LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Disegno criminoso: stile di vita o piano unitario?

Un individuo condannato per numerose truffe online su un arco di cinque anni ha richiesto l’applicazione del disegno criminoso per unificare le pene. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che una serie così prolungata e numerosa di reati simili non configura un piano unitario, bensì un’abitudine criminale o una scelta di vita. Anche la richiesta di sanzioni sostitutive è stata respinta a causa dell’elevato rischio di recidiva.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno criminoso: la Cassazione traccia il confine con l’abitudine criminale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9287 del 2024, è intervenuta su un tema cruciale del diritto penale: la distinzione tra reati commessi in esecuzione di un disegno criminoso e quelli che, invece, sono espressione di una vera e propria abitudine criminale. La pronuncia chiarisce che la commissione di un elevato numero di reati della stessa indole, protratta per un lungo periodo, non può beneficiare del più mite trattamento sanzionatorio previsto per la continuazione, poiché rivela una scelta di vita votata al crimine piuttosto che un piano unitario e circoscritto.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato con ben quattordici sentenze per una serie di truffe online commesse in un arco temporale di circa cinque anni, tra il 2011 e il 2016. L’interessato si era rivolto al giudice dell’esecuzione per ottenere due benefici: il riconoscimento della continuazione tra tutti i reati, al fine di unificare le pene in un’unica, più mite sanzione, e la sostituzione di una delle pene detentive con una misura alternativa prevista dalla recente riforma Cartabia.

Il Tribunale di Taranto, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva respinto entrambe le istanze. Secondo il giudice, la distanza temporale e l’elevato numero di reati non permettevano di ipotizzare un’unitaria programmazione iniziale. Al contrario, tale condotta seriale era sintomo di uno stile di vita e di un’abitudine criminosa. Anche le sanzioni sostitutive erano state negate a causa delle 48 condanne riportate dal soggetto e dell’alto rischio di recidiva, facilmente attuabile con il possesso di un semplice smartphone.

La Decisione della Corte e l’analisi del Disegno Criminoso

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del giudice di merito, ritenendo il ricorso infondato. Il punto centrale della sentenza risiede nella corretta interpretazione del disegno criminoso. Gli Ermellini hanno precisato che, sebbene sia corretto valutare la distanza temporale tra un reato e il successivo, questo non è l’unico né il principale indicatore.

Il Collegio ha evidenziato come la commissione di un numero così elevato di truffe, distribuite su un periodo di tempo così lungo, sia un elemento pregiudizievole per l’imputato. Tale condotta, infatti, non rivela una volizione criminale unitaria, ma un’abitudine consolidata, una vera e propria “scelta di vita” basata sul sostentamento derivante da attività illecite. Viene così applicato il principio che distingue la “spinta criminosa” (il movente, come il bisogno di denaro) dall’unicità del disegno criminoso. Mentre la prima può ripresentarsi più volte, il secondo è un atteggiamento psicologico che si esaurisce con l’attuazione del piano originale.

Il Rigetto delle Sanzioni Sostitutive

Anche per quanto riguarda la richiesta di sanzioni sostitutive, la Corte ha dichiarato il motivo di ricorso inammissibile. La decisione del giudice dell’esecuzione era stata motivata dall’elevato numero di condanne (48) e dall’alto pericolo di commissione di nuovi reati. La Corte ha sottolineato come il ricorrente non si fosse adeguatamente confrontato con questa motivazione, non spiegando in che modo una misura come la semilibertà avrebbe potuto concretamente impedirgli di procurarsi uno smartphone e continuare a commettere truffe. La genericità del motivo di ricorso ne ha quindi determinato l’inammissibilità per difetto di specificità.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. La Suprema Corte distingue nettamente tra il “medesimo disegno criminoso” di cui all’art. 81 c.p. e la “scelta delinquenziale compatibile con plurime deliberazioni”. Il primo è un progetto che si definisce in un periodo di tempo circoscritto, necessario a ideare i reati da commettere. La seconda, invece, è una tendenza prolungata nel tempo a delinquere, che si manifesta con la commissione ripetuta di reati della stessa specie. Nel caso di specie, la reiterazione di truffe online per anni è stata ritenuta, in modo non illogico, indicativa di un’abitudine criminosa, incompatibile con il concetto di piano unitario. La Corte ha inoltre specificato che il confronto con altri casi giudiziari è irrilevante, poiché il disegno criminoso è un percorso psicologico interno e specifico del singolo autore del reato.

Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale per l’applicazione dell’istituto della continuazione. Un’attività criminale seriale, estesa su un lungo periodo, non può essere considerata come l’attuazione di un singolo piano, ma deve essere interpretata come l’espressione di un’abitudine a delinquere. Questa distinzione è essenziale non solo per la determinazione della pena, ma anche per valutare la pericolosità sociale del reo e l’idoneità delle misure alternative alla detenzione. La pronuncia offre quindi un chiaro criterio guida per i giudici dell’esecuzione chiamati a valutare casi di recidiva seriale.

Quando una serie di reati non rientra nel “disegno criminoso”?
Secondo la sentenza, una serie di reati non rientra in un disegno criminoso quando la loro commissione è così numerosa e protratta nel tempo da rivelare non un piano unitario, ma un’abitudine criminale o una scelta di vita.

Perché la Corte ha respinto la richiesta di sanzioni sostitutive?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché non contestava specificamente la motivazione del giudice di merito. Quest’ultimo aveva negato le sanzioni a causa delle 48 condanne precedenti e dell’alto rischio che il condannato potesse commettere nuove truffe con un semplice smartphone.

La breve distanza di tempo tra un reato e l’altro è sufficiente a dimostrare il disegno criminoso?
No. La sentenza chiarisce che la vicinanza temporale tra i reati è un indice da considerare, ma non è di per sé sufficiente. Occorre valutare il contesto complessivo, inclusi il numero totale di reati e l’arco temporale generale, per distinguere un piano unitario da un’abitudine a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati