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Disturbo quiete pubblica: reato anche con pochi vicini

La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato di disturbo della quiete pubblica, previsto dall’art. 659 del Codice Penale, si configura anche quando le emissioni sonore hanno l’idoneità a molestare un gruppo indeterminato di persone, pur se numericamente ridotto e raccolto in un’area territoriale circoscritta. La Corte ha annullato l’ordinanza di un Tribunale che aveva negato il sequestro di una discoteca, ritenendo erroneamente che il disturbo a un numero limitato di residenti in una zona a bassa densità abitativa costituisse un mero illecito amministrativo o una questione tra privati.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disturbo Quiete Pubblica: Basta la Potenziale Molestia, Anche a Pochi Residenti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8076 del 2025, interviene su un tema molto dibattuto: il disturbo della quiete pubblica. La Corte ha chiarito che per la configurazione del reato non è necessario che il rumore molesti un numero elevato di persone o si propaghi su una vasta area. È sufficiente che abbia l’idoneità a disturbare un gruppo indeterminato di individui, anche se ristretto e localizzato in poche abitazioni.

I Fatti del Caso: Rumori Notturni e Sequestro Negato

Il caso trae origine dalla richiesta della Procura della Repubblica di disporre il sequestro preventivo di una nota discoteca situata in una rinomata località turistica. La richiesta mirava a impedire la continuazione del reato di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone (art. 659 c.p.), contestato all’amministratore della società che gestiva il locale.

Sia il Giudice per le Indagini Preliminari che, in seguito, il Tribunale in sede di appello cautelare, avevano rigettato la richiesta. La loro motivazione si basava sulla particolare conformazione dei luoghi: un’area con abitazioni diradate, separate da ampi spazi verdi. Secondo i giudici di merito, il numero dei soggetti potenzialmente disturbati era facilmente predeterminabile e limitato a pochi residenti. Di conseguenza, la questione non integrava un reato penale, ma andava ricondotta a un mero illecito amministrativo per superamento dei limiti di emissione sonora o, al più, a una controversia civilistica tra privati per immissioni intollerabili (art. 844 c.c.).

La Decisione della Cassazione sul Disturbo della Quiete Pubblica

La Procura ha impugnato la decisione del Tribunale, ricorrendo in Cassazione e lamentando un’errata interpretazione dell’art. 659 del codice penale. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza e rinviando il caso al Tribunale per un nuovo esame.

Il Collegio ha ribadito che l’oggetto della tutela penale nel reato di disturbo della quiete pubblica è l’ordine pubblico, inteso come tranquillità e assenza di molestia per la collettività. Il punto cruciale, secondo la giurisprudenza costante, non è il numero effettivo di persone che si lamentano, ma la diffusività del rumore, ovvero la sua capacità di raggiungere e potenzialmente disturbare un numero indeterminato di persone.

Il Principio di Diritto Affermato

La Corte ha stabilito che la valutazione del Tribunale era errata. Anche se le abitazioni interessate erano poche (nel caso di specie, si parlava di una “decina di edifici”), i loro residenti costituiscono una “pluralità indeterminata di persone”. Non si tratta di singoli soggetti identificabili a priori, ma di un gruppo esposto al disturbo. La circostanza che questo gruppo sia numericamente contenuto e raccolto in un ambito territoriale ristretto non è sufficiente a escludere la rilevanza penale del fatto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che, per integrare la contravvenzione di cui all’art. 659 c.p., è necessario che il fastidio non sia limitato agli appartamenti immediatamente attigui alla fonte rumorosa, ma che le onde sonore abbiano una “diffusa attitudine offensiva” e l’idoneità a turbare la pubblica quiete. Tuttavia, questo non significa che l’area interessata debba essere vasta o la densità abitativa elevata.

I giudici di legittimità hanno sottolineato come sia sufficiente che i rumori siano idonei a disturbare un gruppo indeterminato di persone, anche se raccolte in un ambito ristretto come, ad esempio, un condominio. Nel caso in esame, il fatto che il rumore proveniente dalla discoteca fosse in grado di molestare gli abitanti di una decina di edifici era un elemento sufficiente a configurare la potenziale lesione del bene giuridico tutelato dalla norma penale. L’interpretazione del Tribunale, che declassava la condotta a un rapporto di vicinato, è stata ritenuta non corretta perché non tiene conto della natura di pericolo del reato, che prescinde dal numero di soggetti concretamente lesi.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione consolida un principio fondamentale: la valutazione sulla sussistenza del reato di disturbo della quiete pubblica deve concentrarsi sulla potenziale offensività e sulla diffusività del rumore, non sul numero esatto di persone disturbate o sulla densità abitativa dell’area. Anche in un contesto con poche abitazioni, se il rumore è idoneo a raggiungere una pluralità di persone (come i residenti di diversi edifici), il reato può sussistere. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per i gestori di locali pubblici e per i residenti, ribadendo che la tutela della tranquillità pubblica prevale su interpretazioni restrittive basate sulla mera conformazione geografica o urbanistica dei luoghi.

Quando il rumore integra il reato di disturbo della quiete pubblica?
Il reato si configura quando il rumore ha una diffusività tale da essere potenzialmente idoneo a disturbare un numero indeterminato di persone, ledendo così la tranquillità pubblica. Non è necessario che il fastidio sia effettivamente percepito da molte persone, ma è sufficiente la sua potenzialità offensiva.

Il numero limitato di persone disturbate esclude il reato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la vastità dell’area interessata o il numero rilevante di persone disturbate non sono requisiti necessari. Il reato sussiste anche se i rumori sono idonei a disturbare un gruppo indeterminato di persone raccolto in un ambito territoriale circoscritto, come gli abitanti di una decina di edifici.

Qual è la differenza tra il disturbo della quiete pubblica e una questione tra privati?
La differenza risiede nell’estensione del disturbo. Se il rumore è limitato a disturbare solo gli occupanti di un appartamento attiguo (es. quello sovrastante o sottostante), la questione rientra nei rapporti di vicinato e può essere gestita in sede civile. Se invece il rumore ha la capacità di propagarsi e disturbare un numero indefinito di persone (anche se poche e concentrate in una piccola area), si viola un interesse pubblico e si configura il reato penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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