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Disegno criminoso: quando si applica il reato continuato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso tra un furto e un precedente reato di droga. La Corte ha ribadito che la semplice vicinanza temporale dei fatti non è sufficiente a provare un programma illecito unitario, elemento necessario per applicare l’istituto del reato continuato.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: La Sola Vicinanza Temporale tra Reati non Basta

L’istituto del reato continuato, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, rappresenta una figura giuridica di grande rilevanza pratica, poiché consente di mitigare il trattamento sanzionatorio per chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede la prova rigorosa di un programma illecito unitario e premeditato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questi principi, chiarendo che la semplice vicinanza temporale tra due reati non è sufficiente a integrare tale requisito.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un ricorso presentato da un individuo condannato per furto aggravato. L’imputato aveva richiesto il riconoscimento del vincolo della continuazione tra questo reato, commesso nell’ottobre 2018, e un’altra condotta illecita relativa a sostanze stupefacenti (rientrante nell’ipotesi lieve dell’art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990), commessa nello stesso periodo. La Corte d’Appello aveva negato tale riconoscimento, e l’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando proprio il mancato accoglimento della sua richiesta.

La Questione sul Riconoscimento del Disegno Criminoso

Il nucleo della questione giuridica risiede nella corretta interpretazione del concetto di disegno criminoso. Per poter applicare la disciplina più favorevole del reato continuato, non è sufficiente dimostrare che una persona abbia commesso più reati. È necessario provare che tali reati siano l’espressione di un unico piano, di un programma deliberato e concepito in anticipo rispetto alla commissione del primo reato. La giurisprudenza ha costantemente distinto questa ipotesi dalla semplice “estrinsecazione di un genere di vita incline al reato”, che descrive una tendenza a delinquere ma non un progetto unitario.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse correttamente applicato i principi di diritto consolidati in materia. La motivazione della sentenza impugnata è stata giudicata logica e coerente nel momento in cui ha evidenziato che l’identità nella data di accertamento dei due reati (furto e spaccio) non fosse, di per sé, un elemento sufficiente a far desumere l’esistenza di un unitario disegno criminoso.

Richiamando precedenti pronunce, la Corte ha ribadito che l’identità del disegno criminoso “postula un programma di condotte illecite previamente ideato e voluto, ma non si identifica con la semplice estrinsecazione di un genere di vita incline al reato”. In altre parole, mancava nel caso di specie la prova di un piano che collegasse finalisticamente il furto al reato in materia di stupefacenti. L’onere di fornire tale prova incombe sull’imputato che richiede il beneficio, e la mera concomitanza temporale non assolve tale onere.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso. Per ottenere il riconoscimento della continuazione, non basta affermare un generico collegamento tra i reati. È indispensabile fornire al giudice elementi concreti che dimostrino l’esistenza di un progetto criminoso iniziale e unitario. Questa decisione serve da monito: la valutazione del giudice si basa su prove fattuali e non su mere congetture o sulla semplice vicinanza cronologica degli illeciti. La difesa deve quindi concentrarsi sulla dimostrazione di un nesso teleologico e psicologico che leghi le diverse condotte criminali a un’unica deliberazione originaria.

Quando si può applicare il reato continuato?
Il reato continuato si applica solo quando più reati sono commessi in esecuzione di un “medesimo disegno criminoso”, ovvero un programma illecito unitario, ideato e voluto prima della commissione del primo reato.

La vicinanza di tempo tra due reati è sufficiente per dimostrare l’esistenza di un unico disegno criminoso?
No. Secondo la Corte, la sola identità o vicinanza nella data di accertamento dei reati non è, di per sé, un elemento sufficiente a far presumere l’esistenza di un unitario disegno criminoso.

Cosa differenzia un disegno criminoso da una generica inclinazione a delinquere?
Un disegno criminoso è un programma specifico di condotte illecite, ideato e voluto in anticipo. Una generica inclinazione al reato, invece, è una semplice tendenza a commettere crimini senza un piano preordinato che li leghi, e non è sufficiente per applicare l’istituto della continuazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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