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Disegno criminoso: quando si applica la continuazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25077/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra più reati di ricettazione. Secondo la Corte, l’omogeneità delle condotte e la vicinanza temporale non sono sufficienti a dimostrare un unico disegno criminoso, specialmente in presenza di elementi contrari come la diversità dei beni ricettati e delle motivazioni sottostanti a ciascun reato.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: La Cassazione e i Criteri per la Continuazione tra Reati

L’istituto della continuazione nel diritto penale rappresenta un meccanismo fondamentale per garantire un trattamento sanzionatorio equo e proporzionato a chi commette più reati legati da un unico disegno criminoso. Tuttavia, stabilire quando esista realmente tale programmazione unitaria è una questione complessa. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione torna a ribadire i rigorosi criteri per il suo riconoscimento, sottolineando che la semplice somiglianza dei reati non è, da sola, sufficiente.

I Fatti del Caso in Analisi

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato per diversi reati di ricettazione, giudicati separatamente. L’interessato si era rivolto al giudice dell’esecuzione, in questo caso la Corte d’Appello di Torino, per ottenere il riconoscimento della continuazione tra i vari illeciti, ai sensi dell’art. 671 del codice di procedura penale. L’istanza, se accolta, avrebbe comportato una rideterminazione della pena complessiva in senso più favorevole. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva rigettato la richiesta, spingendo il condannato a presentare ricorso per cassazione, lamentando la mancata applicazione dei principi consolidati in materia.

I Criteri per un Unico Disegno Criminoso

Il ricorrente sosteneva che la Corte territoriale avesse ignorato elementi chiave come l’omogeneità delle condotte (tutte ricettazioni) e la limitata distanza temporale tra i fatti, indici che, a suo dire, avrebbero dovuto condurre al riconoscimento del vincolo della continuazione. La Suprema Corte, nel respingere il ricorso, ha colto l’occasione per riaffermare la propria giurisprudenza sul tema.

I giudici hanno chiarito che, per poter parlare di unico disegno criminoso, è necessaria una verifica approfondita e rigorosa che dimostri come i reati successivi fossero stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, già al momento della commissione del primo. L’omogeneità dei reati e la contiguità spazio-temporale sono solo alcuni degli indici rivelatori, ma non costituiscono una prova automatica. Essi possono indicare una generica scelta delinquenziale, ma non necessariamente un’unica deliberazione originaria.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto che il giudice dell’esecuzione avesse correttamente applicato questi principi. Sebbene la Corte d’Appello avesse preso atto della natura omogenea dei reati (più ricettazioni), ha individuato un elemento decisivo per escludere l’unicità del disegno criminoso: l’eterogeneità dei beni ricettati e delle causali di ciascuna appropriazione.

In altre parole, il fatto che gli oggetti ricevuti fossero di natura diversa e che le motivazioni dietro ogni singolo episodio criminale non fossero riconducibili a un unico piano iniziale ha spezzato il presunto legame unitario. A questo si aggiungeva la non trascurabile distanza temporale tra i vari episodi. La motivazione del giudice di merito è stata quindi giudicata adeguata, congrua e priva di vizi logici, rendendo l’apprezzamento insindacabile in sede di legittimità. La decisione evidenzia che l’analisi non può essere superficiale, ma deve scendere nel dettaglio delle singole condotte per verificare se esse siano effettivamente tessere di un unico mosaico programmato in anticipo.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento rigoroso: per ottenere il beneficio della continuazione non basta dimostrare di aver commesso reati simili in un arco di tempo ravvicinato. È indispensabile provare l’esistenza di un’unica programmazione a monte, una deliberazione originaria che lega tutti gli illeciti successivi. Elementi di diversità, come la natura dei beni coinvolti o le specifiche motivazioni di ogni azione, possono essere sufficienti a negare l’esistenza di un unico disegno criminoso. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di un’analisi fattuale approfondita, sia per l’accusa che per la difesa, quando si discute dell’applicazione di questo importante istituto giuridico.

Quando si può chiedere il riconoscimento della continuazione tra reati?
Sulla base del provvedimento, si può chiedere in fase di esecuzione della pena per reati che sono stati giudicati separatamente.

L’omogeneità dei reati e la vicinanza temporale sono sufficienti per provare un unico disegno criminoso?
No, secondo la Corte questi elementi sono solo degli indici e non sono sufficienti, da soli, a dimostrare che gli illeciti siano frutto di un’unica deliberazione iniziale.

Quali elementi possono escludere l’unicità del disegno criminoso nonostante la somiglianza dei reati?
L’eterogeneità dei beni oggetto del reato (in questo caso, beni ricettati) e la diversità delle motivazioni (causali) di ciascuna azione criminosa, oltre a una significativa distanza temporale, sono elementi decisivi per escludere la continuazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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