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Divieto del bis in idem: la Cassazione annulla condanna

Un uomo, precedentemente prosciolto per un fatto qualificato come illecito amministrativo, viene poi condannato per lo stesso fatto riqualificato come frode informatica. La Cassazione annulla la condanna, affermando la violazione del divieto del bis in idem, poiché la sentenza di non luogo a procedere, anche se non definitiva, impedisce un nuovo giudizio in assenza di nuove prove.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Divieto del bis in idem: Annullata Condanna per Frode Informatica

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2594/2024, riafferma un principio cardine del nostro ordinamento: il divieto del bis in idem, secondo cui nessuno può essere processato due volte per lo stesso fatto. La pronuncia chiarisce l’efficacia preclusiva della sentenza di non luogo a procedere, anche quando il fatto viene successivamente riqualificato con un diverso titolo di reato, annullando una condanna per frode informatica.

Il caso in esame: dalla frode informatica al bis in idem

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di frode informatica (art. 640-ter c.p.), confermata in appello. L’imputato era accusato di essersi indebitamente procurato i codici di accesso al conto di un’altra persona, di aver effettuato un accesso abusivo e di aver trasferito una somma di denaro sul proprio conto.

Tuttavia, la difesa ha sollevato un’eccezione fondamentale: per lo stesso identico fatto materiale, l’imputato era già stato prosciolto con una sentenza di non luogo a procedere emessa dal Giudice dell’udienza preliminare (GUP). In quella prima fase, il fatto era stato qualificato diversamente, ma il GUP aveva escluso la sostenibilità dell’accusa in giudizio per insufficienza del quadro probatorio.

Nonostante ciò, era stato avviato un nuovo procedimento, questa volta con la qualificazione di frode informatica, che si era concluso con la condanna.

L’applicazione del divieto del bis in idem alla sentenza di non luogo a procedere

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione dell’art. 649 del codice di procedura penale e nell’efficacia della sentenza di non luogo a procedere. La Cassazione ha ribadito un orientamento consolidato: sebbene la sentenza ex art. 425 c.p.p. non sia formalmente irrevocabile come una sentenza di condanna o assoluzione definitiva, essa impedisce un nuovo esercizio dell’azione penale per il medesimo fatto contro la medesima persona, a meno che non sussistano le condizioni per la sua revoca (cioè la scoperta di nuove prove).

La nozione di “stesso fatto”

Un punto cruciale, in linea con la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Corte Costituzionale, è la definizione di “stesso fatto”. Non si guarda alla qualificazione giuridica (il nomen iuris), ma al fatto materiale nella sua concezione naturalistica. Questo comprende tre elementi:

1. Condotta: l’azione o l’omissione dell’imputato.
2. Evento: il risultato della condotta.
3. Nesso causale: il legame che unisce condotta ed evento.

Nel caso specifico, la condotta (procurarsi i codici e trasferire denaro), l’evento (l’accredito della somma) e il nesso causale erano identici in entrambi i procedimenti. La sola differenza era l’etichetta giuridica applicata.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso dell’imputato, accogliendo la tesi difensiva sulla violazione del divieto del bis in idem.

Le motivazioni

I giudici hanno evidenziato che la sentenza di non luogo a procedere emessa dal GUP non si era limitata a una questione di qualificazione giuridica. Al contrario, il giudice aveva valutato il merito della prova, ritenendola insufficiente per sostenere l’accusa in un dibattimento. L’aver iniziato un nuovo processo per gli stessi fatti, in assenza di nuove prove o di motivi di revoca della precedente decisione, costituisce una chiara violazione del principio del ne bis in idem. La sentenza di non luogo a procedere, in questo contesto, genera una preclusione procedimentale che non può essere aggirata semplicemente cambiando il nome del reato contestato.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna. Questa decisione rafforza la tutela dell’imputato contro la duplicazione dei processi, stabilendo che la garanzia del bis in idem si estende anche alle sentenze di non luogo a procedere che, pur non essendo definitive, si basano su una valutazione di merito circa l’infondatezza dell’accusa. Un nuovo processo è possibile solo se emergono elementi probatori nuovi e significativi, tali da giustificare la revoca della precedente decisione di proscioglimento.

Una sentenza di non luogo a procedere impedisce un nuovo processo?
Sì, una sentenza di non luogo a procedere emessa ai sensi dell’art. 425 cod. proc. pen. impedisce l’esercizio di una nuova azione penale per il medesimo fatto e contro la medesima persona, a meno che non si verifichino le condizioni per la sua revoca, come la sopravvenienza o la scoperta di nuove fonti di prova.

Cosa si intende per “stesso fatto” ai fini del divieto del bis in idem?
Per “stesso fatto” si intende l’identità del fatto materiale nella sua concezione naturalistica, che comprende la condotta, l’evento e il nesso causale. La diversa qualificazione giuridica data al fatto è irrilevante ai fini dell’applicazione del divieto.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna in questo caso?
La Corte ha annullato la condanna perché ha riscontrato la violazione del principio del bis in idem. L’imputato era già stato prosciolto con una sentenza di non luogo a procedere per gli stessi identici fatti materiali, e il giudice di primo grado aveva escluso la sostenibilità dell’accusa per insufficienza probatoria. Avviare un nuovo processo, seppure con una diversa qualificazione del reato, senza nuove prove, ha violato la preclusione derivante dalla prima decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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