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Disegno criminoso unitario: no se c’è abitudine

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso unitario per due rapine improprie commesse a sei mesi di distanza. La Corte ha stabilito che l’ampio lasso temporale e la natura dei reati (furti di necessità in supermercati) non supportano l’idea di un piano preordinato, ma indicano piuttosto un’abitualità criminosa e scelte di vita contingenti.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso Unitario: la Cassazione traccia il confine con l’Abitualità

L’ordinanza n. 4071/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante chiarificazione sui criteri per distinguere il disegno criminoso unitario dall’abitualità criminale. La Suprema Corte ha esaminato il caso di due reati simili commessi a distanza di sei mesi, concludendo che tale intervallo temporale, unito alla natura dei crimini, depone a favore di una scelta di vita illecita piuttosto che di un piano preordinato. Analizziamo la decisione nel dettaglio.

I Fatti del Caso

Un individuo presentava ricorso alla Corte di Cassazione contro un’ordinanza del Tribunale di Taranto. Quest’ultima aveva negato l’applicazione della continuazione tra due reati. Nello specifico, si trattava di due episodi di furto in un supermercato, aventi ad oggetto beni di prima necessità, che si erano trasformati in rapine improprie a seguito della reazione violenta del soggetto contro il personale commerciale nel tentativo di fuggire con la merce.

Il ricorrente sosteneva l’esistenza di un unico disegno criminoso basandosi sull’identità del tipo di reato commesso e del luogo. Tuttavia, il punto cruciale della controversia era la distanza temporale di circa sei mesi tra il primo e il secondo episodio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni manifestamente infondate e confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. I giudici di legittimità hanno ribadito che la valutazione sull’esistenza di una volizione unitaria deve basarsi su una serie di indici, tra cui il criterio temporale assume un ruolo significativo.

L’Importanza del Criterio Temporale nel disegno criminoso unitario

La Corte ha sottolineato come una distanza temporale di sei mesi tra i due reati renda la decisione del giudice di merito non illogica. Secondo i giudici, è ragionevole ritenere che, al momento della commissione del primo reato, il secondo non fosse stato ancora programmato, neanche nelle sue linee essenziali. Il disegno criminoso unitario presuppone infatti una pianificazione iniziale che abbracci tutti gli episodi delittuosi, un elemento che l’ampio lasso temporale tende a escludere.

Disegno Criminoso vs. Abitualità Criminale: La Valutazione dei Giudici

Il cuore della pronuncia risiede nella distinzione tra un piano criminale unico e una più generica inclinazione a delinquere. La Cassazione ha avallato la tesi del Tribunale secondo cui i due reati, pur identici per tipologia, fossero riconducibili a determinazioni occasionali e contingenti. Più che l’attuazione di un progetto unitario, tali condotte sono state interpretate come l’espressione di un’abitualità criminosa e di scelte di vita orientate alla consumazione sistematica di illeciti, come confermato da precedente giurisprudenza (Cass. n. 35806/2016).

Le Motivazioni dell’Ordinanza

Le motivazioni della Corte si fondano su una logica stringente e coerente con l’orientamento consolidato. In primo luogo, il fattore tempo: un intervallo di sei mesi è considerato sufficientemente lungo da interrompere la presunzione di un piano unico. In secondo luogo, la natura dei reati: furti di beni di necessità che degenerano in rapina sono stati visti come reati ‘d’occasione’, dettati da bisogni contingenti piuttosto che da una strategia a lungo termine. La valutazione del giudice dell’esecuzione, che ha qualificato i fatti come sintomatici di un’abitualità criminale, ha superato il vaglio di logicità della Suprema Corte, rendendo il ricorso infondato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per ottenere il riconoscimento del disegno criminoso unitario, non è sufficiente dimostrare la somiglianza dei reati commessi. È necessario provare l’esistenza di un’unica programmazione iniziale che li comprenda tutti. Un significativo intervallo temporale tra le condotte costituisce un forte indizio contrario, che sposta l’interpretazione verso la figura dell’abitualità criminosa. Per la difesa, ciò significa che la richiesta di continuazione deve essere supportata da elementi concreti che dimostrino un legame programmatico tra i reati, superando la mera identità del modus operandi.

Quando due reati possono essere considerati parte di un unico disegno criminoso?
Secondo la Corte, i reati devono essere l’attuazione di un piano prestabilito, almeno nelle sue linee essenziali, prima della commissione del primo reato. Non basta la semplice somiglianza delle condotte.

Un intervallo di tempo di sei mesi tra due reati esclude automaticamente il disegno criminoso unitario?
No, non lo esclude automaticamente, ma è un indice molto forte contro la sua esistenza. Rende logica la conclusione del giudice che, al momento del primo reato, il secondo non fosse stato ancora programmato.

Qual è la differenza tra ‘disegno criminoso unitario’ e ‘abitualità criminosa’ secondo questa ordinanza?
Il ‘disegno criminoso unitario’ implica una programmazione iniziale che lega più reati. L”abitualità criminosa’, invece, descrive reati che sono espressione di scelte di vita e di una tendenza a delinquere sistematica ma contingente, senza un piano unificante a monte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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