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Disponibilità della droga: ricorso inammissibile

Un soggetto condannato per detenzione di stupefacenti ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che gli indizi a suo carico non fossero sufficienti a provare la sua effettiva disponibilità della droga. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che la rivalutazione delle prove spetta ai giudici di merito e non può essere oggetto del giudizio di legittimità. Di conseguenza, ha confermato la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disponibilità della Droga: Quando gli Indizi Bastano per la Condanna

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: il giudizio di legittimità non può trasformarsi in una nuova valutazione dei fatti. Il caso analizzato riguarda la condanna di un uomo per detenzione di stupefacenti, basata su una serie di indizi che ne provavano la disponibilità della droga. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Processo

Un individuo veniva condannato nei gradi di merito per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. La condanna si fondava su prove indiziarie raccolte dalle forze dell’ordine. L’uomo era stato osservato per circa due ore in una nota piazza di spaccio mentre, a più riprese, inseriva le mani in un’apertura in un muro, estraeva una bustina trasparente e ne prelevava qualcosa. Dopo essersi allontanato e tornato più volte, i militari decidevano di intervenire durante un ennesimo prelievo.

All’interno del nascondiglio veniva rinvenuta la sostanza stupefacente. Inoltre, sul posto era presente un potenziale acquirente, il quale dichiarava di essere lì per acquistare cinque dosi di cocaina al prezzo di 100 euro e di avere già la somma in mano mentre parlava con l’imputato.

L’imputato, ritenendo le prove insufficienti e ambigue, proponeva ricorso in Cassazione, contestando l’affermazione della sua responsabilità e, in particolare, la riconducibilità a lui della disponibilità della droga sequestrata.

La Decisione sulla Disponibilità della Droga

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo gli Ermellini, le censure sollevate dal ricorrente non erano ammissibili in sede di legittimità. Esse, infatti, si configuravano come semplici “doglianze in punto di fatto”, ovvero un tentativo di ottenere dalla Suprema Corte una nuova e diversa valutazione delle prove già adeguatamente esaminate e ritenute sufficienti dalla Corte d’Appello.

La Corte ha sottolineato come i giudici di merito avessero spiegato in modo puntuale e logico le ragioni per cui la cocaina doveva considerarsi nella piena disponibilità dell’imputato, sulla base degli elementi raccolti: i movimenti sospetti e ripetuti, il luogo noto per lo spaccio, il ritrovamento della droga nel nascondiglio “visitato” dall’uomo e le dichiarazioni dell’acquirente.

Le Motivazioni

La motivazione centrale della decisione risiede nella netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono ripresentare le stesse argomentazioni fattuali già respinte in Appello. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria.

Nel caso specifico, il ricorrente non ha evidenziato vizi di legge o travisamenti della prova (cioè una lettura palesemente errata di un atto processuale), ma si è limitato a proporre una lettura alternativa delle prove, cosa non consentita in Cassazione. Poiché la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione coerente e completa per giustificare la condanna, la Suprema Corte non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma che per ottenere una condanna per detenzione di stupefacenti non è sempre necessaria la prova del possesso fisico e diretto della sostanza. La disponibilità della droga può essere provata anche attraverso elementi indiziari, a condizione che questi siano gravi, precisi e concordanti. Inoltre, viene ribadito che il ricorso in Cassazione deve basarsi su specifiche violazioni di legge o vizi logici della motivazione, e non può essere utilizzato come un pretesto per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti compiuto dai giudici di merito.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le argomentazioni presentate erano “mere doglianze in punto di fatto”, ossia un tentativo di far riesaminare le prove dalla Corte di Cassazione, compito che spetta invece ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il ricorso non evidenziava violazioni di legge o vizi logici nella motivazione della sentenza precedente.

Quali elementi sono stati considerati sufficienti per dimostrare la disponibilità della droga?
La disponibilità è stata dimostrata attraverso una serie di indizi convergenti: l’imputato è stato visto sostare per due ore in una piazza di spaccio, infilare ripetutamente le mani in un’apertura dove poi è stata trovata la droga, estrarre una bustina e prelevare qualcosa. Inoltre, un avventore ha dichiarato di essere lì per acquistare da lui 5 dosi di cocaina.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
A causa dell’inammissibilità del ricorso e della presenza di profili di colpa in tale determinazione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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