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Disobbedienza militare: reato anche se il fatto è lieve

Un carabiniere, condannato in primo grado per disobbedienza militare per non aver liberato completamente il suo alloggio di servizio, veniva prosciolto in appello per la particolare tenuità del fatto. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo successivo ricorso, confermando che la disobbedienza militare, anche se di lieve entità, costituisce reato perché lede il bene giuridico della disciplina, distinguendo tra fatto penalmente irrilevante e fatto non punibile.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disobbedienza Militare: Anche un Fatto Lieve è Reato per la Cassazione

Il concetto di disobbedienza militare è al centro di una recente sentenza della Corte di Cassazione, che chiarisce un punto fondamentale: la differenza tra un comportamento penalmente irrilevante e un reato non punibile per la sua particolare tenuità. Il caso riguarda un carabiniere che non aveva completamente liberato il suo alloggio di servizio come ordinato, un gesto apparentemente minore ma con significative implicazioni legali.

I Fatti di Causa

La vicenda ha inizio quando un carabiniere in servizio presso la stazione di Schio riceve l’ordine dal suo comandante di liberare la stanza di servizio che occupava, per far posto a nuovi colleghi in arrivo. Il militare, tuttavia, obbedisce solo parzialmente, lasciando all’interno della stanza un frigorifero, una libreria e alcuni imballi. Questo comportamento, avvenuto tra luglio e agosto 2022, porta alla sua incriminazione per il reato di disobbedienza, previsto dall’articolo 173 del codice penale militare di pace.

L’Iter Giudiziario: dalla Condanna al Proscioglimento

In primo grado, il Tribunale militare di Verona, con rito abbreviato, condanna il carabiniere alla pena di 2 mesi e 20 giorni di reclusione militare. La decisione viene però riformata dalla Corte militare di appello, che, pur riconoscendo la sussistenza del reato, dichiara l’imputato non punibile per la “particolare tenuità del fatto” ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale. Secondo la Corte d’appello, il disservizio creato, limitato a un paio di settimane e consistente solo in una riduzione dello spazio disponibile per i nuovi arrivati, era di entità talmente lieve da non meritare una sanzione penale.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della disobbedienza militare

Nonostante il proscioglimento, l’imputato decide di ricorrere in Cassazione. La sua tesi difensiva era netta: il suo comportamento non era semplicemente “lieve”, ma totalmente “inoffensivo”. Secondo la difesa, lasciare alcuni oggetti nell’alloggio non aveva né impedito né limitato significativamente la possibilità dei nuovi colleghi di disporre della stanza. Pertanto, non essendoci una lesione concreta al bene giuridico tutelato (la disciplina militare e le esigenze di servizio), il fatto non avrebbe dovuto costituire reato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non significa che il reato sia inesistente, ma, al contrario, ne conferma la sussistenza e la rilevanza penale. Se il fatto fosse stato totalmente inoffensivo, il giudice avrebbe dovuto pronunciare un’assoluzione piena.

La Corte ha sottolineato che la disobbedienza militare non può essere considerata inoffensiva. La volontà manifestata da un superiore gerarchico è stata disattesa, compromettendo il bene giuridico della disciplina. Questo comportamento svilisce l’autorità e può avere conseguenze negative sul piano emulativo all’interno del consorzio militare.

Inoltre, la Corte ha specificato che la disciplina è funzionale anche al mantenimento di un ordinato svolgimento dei rapporti di convivenza all’interno della caserma. L’argomento dell’imputato, secondo cui era in licenza per parte del periodo e quindi impossibilitato a obbedire, è stato rigettato. Anzi, la circostanza che egli sia partito per la licenza sapendo di aver lasciato l’ordine ineseguito è stata considerata un’aggravante, dimostrando una scarsa considerazione sia per i colleghi che per l’autorità del superiore.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cruciale nel diritto penale militare: la disciplina è un valore fondamentale la cui lesione, anche se minima, integra il reato di disobbedienza. La distinzione tra un fatto non punibile per tenuità e un fatto penalmente irrilevante è sostanziale. Il primo è un reato a tutti gli effetti, la cui commissione viene accertata e iscritta nel casellario giudiziale, con possibili conseguenze future. Il secondo, invece, è un “non-reato”. Questa pronuncia serve da monito: nel contesto militare, anche le piccole infrazioni agli ordini possono avere conseguenze penali, poiché minano le fondamenta stesse della struttura gerarchica e della funzionalità delle forze armate.

Un militare può essere punito per non aver liberato completamente il suo alloggio di servizio?
Sì, omettere di obbedire a un ordine di liberare un alloggio di servizio costituisce il reato di disobbedienza militare. Tuttavia, se il danno o il pericolo causato è di minima entità, il giudice può dichiarare il reato non punibile per particolare tenuità del fatto.

Perché la condotta del militare è stata considerata un reato e non un semplice illecito disciplinare?
Perché la disobbedienza a un ordine impartito da un superiore gerarchico lede direttamente il bene giuridico della disciplina militare, che è protetto da una norma penale. La Corte ha stabilito che tale condotta compromette l’autorità e l’ordinato svolgimento del servizio, superando la soglia della mera rilevanza disciplinare.

Qual è la differenza tra essere prosciolto per ‘particolare tenuità del fatto’ e un’assoluzione piena?
Il proscioglimento per particolare tenuità del fatto presuppone che il reato sia stato effettivamente commesso e sia stato accertato dal giudice. Questa decisione viene iscritta nel casellario giudiziale e può impedire future applicazioni dello stesso beneficio. Un’assoluzione piena, invece, accerta che l’imputato non ha commesso il reato, senza lasciare alcuna traccia negativa a suo carico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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