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Disturbo quiete pubblica: Sequestro discoteca legittimo

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del sequestro preventivo degli impianti audio di una discoteca per il reato di disturbo quiete pubblica. Il gestore aveva impugnato il provvedimento sostenendo che il rumore disturbasse solo pochi residenti e che l’attività fosse stagionale e quindi non vi fosse un pericolo attuale. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che per integrare il reato è sufficiente l’idoneità del rumore a disturbare un numero indeterminato di persone, anche se localizzate in un’area ristretta. Inoltre, il pericolo di reiterazione del reato (periculum in mora) sussiste anche per attività stagionali, data la prevedibile riapertura.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disturbo della Quiete Pubblica: Quando il Sequestro della Discoteca è Legittimo?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un caso emblematico di disturbo quiete pubblica originato dalle emissioni sonore di una nota discoteca situata in una località turistica. La decisione conferma la legittimità del sequestro preventivo degli impianti di diffusione musicale, offrendo chiarimenti cruciali sui presupposti del reato e sull’applicazione delle misure cautelari reali, anche in contesti di attività stagionali. Analizziamo la vicenda e i principi di diritto sanciti dai giudici.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale nasce dalle reiterate denunce presentate dai proprietari di un’abitazione situata in prossimità di una discoteca. I residenti lamentavano continui e protratti disturbi alla quiete pubblica, specialmente durante la stagione estiva. Le indagini, supportate da accertamenti tecnici e da una consulenza fonometrica, avevano evidenziato il superamento dei limiti di immissione sonora previsti dalla legge, con valori differenziali che superavano significativamente la soglia massima di 3 dB.

Il Tribunale del Riesame, riformando una precedente decisione, disponeva il sequestro preventivo degli impianti di riproduzione e amplificazione musicale del locale, ritenendo sussistente sia il fumus del reato di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone (art. 659 c.p.), sia il periculum in mora, ovvero il rischio concreto che la libera disponibilità degli impianti potesse protrarre le conseguenze del reato.

L’Analisi del Disturbo Quiete Pubblica in Cassazione

Il legale rappresentante della società che gestiva la discoteca proponeva ricorso per cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali:

1. Violazione di legge (art. 659 c.p.): Secondo il ricorrente, la motivazione del sequestro era generica. Le lamentele provenivano da un numero esiguo di persone (i soli coniugi denuncianti) e le testimonianze di altri residenti non confermavano un disturbo diffuso. Inoltre, la difesa criticava la consulenza tecnica, sostenendo che non avesse adeguatamente considerato le altre fonti di rumore presenti nella zona (traffico, altre attività commerciali, imbarcazioni) e la particolare conformazione orografica del territorio.
2. Insussistenza del periculum in mora: Il ricorso evidenziava che il reato contestato è una contravvenzione punita con pena alternativa, il che richiederebbe un’applicazione più rigorosa delle misure cautelari. Soprattutto, si sottolineava che l’attività della discoteca era prettamente estiva e al momento del sequestro il locale era chiuso, facendo venir meno il requisito dell’attualità del pericolo. Venivano inoltre menzionate iniziative volte a risolvere il problema, come la progettazione di un nuovo impianto sonoro “a pioggia”.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le censure della difesa e consolidando principi giurisprudenziali di notevole importanza. I giudici hanno innanzitutto ribadito che, ai fini della configurabilità del reato di disturbo quiete pubblica, non sono necessarie né la vastità dell’area interessata dalle emissioni, né il disturbo effettivo di un numero rilevante di persone. È invece sufficiente che i rumori siano potenzialmente idonei ad arrecare disturbo a un gruppo indeterminato di persone, anche se raccolte in un ambito territoriale circoscritto. Nel caso di specie, la presenza di diverse abitazioni e ville in un ampio tratto di costa sopra il locale è stata ritenuta sufficiente a integrare tale presupposto.

La Corte ha inoltre precisato che la presenza di altre fonti sonore non esclude la responsabilità penale, quando, come nel caso esaminato, accertamenti tecnici specifici sono in grado di isolare il contributo della singola sorgente e dimostrare il superamento dei limiti normativi. Anche la circostanza che alcuni testimoni non avessero percepito disturbo non è stata considerata decisiva, poiché la percezione soggettiva può variare in base a molteplici fattori (caratteristiche costruttive degli edifici, orientamento, ecc.).

Riguardo al secondo motivo, la Cassazione ha chiarito che il sequestro preventivo non è escluso per i reati contravvenzionali. Sul punto cruciale del periculum in mora, la Corte ha specificato che l’attualità del pericolo non coincide con l’attualità della condotta criminosa. La stagionalità dell’attività non elimina il rischio, se è prevedibile la sua riapertura. La libera disponibilità degli impianti, in vista della successiva stagione estiva, costituiva un rischio concreto di reiterazione del reato, giustificando pienamente la misura cautelare. Le iniziative conciliative, come la progettazione di un nuovo impianto, sono state giudicate un “mero intento” non ancora concretizzato e, quindi, inidonee a eliminare il pericolo al momento della decisione.

le conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza che la tutela della quiete pubblica prevale anche quando il disturbo è lamentato da poche persone, purché il rumore abbia l’attitudine a propagarsi e a molestare un numero indefinito di soggetti. La decisione è un monito per i gestori di locali notturni e attività rumorose: la potenziale idoneità a disturbare è sufficiente per integrare il reato. Inoltre, viene confermato che il sequestro preventivo è uno strumento efficace per prevenire la reiterazione di tali condotte, anche quando l’attività non è in corso, se esiste un rischio concreto e prevedibile per il futuro, come nel caso delle attività stagionali.

Per configurare il reato di disturbo della quiete pubblica è necessario che un gran numero di persone sia effettivamente disturbato?
No. La Cassazione chiarisce che è sufficiente che i rumori siano idonei ad arrecare disturbo a un gruppo indeterminato di persone, anche se raccolte in un ambito territoriale circoscritto e anche se poi, in concreto, solo poche persone se ne lamentano.

Il sequestro preventivo di un’attività commerciale è possibile anche se questa è temporaneamente chiusa (es. per stagionalità)?
Sì. Il periculum in mora (il pericolo) non richiede l’attualità della condotta criminosa, ma la sussistenza di un rischio concreto e attuale che la libera disponibilità della cosa (in questo caso, gli impianti audio) possa aggravare le conseguenze del reato o facilitarne la commissione futura, come la prevedibile riapertura stagionale.

La presenza di altre fonti di rumore nella zona (traffico, altri locali, ecc.) esclude la responsabilità del gestore del locale?
No. La presenza di altre sorgenti sonore non elimina la responsabilità penale di ciascun soggetto per il proprio contributo causale alla produzione del disturbo. Se accertamenti tecnici riescono a isolare il contributo specifico del locale e a dimostrare che supera i limiti di legge, la responsabilità sussiste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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