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Divieto di espatrio pena sostitutiva: è automatico?

Un soggetto condannato a una pena detentiva, sostituita con il lavoro di pubblica utilità, ha impugnato la sentenza lamentando l’illegittimità del divieto di espatrio imposto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il divieto di espatrio con pena sostitutiva non è una misura discrezionale, ma un contenuto necessario e obbligatorio della sanzione. L’accettazione della pena sostitutiva implica l’accettazione automatica di tutte le prescrizioni ad essa connesse.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Divieto di Espatrio e Pene Sostitutive: Un Legame Indissolubile

Con la recente riforma del sistema sanzionatorio penale, le pene sostitutive delle pene detentive brevi, come il lavoro di pubblica utilità, sono diventate sempre più centrali. Tuttavia, sorgono importanti questioni sulle condizioni che le accompagnano. Una di queste riguarda il divieto di espatrio pena sostitutiva: è una misura accessoria e discrezionale, oppure una componente automatica e inscindibile della sanzione? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa chiarezza, stabilendo un principio netto e di grande impatto pratico.

I Fatti del Caso

Un imputato veniva condannato dal Tribunale di Vasto per reati fiscali e in materia di immigrazione a una pena di due anni e due mesi di reclusione. Il Tribunale, tuttavia, sostituiva la pena detentiva con quella del lavoro di pubblica utilità di pari durata, da svolgersi con specifiche prescrizioni. Tra queste, figurava il divieto di espatrio.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, contestando proprio l’applicazione del divieto di espatrio. A suo avviso, tale misura era stata illegittimamente imposta, in quanto l’automatismo della sua applicazione violerebbe i principi di proporzionalità e adeguatezza, come sostenuto anche dalla giurisprudenza europea e costituzionale in altri contesti.

La Questione Giuridica: Il Divieto di Espatrio è Automatico?

Il cuore della controversia legale risiedeva nella natura delle prescrizioni previste dall’art. 56-ter della legge 689/1981, introdotto dalla Riforma Cartabia. L’appellante sosteneva che il divieto di espatrio dovesse essere soggetto a una valutazione discrezionale del giudice, basata su esigenze specifiche del caso concreto, e non applicato in modo rigido e automatico.

La difesa ha tentato di assimilare la situazione a quella della sospensione condizionale della pena o della messa alla prova, casi in cui la giurisprudenza ha escluso o limitato l’applicazione automatica di misure restrittive della libertà personale. La domanda fondamentale era quindi: le prescrizioni che accompagnano le pene sostitutive sono “pene accessorie” facoltative o “contenuto necessario” della pena principale?

La Decisione della Cassazione sul Divieto di Espatrio Pena Sostitutiva

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno affermato un principio di diritto molto chiaro: le prescrizioni previste per le pene sostitutive, incluso il divieto di espatrio, non sono pene accessorie, ma costituiscono il contenuto necessario e predeterminato della pena stessa.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su un solido ragionamento giuridico. In primo luogo, ha richiamato precedenti pronunce secondo cui chi richiede o accetta l’applicazione di una pena sostitutiva, accetta implicitamente anche tutte le prescrizioni che la legge vi collega. Non è possibile, in altre parole, “scegliere” quali parti della sanzione accettare e quali rifiutare. L’applicazione del divieto di espatrio pena sostitutiva è quindi obbligatoria e non dipende da una valutazione discrezionale del giudice.

In secondo luogo, i giudici hanno smontato i paragoni proposti dalla difesa. Il richiamo alla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (caso Vlasov e Benyash) è stato giudicato non pertinente. In quel caso, il divieto di espatrio era in conflitto con la sospensione condizionale della pena, che si fonda su un giudizio di non pericolosità del condannato. Nel caso delle pene sostitutive, invece, il divieto è strumentale alla funzione specialpreventiva della sanzione stessa, assicurando che il condannato rimanga sul territorio per adempiere ai suoi obblighi.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso: le pene sostitutive sono un pacchetto unico e indivisibile. Chi beneficia della sostituzione della detenzione con una misura alternativa come il lavoro di pubblica utilità deve sottostare a tutte le limitazioni previste dalla legge, compreso il divieto di espatrio. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: rafforza la certezza del diritto e definisce chiaramente i contorni delle sanzioni sostitutive, confermando che esse, pur essendo alternative al carcere, comportano significative restrizioni della libertà personale, necessarie a garantirne l’efficacia.

Quando si riceve una pena sostitutiva come il lavoro di pubblica utilità, il divieto di espatrio è sempre incluso?
Sì, secondo la sentenza, il divieto di espatrio è un contenuto necessario e predeterminato delle pene sostitutive come il lavoro di pubblica utilità, la semilibertà e la detenzione domiciliare. La sua applicazione è obbligatoria e non discrezionale.

È possibile accettare la pena sostitutiva ma rifiutare il divieto di espatrio?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la richiesta o il consenso all’applicazione di una pena sostitutiva implica necessariamente l’accettazione di tutte le prescrizioni che la legge prevede, incluso il divieto di espatrio.

Questa regola sull’obbligatorietà del divieto di espatrio viola i principi europei sulla proporzionalità?
No. La Corte ha ritenuto che i principi affermati dalla giurisprudenza europea in altri contesti (come la sospensione condizionale della pena) non si applichino a questo caso. Qui, il divieto di espatrio è considerato uno strumento funzionale alla stessa pena sostitutiva e alla sua finalità preventiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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