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Disegno criminoso unico: la Cassazione chiarisce i requisiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva di applicare la disciplina del reato continuato a due sentenze distinte, una per associazione a delinquere e furto, l’altra per furto in abitazione. La Corte ha stabilito che per riconoscere un disegno criminoso unico, il piano deve essere preesistente al primo reato e provato da elementi concreti, escludendolo in questo caso a causa della distanza temporale di un anno tra i fatti, del carattere estemporaneo di uno dei reati e della partecipazione di un complice diverso.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso Unico: La Cassazione e i Requisiti per la Continuazione dei Reati

L’istituto della continuazione, previsto dall’articolo 81 del codice penale, permette di considerare più reati come espressione di un disegno criminoso unico, con conseguente applicazione di un trattamento sanzionatorio più favorevole. Ma quali sono i criteri per stabilire se diversi illeciti sono effettivamente legati da un unico piano? Con l’ordinanza n. 5442/2024, la Corte di Cassazione torna a precisare i confini di questo concetto, sottolineando l’importanza di elementi concreti che vadano oltre la semplice somiglianza dei reati commessi.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda la richiesta di un condannato di applicare la disciplina del reato continuato a fatti giudicati in due separate sentenze. La prima sentenza, divenuta irrevocabile nel 2022, lo condannava per reati legati al traffico di stupefacenti (art. 74 D.P.R. 309/1990) e per furto. La seconda, irrevocabile dal 2018, riguardava un diverso reato di furto in abitazione commesso in concorso.

Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel negare la continuazione, evidenziando come la presenza del reato di furto in entrambe le sentenze dovesse essere considerata un indice della medesima programmazione delittuosa. La sua tesi si basava sull’omogeneità dei reati contro il patrimonio come prova del legame tra le diverse condotte.

La Decisione della Corte di Cassazione sul disegno criminoso unico

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno confermato la decisione della Corte d’Appello di Bari, la quale aveva correttamente escluso la sussistenza di un disegno criminoso unico. La decisione si basa su un principio consolidato: l’identità del piano criminoso deve essere rintracciabile sin dalla commissione del primo reato e non può essere desunta a posteriori solo dalla natura simile dei reati.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha specificato che, per poter parlare di continuazione, non basta che i reati siano simili. È necessario dimostrare, attraverso elementi concreti, che essi siano il frutto di un’unica ideazione e programmazione iniziale. Nel caso di specie, mancavano prove in tal senso. Anzi, diversi fattori indicavano l’assenza di un piano unitario:

1. Distanza Temporale: I fatti oggetto della prima sentenza erano stati commessi circa un anno prima di quelli della seconda. Un lasso di tempo così ampio rende meno probabile un’unica deliberazione iniziale.
2. Modalità Esecutive: Il secondo furto era stato realizzato in modo estemporaneo, ovvero occasionale e non pianificato nel dettaglio come parte di una strategia più ampia.
3. Diversità dei Concorrenti: La partecipazione di un complice diverso nel secondo reato è stata considerata un ulteriore elemento a sfavore della tesi di un piano condiviso e unitario.

La Cassazione, richiamando importanti precedenti giurisprudenziali (tra cui le Sezioni Unite n. 28659/2017), ha ribadito che l’onere della prova grava su chi chiede il riconoscimento della continuazione. Il semplice tentativo di ottenere una rilettura dei fatti, senza contestare vizi di legittimità, non è ammissibile in sede di Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale in materia di reato continuato: la mera ripetizione di reati della stessa specie non è sufficiente a integrare un disegno criminoso unico. Per ottenere il beneficio di un trattamento sanzionatorio più mite, è indispensabile fornire al giudice dell’esecuzione prove concrete e specifiche che dimostrino come tutte le azioni delittuose fossero state programmate e deliberate in un unico contesto iniziale. In assenza di tali prove, elementi come la distanza temporale, la diversità dei complici e la natura occasionale delle condotte costituiranno validi motivi per escludere la continuazione.

Quando più reati possono essere considerati parte di un unico disegno criminoso?
Secondo la Corte, ciò avviene quando si può rintracciare un’unica ideazione e programmazione sin dalla commissione del primo reato. Questa identità di piano deve essere supportata da elementi concreti e non può essere solo presunta.

La somiglianza tra due reati (es. due furti) è sufficiente a dimostrare un disegno criminoso unico?
No. L’ordinanza chiarisce che l’omogeneità dei reati non è di per sé sufficiente. Occorre una prova che vada oltre la natura dei delitti e che attesti un’unica deliberazione iniziale.

Quali elementi possono escludere l’esistenza di un disegno criminoso unico secondo la Cassazione?
La Corte ha indicato come elementi ostativi: un significativo lasso di tempo tra i reati (nel caso specifico, un anno), il carattere estemporaneo e non pianificato di una delle condotte e la partecipazione di complici diversi nei vari episodi criminosi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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