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Divieto possesso cellulare: non è reato se è del Questore

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna di un individuo per violazione dell’avviso orale, specificamente per il possesso di un telefono cellulare. La decisione si fonda su una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 2/2023) che ha dichiarato incostituzionale la norma (art. 3, c. 4, d.lgs. 159/2011) che permetteva al Questore di imporre tale divieto. La Suprema Corte ha ribadito che il divieto possesso cellulare, incidendo sulla libertà di comunicazione garantita dall’art. 15 della Costituzione, può essere disposto solo dall’autorità giudiziaria e non da un’autorità amministrativa. Di conseguenza, la violazione di un ordine illegittimo non costituisce reato.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Divieto Possesso Cellulare: Perché la Cassazione Annulla la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione e libertà personali: il divieto possesso cellulare imposto dal Questore tramite avviso orale non è legittimo e, di conseguenza, la sua violazione non costituisce reato. Questa decisione, che si allinea a un precedente intervento della Corte Costituzionale, chiarisce i confini tra i poteri dell’autorità amministrativa e le garanzie giudiziarie a tutela dei diritti fondamentali del cittadino.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato dalla Corte di Appello di Firenze alla pena di un anno di reclusione. Il reato contestato era la violazione delle prescrizioni associate a un avviso orale emesso dal Questore di Pistoia. Nello specifico, l’imputato era stato sorpreso in possesso di un telefono cellulare, oggetto di un esplicito divieto contenuto nella misura di prevenzione.

La Questione Giuridica: Il Divieto Possesso Cellulare e i Limiti Costituzionali

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 3, comma 4, del D.Lgs. 159/2011 (il cosiddetto Codice Antimafia). Questa norma consentiva al Questore di imporre, con l’avviso orale, il divieto di possedere o utilizzare apparati di comunicazione radiotrasmittente, categoria in cui venivano inclusi i telefoni cellulari. Tuttavia, dopo il deposito dell’atto di appello dell’imputato, è intervenuta una sentenza spartiacque della Corte Costituzionale (n. 2 del 2023), che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di tale norma proprio nella parte in cui includeva i telefoni cellulari.

La Corte Costituzionale ha evidenziato come il telefono cellulare sia ormai uno strumento essenziale per la vita lavorativa, familiare e personale, e il suo divieto rappresenta una limitazione significativa della libertà di comunicazione, tutelata dall’articolo 15 della Costituzione. Tale libertà, secondo la Costituzione, può essere limitata solo per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi previsti dalla legge (principio della doppia garanzia: riserva di legge e riserva di giurisdizione).

Il Ruolo dell’Autorità Giudiziaria

La distinzione è cruciale: il Questore è un’autorità amministrativa, mentre la Costituzione affida la protezione dei diritti fondamentali all’autorità giudiziaria. Consentire a un organo amministrativo di imporre un divieto possesso cellulare si traduce in un’ingerenza inaccettabile in una libertà fondamentale, aggirando le garanzie giurisdizionali previste a tutela del cittadino, come il contraddittorio e il diritto di difesa.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, recependo integralmente i principi espressi dalla Corte Costituzionale, ha accolto il ricorso dell’imputato. I giudici hanno affermato che il vaglio sulla legittimità della condotta contestata doveva essere effettuato alla luce della sopravvenuta declaratoria di incostituzionalità. Se la norma che permette al Questore di imporre il divieto è incostituzionale, ne consegue che l’ordine stesso è illegittimo ab origine.

La Cassazione ha chiarito che la violazione di un divieto imposto da un’autorità amministrativa (il Questore) sulla base di una norma incostituzionale non può costituire un illecito penalmente sanzionabile. Il comportamento dell’imputato, pur essendo una violazione delle prescrizioni formalmente impostegli, è privo di illiceità penale perché riguarda un divieto che lede una libertà fondamentale tutelata da una riserva di giurisdizione.

In altre parole, il potere di vietare l’uso o il possesso di un telefono cellulare spetta esclusivamente a un giudice, attraverso un provvedimento motivato. L’atto del Questore, essendo un atto amministrativo, non ha la forza di limitare un diritto costituzionalmente garantito come la libertà di comunicazione.

Le Conclusioni

La sentenza si conclude con l’annullamento senza rinvio della condanna, ‘perché il fatto non è previsto dalla legge come reato’. Questa formula sancisce in modo definitivo l’insussistenza del reato contestato. Le implicazioni pratiche sono immediate e significative: qualsiasi divieto di possedere o usare telefoni cellulari contenuto in un avviso orale del Questore è da considerarsi privo di effetti penali. I cittadini non potranno essere perseguiti penalmente per la violazione di tale prescrizione. La decisione rafforza le garanzie costituzionali, ribadendo che le misure preventive, pur importanti per la sicurezza pubblica, non possono mai comprimere i diritti fondamentali al di fuori del controllo e della decisione di un’autorità giudiziaria.

È reato possedere un cellulare se il Questore lo ha vietato con un avviso orale?
No. La Corte di Cassazione, a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale, ha stabilito che la violazione di un tale divieto non costituisce reato, poiché l’ordine del Questore è illegittimo.

Perché il divieto di possedere un cellulare imposto dal Questore è stato considerato illegittimo?
Perché incide sulla libertà di comunicazione, un diritto fondamentale tutelato dall’art. 15 della Costituzione. La Costituzione prevede che solo un giudice (autorità giudiziaria) possa limitare tale libertà con un provvedimento motivato, non un’autorità amministrativa come il Questore.

Qual è la conseguenza della decisione della Corte di Cassazione per l’imputato?
La sentenza di condanna è stata annullata senza rinvio ‘perché il fatto non è previsto dalla legge come reato’. Ciò significa che l’imputato è stato definitivamente prosciolto e il procedimento penale a suo carico si è concluso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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