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Disegno criminoso: quando non si applica la pena unica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per detenzione di cocaina, che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso con una precedente condanna per spaccio di hashish. La Corte ha escluso l’unicità del piano criminale a causa delle differenze sostanziali tra i reati (tipo di droga, luogo, distanza temporale di due anni), ritenendo il secondo episodio frutto di una decisione estemporanea e non parte di un programma preordinato.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: La Cassazione Nega la Continuazione tra Spaccio di Droghe Diverse

L’applicazione della ‘continuazione’ tra reati, che consente di ottenere un trattamento sanzionatorio più favorevole, è subordinata alla prova di un medesimo disegno criminoso. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i rigidi criteri per il suo riconoscimento, escludendolo in un caso di spaccio di sostanze stupefacenti diverse, commesso a distanza di tempo e in luoghi differenti. Analizziamo la decisione per capire quando la semplice ripetizione di reati non è sufficiente a configurare un piano unitario.

I Fatti del Caso: Due Reati, un Unico Piano?

Il caso riguarda un individuo condannato per la detenzione ai fini di spaccio di cocaina. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che tale reato dovesse essere considerato in continuazione con una precedente condanna, risalente a due anni prima, per aver fornito hashish ad altri spacciatori in una città diversa. Secondo la difesa, entrambi gli episodi rientravano in un unico progetto criminale, meritando così l’applicazione dell’articolo 81 del codice penale, che prevede una pena unica calcolata sulla violazione più grave aumentata fino al triplo.

L’Analisi della Corte sul Disegno Criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo la tesi difensiva. I giudici hanno sottolineato che il disegno criminoso non si identifica con una generica ‘inclinazione al reato’ o con uno stile di vita illecito. Al contrario, richiede un’approfondita verifica basata su indicatori concreti e specifici.

Perché si possa parlare di un piano unitario, è necessario che i reati successivi al primo fossero stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, già al momento della commissione del primo fatto. Gli elementi da valutare includono:

* Omogeneità delle violazioni e del bene giuridico protetto.
* Contiguità spazio-temporale tra le condotte.
* Modalità della condotta e sistematicità.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato differenze sostanziali che impedivano di ricondurre i due episodi a un’unica matrice:

1. Tipologia di sostanza: Il primo reato riguardava droghe leggere (hashish), mentre il secondo droghe pesanti (cocaina).
2. Luogo: I fatti si sono svolti in due città diverse (Agrigento e Palermo).
3. Distanza temporale: Tra i due episodi intercorreva un lasso di tempo di due anni.

Questi elementi hanno convinto la Corte che il secondo reato non fosse parte di un piano originario, ma piuttosto il risultato di una ‘determinazione estemporanea’, cioè una decisione presa sul momento e slegata dalla precedente attività criminale.

La Questione delle Attenuanti Generiche

Il ricorrente lamentava anche la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. Anche su questo punto, la Cassazione ha respinto il motivo, ricordando che, a seguito della riforma del 2008, il giudice può legittimamente negare tali attenuanti semplicemente motivando sulla base dell’assenza di elementi o circostanze di segno positivo a favore dell’imputato.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale della Corte risiede nella distinzione tra la serialità criminale e l’unicità del piano. Un soggetto può commettere più reati nel tempo, anche della stessa natura, senza che ciò implichi automaticamente l’esistenza di un disegno criminoso. Quest’ultimo presuppone una programmazione iniziale che abbracci tutte le future condotte. L’accertamento di tale requisito è una ‘questione di fatto’ rimessa al giudice di merito, e la sua valutazione può essere censurata in Cassazione solo se manifestamente illogica o contraddittoria. In questo caso, la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato le eterogeneità tra i due fatti, giustificando il diniego della continuazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: per beneficiare del più mite trattamento sanzionatorio previsto per il reato continuato, non è sufficiente dimostrare di aver commesso più reati. È onere della difesa fornire la prova concreta che tali reati erano stati concepiti come parte di un unico, preordinato progetto fin dall’inizio. Differenze significative in termini di tempo, luogo e modalità esecutive possono essere considerate indicatori decisivi dell’assenza di un tale piano, portando all’applicazione di pene distinte per ogni singolo reato commesso.

Quando più reati possono essere considerati parte di un unico disegno criminoso?
Quando i reati successivi al primo erano già stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, al momento della commissione del primo. Devono esistere indicatori concreti come l’omogeneità delle violazioni, la contiguità spazio-temporale e le modalità della condotta, non essendo sufficiente una generica inclinazione al crimine.

Perché la Corte ha negato la continuazione tra il reato di spaccio di hashish e quello di detenzione di cocaina?
La Corte ha negato la continuazione perché i due reati presentavano significative differenze: il tipo di sostanza stupefacente (leggera contro pesante), il luogo di commissione (due città diverse) e una distanza temporale di due anni. Questi elementi hanno portato a ritenere il secondo reato frutto di una determinazione estemporanea e non parte di un piano unitario preesistente.

È sufficiente l’assenza di elementi positivi per negare le circostanze attenuanti generiche?
Sì, secondo la Corte, il giudice può legittimamente negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche motivando la decisione con la semplice assenza di elementi o circostanze di segno positivo a favore dell’imputato, in linea con l’attuale formulazione dell’art. 62-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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