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Divieto di avvicinamento: braccialetto obbligatorio

La Corte di Cassazione, con la sentenza 42892/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di violenza di genere. Analizzando un caso di stalking, ha chiarito che l’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento deve essere sempre accompagnata dall’uso del braccialetto elettronico. La Corte ha annullato un’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva omesso tale prescrizione, oltre a non specificare i luoghi e la distanza minima di 500 metri, ritenendo queste indicazioni non più discrezionali ma obbligatorie per il giudice a seguito delle recenti riforme legislative.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Divieto di Avvicinamento: Braccialetto Elettronico Sempre Obbligatorio

Con la recente sentenza n. 42892 del 2024, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sull’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento. A seguito della riforma introdotta con la legge n. 168/2023, nota come ‘legge contro la violenza sulle donne’, l’utilizzo del braccialetto elettronico non è più una facoltà del giudice, ma un obbligo. Questa pronuncia chiarisce la portata della nuova normativa, rafforzando gli strumenti a tutela delle vittime di violenza e stalking.

I Fatti del Caso: Dagli Arresti Domiciliari al Ricorso del PM

Il caso trae origine da un procedimento per reati gravi, tra cui stalking e lesioni, a carico di un individuo. Inizialmente, all’imputato era stata applicata la misura degli arresti domiciliari. Successivamente, il Tribunale del Riesame, in parziale accoglimento di un appello della difesa, aveva sostituito tale misura con una più lieve: il divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi da essa frequentati, unitamente all’obbligo di dimora in un comune specifico con permanenza notturna.

Tuttavia, il Pubblico Ministero ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione diretta dell’art. 282-ter del codice di procedura penale, come modificato dalla legge n. 168/2023. Il ricorrente ha evidenziato due omissioni cruciali nell’ordinanza del Tribunale del Riesame:

1. La mancata indicazione dei luoghi specifici frequentati dalla persona offesa e l’assenza della prescrizione di mantenere una distanza minima di 500 metri.
2. La mancata applicazione del cosiddetto ‘braccialetto elettronico’, strumento di controllo previsto dall’art. 275-bis c.p.p.

La Decisione della Cassazione e il Divieto di Avvicinamento

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Pubblico Ministero, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando il caso al Tribunale del Riesame per una nuova deliberazione. La decisione si fonda su un’attenta analisi della nuova normativa e dei principi consolidati in materia.

L’Obbligatorietà del Controllo Elettronico

Il punto centrale della sentenza riguarda l’obbligatorietà del braccialetto elettronico. La Corte spiega che la riforma del 2023 ha eliminato la congiunzione ‘anche’ dalla norma. In precedenza, il giudice disponeva il divieto ‘anche disponendo’ l’applicazione delle modalità di controllo. Questa formula lasciava un margine di discrezionalità. La nuova formulazione, invece, prevede che il giudice ‘dispone’ l’applicazione del controllo elettronico, rendendo la prescrizione imperativa.

La Cassazione sottolinea come questa scelta del legislatore miri a rafforzare la tutela della vittima, escludendo ogni diverso apprezzamento da parte del giudice. A differenza degli arresti domiciliari, dove il giudice può motivatamente escludere il braccialetto se lo ritiene non necessario, per il divieto di avvicinamento tale facoltà non è più prevista.

La Necessità di Indicare Luoghi e Distanza

Oltre all’obbligo del braccialetto, la Corte ha ribadito un altro principio fondamentale: la misura cautelare del divieto di avvicinamento non può essere generica. Richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, ha affermato che il giudice deve indicare specificamente i luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa. Questa specificazione è essenziale per garantire certezza all’imputato sull’estensione del divieto e per rendere efficaci i controlli. La sola indicazione di mantenersi a distanza dalla persona, senza definire i luoghi ‘sensibili’, svuota di contenuto la misura e ne compromette l’effettività.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si basano su un’interpretazione letterale e teleologica della norma. La voluntas legis (la volontà del legislatore) è chiara: inasprire le misure a contrasto della violenza domestica e di genere. L’eliminazione della discrezionalità del giudice sull’applicazione del braccialetto elettronico si inserisce in questo solco, rendendo la misura del divieto di avvicinamento più stringente e controllabile.

La Corte evidenzia la differenza strutturale tra la disciplina del divieto di avvicinamento (art. 282-ter c.p.p.) e quella degli arresti domiciliari (art. 275-bis c.p.p.). Solo per quest’ultima è prevista la possibilità per il giudice di omettere il controllo elettronico con adeguata motivazione. L’assenza di un’analoga previsione nell’art. 282-ter conferma la natura obbligatoria della prescrizione. Infine, viene valorizzata la previsione di applicare misure ancora più gravi qualora l’imputato neghi il consenso al braccialetto o questo risulti tecnicamente infattibile, a ulteriore riprova della centralità di tale strumento di controllo.

Conclusioni

Questa sentenza rappresenta una pietra miliare per l’applicazione delle misure di protezione delle vittime di reati come lo stalking. Stabilisce in modo inequivocabile che, quando un giudice emette un ordine di divieto di avvicinamento, deve obbligatoriamente:

1. Prescrivere l’uso del braccialetto elettronico.
2. Indicare in modo specifico i luoghi che l’imputato non può frequentare.
3. Fissare una distanza minima (non inferiore a 500 metri) da tali luoghi e dalla persona offesa.

L’omissione di anche solo uno di questi elementi rende il provvedimento illegittimo e soggetto ad annullamento. La decisione della Cassazione, quindi, non solo orienta la giurisprudenza futura ma invia un messaggio chiaro: la tutela delle vittime di violenza richiede misure precise, concrete e non soggette a interpretazioni discrezionali che possano indebolirne l’efficacia.

Dopo la riforma del 2023, l’applicazione del braccialetto elettronico con il divieto di avvicinamento è a discrezione del giudice?
No. La sentenza chiarisce che la nuova formulazione dell’art. 282-ter del codice di procedura penale rende l’applicazione del braccialetto elettronico obbligatoria, eliminando la precedente discrezionalità del giudice.

È sufficiente che il giudice imponga un generico divieto di avvicinamento alla persona offesa?
No. La Corte ha ribadito che il provvedimento deve indicare specificamente i luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa e stabilire una determinata distanza (comunque non inferiore a 500 metri) da mantenere da tali luoghi e dalla vittima stessa, per garantire l’effettività della misura.

Cosa succede se l’imputato rifiuta il braccialetto elettronico o se non è tecnicamente possibile applicarlo?
La normativa prevede che in tali casi il giudice debba imporre l’applicazione, anche congiunta, di una misura cautelare più grave, a sottolineare la centralità e l’obbligatorietà del controllo elettronico per questa specifica misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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