della Proporzionalità

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: ogni limitazione dei diritti fondamentali, anche nell’ambito delle misure di prevenzione, deve essere rigorosamente necessaria e proporzionata. Il divieto uso cellulare non può essere una prescrizione automatica o basata su motivazioni generiche. I giudici devono valutare attentamente se tale divieto sia indispensabile per prevenire la commissione di reati specifici, in relazione alla concreta pericolosità del soggetto. In caso contrario, come avvenuto in questa vicenda, la prescrizione risulta illegittima perché comprime in modo sproporzionato un diritto fondamentale nella vita contemporanea.

È possibile imporre il divieto di usare il cellulare a chi è sottoposto a sorveglianza speciale?
Sì, è possibile, ma la decisione deve essere basata su un profilo di proporzionalità. La prescrizione deve essere strettamente collegata alla funzione oggi assunta dal dispositivo cellulare nella vita relazionale di ogni persona e giustificata dalla specifica pericolosità del soggetto.

Perché la Cassazione ha annullato il divieto uso cellulare in questo caso specifico?
La Cassazione ha annullato il divieto perché la motivazione del provvedimento era generica e non collegata alla pericolosità sociale specifica del soggetto. La misura era stata applicata per reati contro la persona e con armi, mentre il divieto era stato motivato con riferimento a reati di droga o contatti con organizzazioni criminali, non contestati al ricorrente.

La valutazione della pericolosità sociale può basarsi anche su reati non recenti?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la valutazione della pericolosità può tenere conto di una serie di condotte criminose, anche se separate da un ampio iato temporale, qualora emerga una personalità con tratti violenti ricorrenti nel suo percorso di vita. La non occasionalità delle condotte giustifica l’applicazione della misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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