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Disegno criminoso unitario: la Cassazione chiarisce

Un imprenditore, condannato per reati fiscali, omissione di contributi e bancarotta fraudolenta, ha richiesto il riconoscimento di un disegno criminoso unitario tra tutti gli illeciti. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, applicando l’istituto della continuazione solo tra i reati fiscali e previdenziali. Ha escluso la bancarotta, ritenendola frutto di un piano criminale distinto e successivo, non parte di un’unica programmazione originaria, delineando così i confini del disegno criminoso unitario.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso Unitario: Quando i Reati Fiscali non si ‘legano’ alla Bancarotta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23902/2025, offre un importante chiarimento sui confini del disegno criminoso unitario. Questo concetto, fondamentale nel diritto penale, permette di unificare più reati sotto un’unica programmazione illecita, con notevoli riflessi sul trattamento sanzionatorio. La pronuncia in esame analizza un caso in cui un imprenditore, condannato per illeciti fiscali, previdenziali e, successivamente, per bancarotta fraudolenta, ha cercato di farli rientrare tutti in un’unica cornice criminale. La Corte, tuttavia, ha tracciato una linea netta, distinguendo le diverse fasi dell’attività illecita.

I Fatti del Caso: Dai Reati Fiscali alla Bancarotta

La vicenda giudiziaria riguarda un imprenditore condannato con tre distinte sentenze, divenute irrevocabili in momenti diversi:
1. La prima, per reati fiscali e tributari (evasione di imposte sui redditi e IVA) commessi nel 2011, attraverso l’uso di fatture per operazioni inesistenti.
2. La seconda, per l’omesso versamento di ritenute previdenziali e assistenziali ai dipendenti, in un periodo compreso tra il 2012 e il 2013.
3. La terza, una sentenza di patteggiamento per bancarotta fraudolenta, in relazione al fallimento della sua società, dichiarato nel 2018.

L’imprenditore, tramite il suo legale, si è rivolto al Giudice dell’esecuzione chiedendo di riconoscere la continuazione tra tutti e tre i gruppi di reati, sostenendo che fossero tutti anelli della stessa catena, finalizzata a un unico scopo.

La Decisione della Corte: il Disegno Criminoso Unitario non sempre sussiste

Il Giudice dell’esecuzione aveva accolto solo parzialmente la richiesta, riconoscendo il legame tra i reati fiscali e quelli previdenziali, ma escludendo la bancarotta. Contro questa decisione, l’imprenditore ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge e una motivazione illogica.

L’Argomentazione del Ricorrente

Secondo la difesa, i reati fiscali e previdenziali non erano altro che il presupposto per la successiva bancarotta. L’intero percorso illecito sarebbe stato programmato fin dall’inizio con l’obiettivo finale di spogliare la società e farla fallire. Le prime condotte, quindi, sarebbero state strumentali alla realizzazione del reato fallimentare.

La Valutazione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del giudice precedente. Ha ritenuto che mancasse l’elemento fondamentale per configurare un disegno criminoso unitario esteso anche alla bancarotta: un’unica, originaria ideazione e determinazione volitiva.

Le Motivazioni: Distinzione tra Piani Criminali

La motivazione della Corte si basa su una distinzione logica e cronologica tra le condotte. Mentre i reati fiscali e previdenziali erano contigui nel tempo e legati alla gestione ordinaria (seppur illecita) della società, la bancarotta fraudolenta rappresentava un salto qualitativo e un piano criminale distinto.

In particolare, i giudici hanno evidenziato che le condotte distrattive che hanno portato al fallimento sono avvenute nel 2018, anni dopo i primi illeciti. L’imprenditore ha spogliato la prima società, ormai in dissesto, per favorire altre due nuove società, gestite di fatto da lui stesso e ‘sorte sulle ceneri’ della prima. Questo comportamento, secondo la Corte, non era una conseguenza programmata fin dal 2011, ma una nuova e autonoma decisione criminale, presa per gestire le conseguenze del dissesto che gli illeciti precedenti avevano contribuito a creare.

La Corte ha sottolineato che, per aversi continuazione, è necessaria una programmazione unitaria e predeterminata ‘almeno nelle linee fondamentali’ fin dal principio. In questo caso, era improbabile che l’imprenditore, nel commettere evasione fiscale nel 2011, avesse già pianificato di creare due nuove società nel 2018 per completare la spoliazione. Si trattava, piuttosto, di due fasi criminali distinte: la prima volta a ottenere vantaggi fiscali illeciti, la seconda a gestire fraudolentemente l’insolvenza ormai conclamata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: non è sufficiente un generico legame logico o una consequenzialità tra reati per stabilire l’esistenza di un disegno criminoso unitario. È indispensabile dimostrare che l’agente abbia concepito, prima di commettere il primo reato, un piano complessivo che includa tutte le successive violazioni.

La decisione ha importanti implicazioni pratiche. Impedisce un’applicazione eccessivamente estensiva dell’istituto della continuazione, che comporterebbe un trattamento sanzionatorio più mite. Per gli operatori del diritto, la sentenza serve da monito: la prova del disegno criminoso unitario deve essere rigorosa e non può basarsi su mere congetture o su una ricostruzione a posteriori degli eventi. La contiguità cronologica è un indizio importante, ma la distanza temporale e la diversa natura delle condotte possono essere elementi decisivi per escludere un’unica programmazione criminale.

Quando più reati possono essere considerati parte di un unico disegno criminoso?
Secondo la sentenza, più reati rientrano in un unico disegno criminoso solo quando sono stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, prima della commissione del primo reato. È necessaria un’unica e originaria ideazione e determinazione volitiva che leghi tutte le condotte.

Perché la Corte ha escluso la bancarotta fraudolenta dal disegno criminoso in questo caso?
La Corte l’ha esclusa perché le condotte di bancarotta (distrazione di beni a favore di nuove società) sono state ritenute frutto di un piano criminale nuovo e autonomo, non facente parte del programma iniziale che riguardava i reati fiscali e previdenziali. La distanza temporale e la diversa natura degli illeciti hanno indicato l’assenza di una programmazione unitaria originaria.

Qual è la conseguenza del mancato riconoscimento della continuazione per il reato di bancarotta?
La conseguenza è che la pena per la bancarotta fraudolenta viene calcolata e scontata autonomamente, senza beneficiare del trattamento sanzionatorio più favorevole previsto per il reato continuato, che avrebbe comportato l’applicazione della pena per il reato più grave aumentata fino al triplo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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