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Disponibilità bene sequestrato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una terza persona che rivendicava la proprietà di beni ereditati, tra cui un immobile e un libretto postale, sottoposti a sequestro preventivo. I beni erano stati sequestrati ai suoi familiari, indagati per riciclaggio. La Corte ha ritenuto che, al di là della titolarità formale, la reale disponibilità del bene sequestrato fosse riconducibile agli indagati, basandosi su una serie di passaggi ereditari e testamentari ritenuti strumentali a mascherare la proprietà.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Titolarità Formale vs. Sostanziale: la Disponibilità del Bene Sequestrato

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 13011/2024 offre un’importante lezione sulla differenza tra proprietà formale e disponibilità bene sequestrato nell’ambito delle misure cautelari reali. Il caso riguarda il ricorso presentato dalla nipote di due indagati per riciclaggio, la quale si dichiarava legittima proprietaria di beni ereditati ma di fatto, secondo i giudici, nella piena disponibilità dei suoi familiari.

I Fatti del Caso: una Complessa Vicenda Ereditaria

Il Giudice per le indagini preliminari aveva emesso un decreto di sequestro preventivo per equivalente, finalizzato alla confisca, su beni per un valore di oltre 18 milioni di euro. Tra i beni sequestrati figuravano una quota di un immobile e un libretto postale, ritenuti nella disponibilità di due fratelli, indagati per il reato di riciclaggio.

La figlia di uno degli indagati ha proposto ricorso, sostenendo di essere la legittima proprietaria dei beni insieme ai suoi cugini. A suo dire, i beni le erano pervenuti per successione testamentaria dalla nonna paterna, deceduta nel 2022. Quest’ultima, a sua volta, aveva ereditato parte dell’immobile dal marito (nonno della ricorrente), deceduto nel 2002.

La ricorrente ha argomentato che i beni non erano mai appartenuti agli indagati e che, pertanto, il sequestro era illegittimo. Ha inoltre sottolineato che il testamento della nonna, pur prevedendo un legato d’uso sull’immobile a favore degli indagati, era stato pubblicato solo dopo l’esecuzione della misura cautelare, non potendo quindi avere ad oggetto beni futuri.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Giudice per le indagini preliminari che il Tribunale del Riesame hanno respinto le istanze della ricorrente. I giudici di merito hanno ricostruito una complessa serie di passaggi di proprietà, fornendo una “lettura” della vicenda che andava oltre la titolarità formale. Secondo il Tribunale, la disponibilità bene sequestrato era in realtà riconducibile ai due fratelli indagati, mentre la titolarità formale in capo ai nipoti appariva come una mera “schermatura”.

L’Analisi della Disponibilità del Bene Sequestrato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale: il ricorso per Cassazione contro le ordinanze in materia di sequestro è ammesso solo per violazione di legge, non per riesaminare i fatti. Un vizio di motivazione può essere denunciato solo se è così radicale da rendere l’argomentazione del giudice incomprensibile o del tutto assente.

Nel caso di specie, la motivazione del Tribunale, sebbene potenzialmente discutibile nel merito, non era né mancante né meramente apparente. I giudici avevano infatti costruito un ragionamento logico basato su una serie di elementi temporali e fattuali.

Le motivazioni

La Corte ha evidenziato diversi punti cruciali nella ricostruzione del Tribunale:
1. Pubblicazione Tardiva del Testamento: Il testamento del nonno, deceduto nel 2002, era stato pubblicato solo nel 2009, ben sette anni dopo. Questo ritardo è stato considerato strumentale e legato all’esecuzione, nel 2007, di una misura cautelare nei confronti di uno degli indagati per associazione a delinquere.
2. Successione “Mascherata”: Nonostante il testamento del nonno rendesse la nonna piena titolare, la denuncia di successione originaria (del 2002) attribuiva quote di proprietà anche ai due figli indagati. Questa denuncia non era mai stata modificata dopo la pubblicazione del testamento, suggerendo che la titolarità esclusiva della madre fosse una facciata.
3. Il Testamento della Nonna: La nonna, deceduta nel dicembre 2022 (pochi mesi dopo l’applicazione di misure cautelari agli indagati nel presente procedimento), ha lasciato i beni ai nipoti, ma ha disposto un legato d’uso sull’immobile a favore dei figli. Questo atto è stato interpretato come un modo per “regolarizzare” una disponibilità di fatto che i figli avevano sempre mantenuto.
4. Il Libretto Postale: Per quanto riguarda il libretto, il Tribunale aveva evidenziato la cointestazione a uno degli indagati, accompagnata da una delega a operare, elemento sufficiente a dimostrarne la disponibilità.

Le conclusioni

In conclusione, la Cassazione ha ritenuto che il Tribunale avesse fornito una lettura logica e coerente della vicenda, interpretando la sequenza degli atti successori non come eventi isolati, ma come parti di un disegno volto a mascherare l’effettiva disponibilità bene sequestrato da parte degli indagati. La titolarità formale della ricorrente e dei suoi cugini è stata considerata una schermatura di una situazione di fatto ben diversa. La Corte ha quindi dichiarato inammissibile il ricorso, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

Un terzo, proprietario formale di un bene, può ottenerne la restituzione se questo è sequestrato a un indagato?
Non necessariamente. Come dimostra questa sentenza, il giudice può andare oltre la titolarità formale (ad esempio, quella risultante da un’eredità) e valutare chi abbia la disponibilità sostanziale e di fatto del bene. Se emerge che la proprietà del terzo è solo una “schermatura” per nascondere la reale disponibilità dell’indagato, il sequestro viene mantenuto.

Quali elementi possono indicare una disponibilità di fatto diversa dalla proprietà formale?
Il giudice può considerare una serie di indizi, come la tempistica sospetta di atti giuridici (es. pubblicazione tardiva di un testamento in coincidenza con misure cautelari), la presenza di diritti reali minori a favore dell’indagato (come un legato d’uso), e la gestione concreta del bene (es. una delega a operare su un conto corrente).

Quali sono i limiti del ricorso in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro?
Il ricorso per Cassazione è ammesso solo per “violazione di legge”. Ciò significa che la Corte non può riesaminare i fatti o valutare se l’interpretazione del giudice di merito sia la più convincente. Può solo annullare il provvedimento se la motivazione è del tutto mancante, palesemente illogica o contraddittoria, al punto da non rendere comprensibile il percorso logico seguito dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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