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Divieto di prevalenza attenuanti: Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 46039/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava il divieto di prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva reiterata. La Corte ha confermato la piena legittimità costituzionale dell’art. 69, quarto comma, del codice penale, ribadendo che tale norma non crea una sproporzione nella pena ma valorizza correttamente la pericolosità sociale del reo che commette ripetutamente dei crimini.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Divieto di Prevalenza Attenuanti e Recidiva: La Cassazione Conferma la Legge

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto penale: il bilanciamento tra circostanze attenuanti e la recidiva reiterata. La questione centrale riguarda il cosiddetto divieto di prevalenza attenuanti, una norma che impedisce al giudice di concedere uno ‘sconto di pena’ maggiore quando l’imputato è un criminale abituale. L’ordinanza in esame conferma la solidità di questo principio, respingendo la richiesta di sollevare una questione di legittimità costituzionale.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dal ricorso presentato da un individuo contro una sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’unico motivo del ricorso si concentrava sulla richiesta di far prevalere le circostanze attenuanti generiche sull’aggravante della recidiva reiterata, contestata all’imputato. In sostanza, la difesa sosteneva che l’imputato meritasse un trattamento sanzionatorio più mite nonostante le sue precedenti condanne. Per rafforzare questa tesi, il ricorrente ha chiesto alla Cassazione di sospendere il giudizio e di inviare gli atti alla Corte Costituzionale.

La Questione di Legittimità Costituzionale

Il ricorrente ha sollevato dubbi sulla costituzionalità dell’articolo 69, quarto comma, del codice penale. Secondo la difesa, questa norma, vietando la prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva qualificata, violerebbe i principi di uguaglianza (art. 3 Cost.), di legalità e determinatezza della pena (art. 25 Cost.) e della finalità rieducativa della pena (art. 27 Cost.). L’argomento era che tale divieto creasse un automatismo sanzionatorio sproporzionato, non permettendo al giudice di adeguare la pena alla reale gravità del fatto e alla personalità del reo.

L’Analisi della Cassazione sul Divieto di Prevalenza Attenuanti

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la questione di legittimità costituzionale “manifestamente infondata”. I giudici hanno sottolineato che gli argomenti del ricorrente erano in “palese contrasto” non solo con il dato normativo, ma anche con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità.

La Corte ha spiegato che il divieto di prevalenza attenuanti previsto dall’art. 69 c.p. rappresenta una deroga specifica e voluta dal legislatore alla disciplina ordinaria del bilanciamento delle circostanze. Questa deroga, tuttavia, non è irragionevole né sproporzionata.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si basa su un punto fondamentale: la norma contestata non introduce un trattamento sanzionatorio manifestamente sproporzionato. Al contrario, essa si limita a “valorizzare, in misura contenuta, la componente soggettiva del reato”. Questa componente è qualificata dalla “plurima ricaduta del reo in condotte trasgressive”, ovvero dalla sua tendenza a delinquere nuovamente.

In altre parole, il legislatore ha scelto di dare un peso maggiore alla pericolosità sociale dimostrata da chi, nonostante le precedenti condanne, continua a commettere reati. Il divieto di far prevalere le attenuanti generiche (che sono comuni e non legate a specifiche circostanze del fatto) sulla recidiva reiterata è una scelta di politica criminale che mira a sanzionare più severamente la persistenza nel crimine. La Corte ha richiamato un suo precedente (Sez. 6, n. 16487 del 2017), a conferma della stabilità di questo orientamento interpretativo.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione riafferma con forza la legittimità del divieto di prevalenza attenuanti sulla recidiva reiterata. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: conferma che i giudici non possono concedere una riduzione di pena basata sulle attenuanti generiche a chi dimostra una spiccata e ripetuta tendenza a delinquere. La norma, secondo la Suprema Corte, non è un automatismo cieco, ma uno strumento ragionevole per differenziare il trattamento sanzionatorio e per tutelare la collettività, in linea con i principi costituzionali. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

È possibile che le attenuanti generiche prevalgano sulla recidiva reiterata?
No, l’ordinanza conferma che l’art. 69, quarto comma, del codice penale vieta espressamente la prevalenza delle circostanze attenuanti generiche sulla recidiva reiterata prevista dall’art. 99, quarto comma, del medesimo codice.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto la questione di costituzionalità manifestamente infondata?
Perché, secondo un orientamento consolidato, il divieto di prevalenza non viola la Costituzione. Esso rappresenta una deroga ragionevole alla disciplina del bilanciamento delle circostanze, finalizzata a valorizzare la componente soggettiva del reato legata alla ripetuta commissione di crimini, senza creare una sproporzione evidente nella sanzione.

Qual è stata la conseguenza della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata è diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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