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Disegno criminoso unico: no se mancano prove

Un individuo ha richiesto di unificare diverse condanne penali sostenendo l’esistenza di un disegno criminoso unico. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. La Suprema Corte ha ritenuto che non vi fossero prove sufficienti di un piano unitario e preordinato, dato che i reati, pur essendo simili, erano stati commessi in luoghi e tempi diversi, facendo mancare gli elementi sintomatici necessari per l’applicazione della continuazione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso Unico: La Cassazione Chiarisce i Requisiti

L’istituto della continuazione tra reati, fondato sull’esistenza di un disegno criminoso unico, rappresenta un’importante deroga al principio del cumulo materiale delle pene. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza quali sono i criteri per riconoscerlo, sottolineando che la sola somiglianza tra i reati non è sufficiente se mancano prove concrete di un piano unitario, soprattutto in presenza di una distanza temporale e geografica tra le condotte.

Il Contesto del Ricorso: La Richiesta di Continuazione

Il caso esaminato dalla Suprema Corte nasce dal ricorso di un condannato avverso un’ordinanza del Tribunale di Monza. L’interessato, destinatario di diverse sentenze di condanna emesse dai tribunali di Verbania, Busto Arsizio, Biella e Milano, aveva chiesto al giudice dell’esecuzione di riconoscere il vincolo della continuazione tra tutti i reati. A suo avviso, le diverse azioni delittuose erano tutte riconducibili a un disegno criminoso unico concepito sin dall’inizio.

Il giudice dell’esecuzione, però, aveva respinto la richiesta, ritenendo che non vi fossero elementi sufficienti per provare l’esistenza di un tale programma unitario, in particolare tra reati commessi in regioni diverse (Piemonte e Lombardia) e a notevole distanza di tempo.

La Decisione della Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del giudice di merito, dichiarando il ricorso inammissibile. Secondo gli Ermellini, la valutazione del giudice dell’esecuzione era stata logica, coerente e giuridicamente corretta. Mancava la prova fondamentale richiesta dall’articolo 81 del codice penale: la dimostrazione che l’autore, al momento della commissione del primo reato, avesse già pianificato, almeno nelle linee essenziali, anche i successivi.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha fondato la sua decisione sull’analisi degli elementi sintomatici che, secondo la giurisprudenza consolidata, devono sussistere per poter parlare di disegno criminoso unico. Questi elementi includono:

* Vicinanza cronologica: i reati devono essere stati commessi in un arco di tempo relativamente breve.
* Causale comune: deve esserci un movente unitario che lega le diverse azioni.
* Condizioni di tempo e luogo simili: le circostanze in cui i reati sono stati commessi devono essere analoghe.
* Modalità delle condotte omogenee: le tecniche e i modi di agire devono essere simili.
* Tipologia dei reati e bene tutelato: i reati devono essere della stessa natura e offendere lo stesso tipo di interesse protetto dalla legge.

Nel caso specifico, il giudice aveva correttamente evidenziato come la commissione dei reati in luoghi e tempi diversi minasse alla base la presunzione di un piano unitario. La distanza geografica tra Piemonte e Lombardia e il lasso temporale tra i fatti erano elementi oggettivi che contrastavano con l’idea di un programma delinquenziale unico e preordinato.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: per ottenere il beneficio della continuazione, non basta che i reati siano dello stesso tipo. È necessario fornire al giudice dell’esecuzione prove concrete che dimostrino l’esistenza di un disegno criminoso unico fin dal primo reato. L’onere della prova ricade sul condannato, che deve allegare elementi specifici a sostegno della sua tesi. La decisione evidenzia come la valutazione del giudice debba essere ancorata a dati oggettivi, come la distanza temporale e spaziale, che possono diventare ostacoli insormontabili al riconoscimento del vincolo della continuazione. Infine, la declaratoria di inammissibilità comporta, come previsto dalla legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando più reati possono essere considerati parte di un unico disegno criminoso?
Quando sono parte di un unico programma deliberato fin dall’origine nelle sue linee essenziali per conseguire un determinato fine. Devono essere presenti elementi sintomatici come la vicinanza cronologica tra i fatti, una causale comune, e l’omogeneità nelle modalità di esecuzione e nelle condizioni di tempo e di luogo.

Perché la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso in questo caso?
La Corte ha respinto il ricorso perché non è stata fornita la prova di un disegno criminoso unico. In particolare, i reati erano stati commessi in luoghi diversi (Piemonte e Lombardia) e a distanza di tempo, elementi che, secondo la Corte, contraddicono l’esistenza di un piano unitario e preordinato.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Secondo l’articolo 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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