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Divieto detenzione cellulari: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale, condannato per la violazione del divieto detenzione cellulari. La Corte ha ritenuto il ricorso una mera riproposizione di censure già respinte, confermando la legittimità del provvedimento basato sulla pericolosità del soggetto e le circostanze specifiche della violazione, come il trovarsi fuori dal territorio di soggiorno obbligato con due telefoni.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Divieto Detenzione Cellulari: la Cassazione Conferma la Condanna per il Sorvegliato Speciale

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato il tema del divieto detenzione cellulari imposto ai soggetti sottoposti alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Il caso in esame offre importanti spunti di riflessione sulla rigidità di tali prescrizioni e sui limiti dell’impugnazione in sede di legittimità. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito e ribadendo la validità delle motivazioni a sostegno della condanna.

I Fatti del Caso

Un individuo, già gravato da numerosi precedenti penali per reati gravi, era sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno in un determinato comune. Tra le varie prescrizioni imposte dal giudice della prevenzione, vi era anche il divieto assoluto di possedere o utilizzare apparati di comunicazione mobile.

Nonostante ciò, l’uomo veniva fermato dalle forze dell’ordine in un territorio diverso da quello di soggiorno obbligato, mentre si trovava alla guida di un automezzo. Durante il controllo, emergeva che egli aveva la disponibilità non di uno, ma di ben due telefoni cellulari, in palese violazione della misura a cui era sottoposto.

La Corte di Appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado, aveva ridotto la pena complessiva a sette mesi e dieci giorni di reclusione per la violazione delle prescrizioni della sorveglianza speciale. L’imputato, tramite il proprio difensore, decideva di ricorrere in Cassazione, contestando in particolare la condanna per la violazione del divieto di detenere cellulari.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La motivazione principale di tale decisione risiede nel fatto che il motivo di ricorso era meramente riproduttivo di argomentazioni già ampiamente esaminate e respinte con solidi argomenti giuridici dalla Corte di Appello. In sostanza, il ricorrente non ha sollevato nuove questioni di diritto o vizi logici nella sentenza impugnata, ma si è limitato a riproporre le stesse difese, un approccio non consentito nel giudizio di legittimità.

Divieto Detenzione Cellulari: Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha sottolineato come la Corte di Appello avesse già fornito una motivazione puntuale e chiara. I giudici di merito avevano evidenziato che le circostanze concrete del caso giustificavano pienamente il mantenimento della condanna. Gli elementi chiave considerati sono stati:

1. I precedenti penali: L’imputato era un soggetto con un curriculum criminale significativo, elemento che aveva originariamente giustificato l’imposizione di una misura di prevenzione così stringente.
2. La violazione dell’obbligo di soggiorno: Essere stato trovato in un altro territorio dimostrava una generale insofferenza alle regole imposte.
3. Il possesso di due cellulari: La disponibilità di due apparecchi è stata vista come un fattore aggravante, che rafforzava la necessità di applicare il divieto imposto dal giudice della prevenzione.

Questi elementi, considerati nel loro insieme, portavano a escludere che il divieto di detenere cellulari potesse essere considerato “inoperante” o sproporzionato nel caso di specie. La misura era stata legittimamente imposta per prevenire la commissione di ulteriori reati, e la sua violazione è stata correttamente sanzionata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove poter ridiscutere i fatti. È un giudizio di legittimità, volto a controllare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. La mera riproposizione delle stesse argomentazioni già respinte porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Nel merito, la decisione conferma che le prescrizioni accessorie alla sorveglianza speciale, come il divieto detenzione cellulari, sono strumenti essenziali di prevenzione. La loro violazione integra un reato autonomo, e la valutazione della loro applicabilità deve tenere conto del quadro complessivo della pericolosità del soggetto e delle circostanze specifiche, come correttamente fatto dai giudici di merito in questo caso. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende sancisce la definitività della vicenda.

È legittimo imporre a una persona sotto sorveglianza speciale il divieto di possedere un cellulare?
Sì, il giudice della prevenzione può legittimamente imporre il divieto di detenere e utilizzare apparati di comunicazione mobile come parte delle prescrizioni della sorveglianza speciale, specialmente se ritenuto necessario a prevenire la commissione di ulteriori reati.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato ritenuto meramente riproduttivo di argomenti già adeguatamente valutati e respinti dalla Corte di Appello, senza presentare nuove questioni di diritto o vizi logici nella sentenza impugnata.

Quali circostanze hanno portato a confermare la colpevolezza dell’imputato?
La conferma della colpevolezza si è basata su un insieme di circostanze concrete: i gravi precedenti penali del soggetto, il fatto che fosse stato trovato fuori dal comune di soggiorno obbligato e la disponibilità di ben due telefoni cellulari, elementi che dimostravano la piena sussistenza della violazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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