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Disponibilità dei beni: i limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una terza interessata contro un’ordinanza di sequestro. La sentenza chiarisce che il concetto di disponibilità dei beni ai fini del sequestro è più ampio della proprietà civilistica e che, in sede di legittimità, non si può contestare la sufficienza della motivazione, ma solo la sua totale assenza o apparenza. Il ricorso è stato respinto perché le motivazioni del Tribunale del riesame, basate su elementi fattuali come la convivenza e l’occultamento dei beni, erano presenti e logiche, rendendo la censura un’inammissibile richiesta di riesame nel merito.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disponibilità dei beni: i limiti del ricorso in Cassazione contro il sequestro

Nel contesto delle misure cautelari reali, il concetto di disponibilità dei beni assume un’importanza cruciale, distaccandosi dalla nozione civilistica di proprietà. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 1273 del 2024, offre un’analisi dettagliata di questo principio e chiarisce i ristretti limiti entro cui è possibile impugnare un’ordinanza di sequestro davanti alla Suprema Corte. Questo caso illustra come la relazione di fatto con un bene possa essere sufficiente per giustificarne il sequestro, anche quando un terzo ne rivendichi la proprietà formale.

I Fatti del Caso

Il Tribunale del riesame di Parma confermava un provvedimento di sequestro, finalizzato alla confisca diretta o per equivalente, per un valore superiore a 3,2 milioni di euro. Tale somma era considerata il profitto di un reato percepito da una società. Durante l’esecuzione del sequestro, la Guardia di Finanza rinveniva ingenti somme di denaro, un orologio di lusso e diverse borse e valigie di marca, in parte presso un appartamento e in parte occultati in un controsoffitto presso la sede di un’altra società.

Una terza persona, convivente dell’indagato, proponeva riesame, sostenendo di essere la legittima proprietaria dei beni. Tuttavia, il Tribunale rigettava la sua richiesta. Successivamente, la terza interessata presentava ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge. A suo dire, il provvedimento impugnato si basava su una motivazione solo apparente, che aveva ingiustamente “scaricato” su di lei l’onere di dimostrare la sua esclusiva titolarità dei beni, in contrasto con il principio secondo cui spetta all’accusa provare la disponibilità degli stessi in capo all’indagato.

La Nozione di Disponibilità dei Beni nel Sequestro

Il punto centrale della difesa era che il Tribunale del riesame avesse errato nel valutare la prova. La ricorrente sosteneva che l’onere di dimostrare che i beni fossero nella sfera di controllo dell’indagato spettasse all’accusa. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire due principi fondamentali.

1. Limiti del ricorso per cassazione: In materia di misure cautelari reali, il ricorso è ammesso solo per “violazione di legge”. Questo non include il vizio di “insufficienza” o “illogicità” della motivazione, ma solo la sua totale assenza o la sua natura meramente apparente, cioè una motivazione che esiste formalmente ma non spiega le ragioni della decisione.
2. Concetto di disponibilità: La Corte ha ricordato la sua consolidata giurisprudenza secondo cui, ai fini del sequestro e della confisca, la disponibilità dei beni non coincide con la proprietà civilistica, ma si estende a tutte quelle situazioni in cui il bene ricade nella sfera degli interessi economici del reo. Si tratta di una relazione di fatto con la cosa, connotata dall’esercizio di poteri corrispondenti al diritto di proprietà, anche se esercitati per interposta persona.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto che il ricorso, pur denunciando formalmente una violazione di legge, mirasse in realtà a contestare nel merito la valutazione del Tribunale, un’operazione non consentita in sede di legittimità. La motivazione dell’ordinanza impugnata non era né assente né apparente. Al contrario, il Tribunale del riesame aveva fondato la sua decisione su una serie di elementi concreti e non contestati: la pacifica convivenza tra la ricorrente e l’indagato; l’incapacità della ricorrente di produrre documentazione che attestasse la proprietà dei beni di lusso; le dichiarazioni iniziali dello stesso indagato, che aveva affermato la pertinenza a sé dei beni sequestrati; la modalità di occultamento del denaro e degli oggetti di valore in un controsoffitto, circostanza che mal si concilia con un’origine lecita.

Questi elementi, complessivamente considerati, costituivano una motivazione logica e coerente a sostegno della riconducibilità dei beni alla disponibilità dei beni dell’indagato. Pertanto, la censura della ricorrente si traduceva in una richiesta di diversa valutazione delle prove, inammissibile davanti alla Cassazione.

Le conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza i confini del sindacato della Corte di Cassazione sulle misure cautelari reali, limitandolo alla sola violazione di legge. Sottolinea inoltre la portata ampia del concetto di disponibilità dei beni nel diritto penale, che si fonda su una valutazione fattuale del controllo e dell’interesse economico che l’indagato ha sul bene, a prescindere dall’intestazione formale. Per i terzi che rivendicano la proprietà di beni sequestrati, ciò significa che non è sufficiente affermare un titolo di proprietà, ma è necessario dimostrare che l’indagato non avesse alcuna effettiva relazione di potere o godimento con il bene, un onere probatorio particolarmente difficile in presenza di stretti legami personali o di convivenza.

Cosa si intende per ‘disponibilità dei beni’ ai fini del sequestro penale?
Per ‘disponibilità dei beni’ non si intende la proprietà in senso civilistico, ma una relazione di fatto con il bene. Comprende tutte le situazioni in cui il bene rientra nella sfera degli interessi economici dell’indagato, che esercita su di esso poteri di fatto come se ne fosse il proprietario, anche tramite terze persone.

Quali sono i limiti del ricorso in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro?
Il ricorso per cassazione contro misure cautelari reali è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Non si può contestare l’insufficienza o la mancanza di logica della motivazione, ma solo la sua totale inesistenza o la sua apparenza, cioè quando la motivazione è una mera formula di stile senza un reale ragionamento.

Come ha valutato la Corte gli indizi di disponibilità dei beni in capo all’indagato?
La Corte ha ritenuto che il Tribunale del riesame avesse correttamente motivato sulla base di più elementi: la convivenza tra la ricorrente e l’indagato, l’assenza di prove sulla proprietà dei beni da parte della ricorrente, le dichiarazioni iniziali dell’indagato e, soprattutto, l’occultamento dei beni in un controsoffitto, un comportamento indicativo della volontà di nascondere beni di provenienza illecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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