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Disturbo quiete condominiale: quando è reato?

Un uomo è stato condannato per disturbo della quiete condominiale a causa dei rumori provenienti da lavori di ristrutturazione. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, ritenendo la motivazione del giudice di primo grado insufficiente. La Corte ha chiarito che, per configurare il reato, non basta disturbare il vicino diretto, ma è necessario dimostrare che i rumori abbiano l’idoneità a molestare un numero indeterminato di persone all’interno del condominio. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disturbo Quiete Condominiale: Quando i Lavori di Ristrutturazione Diventano Reato?

Il disturbo della quiete condominiale è una delle problematiche più sentite nella vita di tutti i giorni. I rumori provenienti da lavori di ristrutturazione, in particolare, possono trasformare la propria abitazione in una fonte di stress. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7717/2024) ha fornito importanti chiarimenti su quando tali rumori cessano di essere un semplice fastidio per diventare un vero e proprio reato ai sensi dell’art. 659 del Codice Penale. La Corte ha annullato una condanna, sottolineando la necessità di una prova rigorosa sulla diffusione del disturbo.

I Fatti del Caso: Lavori di Ristrutturazione e la Condanna Iniziale

Il caso ha origine dalla condanna inflitta dal Tribunale di Foggia a un uomo, ritenuto responsabile del reato di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone. L’imputato aveva eseguito lavori di ristrutturazione nel proprio appartamento per un periodo di circa sei mesi, dall’ottobre 2018 al marzo 2019. Il Tribunale lo aveva condannato al pagamento di un’ammenda di 200 euro e al risarcimento dei danni in favore della parte civile, basando la decisione sulla presunta violazione delle fasce orarie consentite dal regolamento condominiale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, articolando due principali motivi di doglianza.

Travisamento della Prova e Violazione di Legge

Il primo motivo lamentava un vizio di motivazione per travisamento della prova. La difesa ha evidenziato come il Tribunale avesse fondato la sua decisione sull’esistenza di un regolamento condominiale che stabiliva specifici orari per i lavori, ma tale regolamento non era mai stato prodotto in giudizio né menzionato dai testimoni. Di fatto, la condanna si basava su una prova inesistente.

In secondo luogo, si contestava la violazione dell’art. 659 c.p. e un ulteriore travisamento della prova. Per integrare il reato di disturbo della quiete condominiale, la giurisprudenza consolidata richiede che i rumori siano idonei a disturbare non solo i vicini diretti, ma una parte consistente e indeterminata dei condomini. Nel caso di specie, un testimone chiave, l’inquilino dell’appartamento sottostante a quello dei lavori, aveva dichiarato esplicitamente di non aver subito alcun disturbo, né lui né sua moglie. Questa testimonianza, secondo la difesa, minava alla base l’ipotesi accusatoria di un disturbo diffuso.

La Decisione della Cassazione sul Disturbo della Quiete Condominiale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata e rinviando il caso al Tribunale di Foggia per un nuovo giudizio. I giudici supremi hanno ritenuto la motivazione della sentenza di condanna carente e assertiva.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito i principi fondamentali per la configurabilità della contravvenzione di cui all’art. 659 c.p. in un contesto condominiale. Non è necessario dimostrare che il rumore abbia interessato una vasta area o un numero elevato di persone. Tuttavia, è indispensabile provare che le emissioni sonore siano idonee ad arrecare disturbo a un gruppo indeterminato di persone.

In un condominio, ciò significa che il disturbo non può essere limitato agli occupanti dell’appartamento sovrastante o sottostante alla fonte di rumore, ma deve avere la capacità di propagarsi e molestare una parte più consistente degli abitanti dell’edificio. La motivazione del Tribunale era lacunosa proprio su questo punto cruciale: non aveva argomentato in modo sufficiente sull’idoneità dei rumori a disturbare le occupazioni o il riposo di una pluralità di condomini.

La Corte ha anche ricordato che, sebbene non sia sempre necessaria una perizia tecnica per accertare il superamento della normale tollerabilità, le dichiarazioni dei testimoni devono essere sufficientemente dettagliate da descrivere le caratteristiche e gli effetti dei rumori percepiti, così da permettere al giudice una valutazione oggettiva.

Le Conclusioni

La sentenza in commento offre importanti implicazioni pratiche. Chi effettua lavori di ristrutturazione deve certamente agire con diligenza, ma una condanna per disturbo della quiete condominiale non può basarsi su mere affermazioni o sul disturbo lamentato da un singolo vicino. È onere dell’accusa dimostrare, con prove concrete, che i rumori prodotti avevano una potenzialità lesiva tale da raggiungere e molestare un numero indefinito di residenti. L’assenza di tale prova, come nel caso di specie, rende la motivazione della condanna insufficiente e, di conseguenza, la sentenza deve essere annullata. La decisione riafferma un principio di garanzia, evitando che semplici liti di vicinato possano sfociare automaticamente in una condanna penale.

Per configurare il reato di disturbo della quiete condominiale è sufficiente che il rumore disturbi solo il vicino diretto?
No, secondo la sentenza non è sufficiente. I rumori devono essere idonei a disturbare non solo gli abitanti degli appartamenti direttamente sopra o sotto la fonte del rumore, ma una parte più consistente degli occupanti dello stesso edificio.

È sempre necessaria una perizia tecnica per dimostrare che i rumori superano la normale tollerabilità?
No, la sentenza chiarisce che il giudice può fondare il suo convincimento anche su altri elementi probatori, come le dichiarazioni di testimoni che siano in grado di riferire in modo credibile le caratteristiche e gli effetti dei rumori percepiti, permettendo di accertare il superamento della soglia di normale tollerabilità.

Cosa succede se un tribunale basa una condanna su una prova che non è stata presentata nel processo?
La sentenza può essere annullata per vizio di motivazione, in particolare per ‘travisamento della prova’. Nel caso analizzato, il Tribunale aveva fatto riferimento a un regolamento condominiale mai acquisito agli atti, un errore che ha contribuito all’annullamento della decisione da parte della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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