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Divieto possesso cellulare: Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna penale nei confronti di un soggetto destinatario di avviso orale, accusato di aver violato il divieto di possesso di un telefono cellulare. La decisione si fonda su una precedente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la norma che consentiva di imporre tale divieto. Di conseguenza, il fatto per cui l’imputato era stato condannato non costituisce più reato, portando all’annullamento della sentenza senza rinvio.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Divieto Possesso Cellulare: la Cassazione Annulla la Condanna Post-Consulta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha segnato un punto di svolta fondamentale in materia di misure di prevenzione, in particolare riguardo al divieto possesso cellulare imposto ai soggetti destinatari di avviso orale. La Suprema Corte ha annullato una condanna, recependo gli effetti di una storica pronuncia della Corte Costituzionale che ha ridefinito i limiti del potere del Questore. Questo caso chiarisce definitivamente l’illegittimità di tale divieto e le sue conseguenze sui procedimenti penali.

I fatti del caso

Il caso trae origine dalla condanna inflitta a un individuo dalla Corte di Appello di Trieste. L’imputato era stato ritenuto penalmente responsabile per aver violato una prescrizione accessoria all’avviso orale emesso dal Questore. Tale prescrizione gli imponeva di “non possedere e/o utilizzare apparati di comunicazione radiotrasmittente”.

L’uomo era stato trovato in possesso di un comune telefono cellulare, violando così, secondo l’accusa, la misura di prevenzione. In sua difesa, l’imputato aveva sostenuto di aver semplicemente dimenticato di non poter tenere con sé il dispositivo. Tuttavia, i giudici di merito avevano confermato la sua responsabilità penale. Contro questa decisione, il suo difensore ha proposto ricorso per cassazione.

La decisione della Cassazione sul divieto possesso cellulare

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha ribaltato completamente l’esito del giudizio, annullando la condanna senza rinvio “perché il fatto non sussiste”. La decisione non si basa sull’analisi degli elementi soggettivi del reato (la presunta dimenticanza), ma su una questione di diritto di portata ben più ampia, legata a un intervento della Corte Costituzionale.

Le motivazioni della sentenza

Il cuore della motivazione risiede nella sentenza n. 2 del 2023 della Corte Costituzionale. Con tale pronuncia, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 3, comma 4, del d.lgs. n. 159 del 2011, proprio nella parte in cui permetteva al Questore di includere i telefoni cellulari tra gli “apparati di comunicazione radiotrasmittente” il cui possesso poteva essere vietato.

Le sentenze della Corte Costituzionale che dichiarano l’illegittimità di una norma hanno efficacia ex tunc, ovvero retroattiva. Questo significa che la norma viene considerata invalida fin dalla sua origine, come se non fosse mai esistita. Di conseguenza, il potere del Questore di imporre il divieto possesso cellulare è venuto meno retroattivamente.

La Corte di Cassazione ha quindi applicato questo principio fondamentale. Poiché la norma che permetteva di imporre il divieto è stata annullata, la prescrizione stessa era illegittima fin dall’inizio. La condotta dell’imputato – possedere un telefono cellulare – non poteva quindi costituire una violazione penalmente rilevante. In altre parole, il fatto per cui era stato condannato non è mai stato un reato.

In presenza di una causa di non punibilità così evidente, la Corte ha applicato l’articolo 129 del codice di procedura penale, che impone l’immediata declaratoria di insussistenza del reato, portando all’annullamento definitivo della sentenza impugnata.

Le conclusioni

Questa sentenza della Cassazione consolida gli effetti della pronuncia della Corte Costituzionale, offrendo un’importante tutela dei diritti individuali. Le conclusioni pratiche sono chiare: nessuna persona può essere condannata o rimanere condannata per aver violato una prescrizione, legata all’avviso orale, che vieti il possesso di un telefono cellulare. La decisione sottolinea il ruolo cruciale del controllo di costituzionalità nel sistema giuridico, capace di rimuovere norme che limitano ingiustificatamente le libertà personali e di incidere direttamente sui processi in corso, garantendo che nessuno venga punito per un fatto che la legge, alla luce dei principi costituzionali, non considera più un crimine.

È reato possedere un cellulare se si è destinatari di un avviso orale del Questore?
No. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che permetteva al Questore di imporre questo divieto. Di conseguenza, il possesso di un telefono cellulare da parte di un soggetto sottoposto ad avviso orale non costituisce più reato.

Cosa succede a una condanna basata su una legge poi dichiarata incostituzionale?
La condanna deve essere annullata. Le decisioni di incostituzionalità hanno effetto retroattivo (ex tunc), eliminando la base giuridica del reato. Pertanto, il fatto contestato cessa di essere penalmente rilevante e le condanne non definitive devono essere annullate.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza ‘senza rinvio’?
La Corte ha annullato la sentenza senza rinvio perché non era necessario alcun ulteriore accertamento di fatto o di diritto. L’incostituzionalità della norma ha reso il fatto penalmente irrilevante in modo assoluto, e l’unica decisione possibile era l’assoluzione immediata e definitiva con la formula ‘perché il fatto non sussiste’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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