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Disegno criminoso: quando si applica la continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva di unificare le pene per partecipazione a un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e a un’associazione di stampo mafioso. Secondo la Corte, per applicare la continuazione del reato, è necessario provare che il medesimo disegno criminoso esistesse già al momento della commissione del primo reato, elemento non riscontrato nel caso di specie, dato che i due gruppi criminali erano composti da soggetti diversi e operavano in territori differenti.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Medesimo Disegno Criminoso: La Cassazione Chiarisce i Limiti per la Continuazione

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Settima Penale, offre un’importante lezione sull’applicazione dell’istituto della continuazione tra reati, in particolare quando si tratta di reati associativi. Il cuore della questione ruota attorno alla definizione e prova del medesimo disegno criminoso, un concetto fondamentale per ottenere un trattamento sanzionatorio più mite. Vediamo come i giudici hanno affrontato un caso complesso che vedeva un soggetto partecipe a due distinte organizzazioni criminali.

I Fatti del Caso

Un individuo, già condannato con due sentenze definitive, ha presentato ricorso alla Corte di Appello, in qualità di giudice dell’esecuzione, per chiedere l’applicazione della disciplina della continuazione (art. 81 c.p.) tra i reati per cui era stato giudicato.

Le due condanne riguardavano:
1. Partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con reati commessi tra il 2007 e il giugno 2008 in diverse città italiane.
2. Partecipazione a un’associazione di tipo mafioso (art. 416 bis c.p.), con reati commessi fino al novembre 2013 in un’area geografica specifica.

L’imputato sosteneva che la sua partecipazione alla prima associazione fosse, di fatto, contenuta e assorbita dalla seconda, e che entrambe rientrassero in un unico contesto criminale. La Corte di Appello, tuttavia, aveva rigettato la sua richiesta, spingendolo a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Medesimo Disegno Criminoso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le doglianze manifestamente infondate. La decisione si allinea con un orientamento giurisprudenziale consolidato, ribadendo un principio chiave: l’identità del disegno criminoso deve essere rintracciabile sin dalla commissione del primo reato.

In altre parole, non è sufficiente che i reati siano simili o avvengano in un contesto generale affine. È necessario dimostrare che, al momento di entrare a far parte della prima associazione (quella dedita al narcotraffico), il soggetto avesse già pianificato e programmato la sua successiva partecipazione al secondo sodalizio (quello mafioso).

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni precise e supportate da numerosi precedenti giurisprudenziali. I giudici hanno sottolineato che, nel caso di specie, mancavano elementi per affermare l’esistenza di un medesimo disegno criminoso originario. In particolare, il provvedimento impugnato aveva correttamente evidenziato che:

* Diversità dei soggetti: I due gruppi criminali erano costituiti da persone diverse.
* Differente ambito territoriale: Le due associazioni operavano in aree geografiche distinte.

Questi fattori oggettivi rendevano implausibile l’idea di un piano unitario concepito sin dall’inizio. La Corte ha richiamato le Sezioni Unite (sent. Gargiulo, n. 28659/2017), le quali hanno stabilito che l’unicità del disegno criminoso richiede una programmazione iniziale che abbracci tutti gli episodi delittuosi successivi. Non è possibile desumere tale unicità a posteriori solo dalla contiguità temporale o dalla natura dei reati.

La partecipazione a un’associazione criminale è un reato permanente che si protrae nel tempo. Per poter applicare la continuazione tra la partecipazione a due diverse associazioni, bisognerebbe provare che l’agente, sin dal suo ingresso nella prima, avesse già deliberato di far parte anche della seconda. Una prova che, in questo caso, non è stata fornita.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma la rigorosa interpretazione della Cassazione riguardo ai requisiti per il riconoscimento del medesimo disegno criminoso. La decisione sottolinea che l’applicazione dell’art. 81 del codice penale non è automatica, ma richiede una prova concreta e specifica della programmazione unitaria di più reati fin dal principio. Per i reati associativi, ciò significa dimostrare che la partecipazione a diversi sodalizi fosse parte di un unico progetto criminale originario, un onere probatorio particolarmente gravoso. La semplice appartenenza a contesti criminali contigui o successivi nel tempo non è, di per sé, sufficiente a integrare questo requisito fondamentale.

Quando si può applicare la continuazione tra più reati associativi?
La continuazione si può applicare solo se si dimostra che l’agente, sin dal momento della sua partecipazione alla prima associazione, aveva già programmato di costituire o partecipare anche al secondo sodalizio criminale.

È sufficiente che due associazioni criminali operino in contesti simili per riconoscere il medesimo disegno criminoso?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che non è sufficiente. Devono esserci elementi concreti che provino un’unica programmazione iniziale, specialmente quando, come nel caso di specie, i due gruppi sono composti da soggetti diversi e operano in territori differenti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta il rigetto del ricorso senza un esame nel merito delle questioni sollevate. La decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, di una somma in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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