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Distruzione scritture contabili: onere della prova

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imprenditrice condannata per il reato di distruzione scritture contabili. La Corte ribadisce che spetta all’imputato l’onere della prova di dimostrare non solo l’avvenuta distruzione dei documenti, ma anche la data precisa, al fine di potersi avvalere della prescrizione. In assenza di tale prova, il reato può essere considerato come occultamento, di natura permanente, con un termine di prescrizione che decorre dall’accertamento fiscale.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Distruzione Scritture Contabili: l’Onere della Prova spetta all’Imputato

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di distruzione scritture contabili, fornendo chiarimenti cruciali sulla differenza tra ‘distruzione’ e ‘occultamento’ e, soprattutto, su chi gravi l’onere di provare la data del reato ai fini della prescrizione. La decisione sottolinea l’importanza di una difesa tecnica precisa fin dai primi gradi di giudizio.

I fatti di causa

Una contribuente veniva condannata sia in primo grado dal Tribunale sia in appello dalla Corte di Appello per il reato previsto dall’articolo 10 del D.Lgs. 74/2000. L’accusa era di aver distrutto o occultato le fatture emesse in diverse annualità (2013, 2014, 2015, 2016 e 2018), al fine di evadere le imposte. La pena inflitta era di due anni di reclusione. L’imputata decideva quindi di ricorrere per Cassazione, lamentando errori di diritto nella valutazione dei fatti e nella determinazione della pena.

I motivi del ricorso e la prescrizione per distruzione scritture contabili

Il ricorso si fondava su due motivi principali:
1. Errata qualificazione della condotta e prescrizione: La difesa sosteneva che la Corte d’Appello non avesse verificato se la condotta fosse di ‘distruzione’ o di ‘occultamento’. Qualificando il fatto come ‘distruzione’, si sarebbe trattato di un reato istantaneo, consumato al momento della soppressione dei documenti. Di conseguenza, il reato relativo all’annualità 2013 sarebbe caduto in prescrizione. La sentenza di primo grado, pur riconoscendo la condotta come distruttiva, non ne aveva tratto le dovute conseguenze in termini di prescrizione.
2. Errata dosimetria della pena: In subordine, la ricorrente contestava il calcolo della pena. A suo avviso, trattandosi di reati distinti per ogni annualità, il giudice avrebbe dovuto applicare l’istituto della continuazione e non considerare il fatto come un reato unitario, soprattutto perché alcune delle violazioni erano ormai prescritte.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni. In primo luogo, ha rilevato un vizio procedurale decisivo: la doglianza relativa alla prescrizione per la specifica condotta di distruzione non era stata sollevata con i motivi di appello. Tale omissione ha precluso alla Cassazione la possibilità di esaminare la questione nel merito, poiché non può essere introdotta per la prima volta in sede di legittimità.

Nel merito, la Corte ha comunque colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale in materia di distruzione scritture contabili. La giurisprudenza distingue nettamente tra ‘distruzione’ e ‘occultamento’:
* La distruzione è un reato istantaneo: si consuma nel momento in cui i documenti vengono eliminati e da quel momento decorre la prescrizione.
* L’occultamento è un reato permanente: la condotta illecita perdura fino al momento dell’accertamento fiscale, e solo da allora inizia a decorrere il termine di prescrizione.

Il punto cruciale, evidenziato dalla Corte, è l’onere della prova. In base al principio della ‘vicinanza della prova’, spetta all’imputato che invoca la prescrizione dimostrare non solo che i documenti sono stati effettivamente distrutti (e non solo nascosti), ma anche e soprattutto l’epoca in cui tale distruzione è avvenuta. Senza questa prova, la censura è considerata aspecifica e non può essere accolta.

L’inammissibilità del primo motivo ha determinato, ‘a cascata’, anche l’inammissibilità del secondo motivo relativo al trattamento sanzionatorio. Non potendo contestare la natura unitaria del reato, come stabilito dalla sentenza di primo grado, cadeva anche la richiesta di applicare l’istituto della continuazione.

le conclusioni

La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, conferma un orientamento consolidato e di grande rilevanza pratica. Chi è accusato del reato di distruzione scritture contabili non può limitarsi ad affermare che i documenti sono stati distrutti per beneficiare di una possibile prescrizione. È necessario fornire prove concrete che dimostrino il momento esatto della distruzione. In assenza di tale prova, la condotta viene presuntivamente qualificata come occultamento, un reato permanente per il quale i termini di prescrizione sono molto più lunghi, decorrendo solo dal momento dell’accertamento fiscale. La decisione ribadisce inoltre l’importanza di formulare in modo completo e specifico tutti i motivi di doglianza già nel giudizio di appello, pena l’inammissibilità in Cassazione.

Qual è la differenza tra ‘distruzione’ e ‘occultamento’ di scritture contabili ai fini della prescrizione?
La distruzione è un reato istantaneo, e la prescrizione inizia a decorrere dal momento in cui i documenti vengono eliminati. L’occultamento è un reato permanente, la cui condotta illecita si protrae fino al momento dell’accertamento fiscale, e solo da quel momento decorre la prescrizione.

Su chi ricade l’onere di provare che le scritture contabili sono state distrutte in una data specifica?
Secondo la Corte, l’onere di provare sia l’avvenuta distruzione (e non il semplice occultamento) sia l’epoca precisa in cui è avvenuta spetta all’imputato che intende avvalersi della prescrizione.

Cosa succede se un motivo di ricorso non viene presentato nel giudizio di appello?
Se un motivo di ricorso, come la contestazione sulla prescrizione, non viene sollevato nei motivi di appello, non può essere proposto per la prima volta in Cassazione. Il ricorso su quel punto verrà dichiarato inammissibile per vizio procedurale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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