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Divieto stampa 41-bis: Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del divieto di ricevere la stampa locale per un detenuto al regime 41-bis. La decisione, basata su esigenze di sicurezza, bilancia il diritto all’informazione con la necessità di impedire contatti con l’organizzazione criminale di appartenenza. La misura del divieto stampa 41-bis è stata ritenuta proporzionata, in quanto il detenuto può comunque accedere alla stampa nazionale.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Divieto Stampa 41-bis: Quando la Sicurezza Prevale sul Diritto di Informazione

Il regime detentivo speciale previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario, noto come ‘carcere duro’, impone severe restrizioni per recidere i legami tra i detenuti e le organizzazioni criminali di appartenenza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema delicato: la legittimità del divieto stampa 41-bis, specificamente per quanto riguarda i quotidiani locali. La pronuncia chiarisce come il diritto all’informazione del detenuto debba essere bilanciato con le inderogabili esigenze di sicurezza pubblica, fornendo un importante principio di diritto.

Il Contesto: Un Detenuto al 41-bis e il Divieto di Stampa Locale

Il caso trae origine dal reclamo di un detenuto, sottoposto al regime del 41-bis e ritenuto figura di vertice di un sodalizio mafioso, contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. Il provvedimento impugnato confermava il divieto per il detenuto di ricevere testate giornalistiche locali, indipendentemente dalla loro provenienza geografica. Il ricorrente lamentava la violazione di diritti costituzionalmente garantiti, tra cui la libertà di manifestazione del pensiero e il diritto all’informazione (artt. 15 e 21 Cost.), sostenendo che tale divieto fosse sproporzionato.

La Decisione della Cassazione sul Divieto Stampa 41-bis

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, dichiarandolo infondato e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali. La decisione conferma la piena legittimità del provvedimento restrittivo, ritenendolo conforme alla disciplina costituzionale e all’ordinamento penitenziario. Secondo i giudici, il divieto di ricevere la stampa locale non è una misura punitiva, ma uno strumento preventivo essenziale per garantire la sicurezza e impedire che il carcere diventi un luogo da cui continuare a gestire attività illecite.

Le Motivazioni: Perché il Divieto Stampa 41-bis è Legittimo

La sentenza si fonda su un’analisi approfondita del bilanciamento tra i diritti fondamentali del detenuto e le finalità del regime speciale. Ecco i punti chiave del ragionamento della Corte:

Bilanciamento tra Diritti e Sicurezza Pubblica

Il diritto all’informazione non è assoluto e può subire delle limitazioni, specialmente in un contesto come quello del regime 41-bis. La Corte ha sottolineato che il divieto in questione realizza un ‘equilibrato contemperamento’. Il detenuto, infatti, non è privato in toto del suo diritto, poiché può continuare a ricevere e leggere la stampa nazionale. La compressione del diritto è quindi parziale e giustificata da un interesse pubblico superiore: la sicurezza collettiva e la lotta alla criminalità organizzata.

La Funzione Preventiva della Misura

Il divieto di ricevere la stampa locale ha una finalità prettamente preventiva. Non è necessario dimostrare con assoluta certezza che il detenuto utilizzi i giornali per comunicare con il proprio sodalizio. È sufficiente, come affermato dalla Corte, una ‘situazione di mera probabilità’. L’obiettivo è prevenire il rischio che, attraverso le cronache locali, il detenuto possa acquisire informazioni strategiche sulle dinamiche criminali nel territorio di appartenenza o in altre aree, e far pervenire messaggi all’esterno.

Il Rischio Concreto di Scambio di Informazioni

Nel caso specifico, la decisione è stata rafforzata da un dato fattuale rilevato dall’amministrazione penitenziaria. Era stata accertata una prassi tra i detenuti al 41-bis di acquistare quotidiani locali di diverse aree geografiche per poi scambiarli tra loro. Questo meccanismo permetteva di aggirare i divieti e di rimanere aggiornati sulle vicende dei rispettivi sodalizi criminali. Tale elemento ha reso evidente il rischio concreto che la ricezione della stampa locale potesse compromettere le finalità del regime speciale.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: le restrizioni imposte dal regime 41-bis, se adeguatamente motivate da esigenze di prevenzione e sicurezza, sono legittime anche quando incidono su diritti fondamentali. Il divieto stampa 41-bis relativo ai quotidiani locali è considerato uno strumento proporzionato per impedire il flusso di informazioni tra i vertici delle organizzazioni criminali e l’esterno. La pronuncia ribadisce la centralità della funzione preventiva di tale regime, dove la probabilità di un pericolo per l’ordine pubblico è sufficiente a giustificare misure restrittive mirate.

Un detenuto sottoposto al regime del 41-bis può vedersi vietata la ricezione della stampa locale?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il divieto di ricevere la stampa locale è legittimo se motivato da esigenze di sicurezza pubblica e prevenzione dei reati, per impedire il mantenimento dei contatti con l’organizzazione criminale di appartenenza.

Questo divieto viola il diritto costituzionale all’informazione?
No, secondo la Corte la limitazione non costituisce una violazione assoluta, ma un equilibrato bilanciamento tra il diritto del detenuto e le esigenze di sicurezza. Il detenuto, infatti, può continuare a ricevere e leggere la stampa a diffusione nazionale.

È necessario provare con certezza che il detenuto usa i giornali per comunicare con l’esterno?
No, la sentenza chiarisce che per giustificare il divieto è sufficiente una situazione di mera probabilità che la ricezione della stampa locale possa consentire il mantenimento dei collegamenti con l’associazione criminale, data la natura preventiva della misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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