LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Disegno criminoso: quando non si applica la continuazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che riconosceva la continuazione tra due reati di resistenza a pubblico ufficiale. La Suprema Corte ha escluso la presenza di un unico disegno criminoso a causa del notevole lasso di tempo intercorso, delle diverse circostanze e della natura impulsiva dei reati, incompatibile con una programmazione preventiva.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso e Reato Continuato: I Limiti Fissati dalla Cassazione

L’istituto del reato continuato, previsto dall’articolo 81 del codice penale, permette di mitigare il trattamento sanzionatorio per chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una rigorosa verifica dei presupposti. Con la sentenza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce i confini di questo concetto, chiarendo perché due episodi di resistenza a pubblico ufficiale, seppur simili, non possono essere unificati se manca una programmazione originaria.

I Fatti del Caso: Due Episodi di Resistenza a Pubblico Ufficiale

Il caso riguarda un soggetto condannato per due distinti reati di resistenza a pubblico ufficiale. Il primo episodio era avvenuto nel novembre 2021, mentre il secondo si era verificato nel febbraio 2023. In fase esecutiva, il Tribunale di Vasto aveva accolto l’istanza della difesa, riconoscendo il vincolo della continuazione tra i due reati e rideterminando la pena complessiva in senso più favorevole al condannato. Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo che mancassero i presupposti per configurare un unico disegno criminoso.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Concetto di Disegno Criminoso

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando con rinvio l’ordinanza del tribunale. Secondo i giudici di legittimità, il Tribunale ha errato nel riconoscere la continuazione, basandosi su una valutazione superficiale e illogica degli elementi a disposizione. La Corte ha colto l’occasione per riaffermare i principi consolidati in materia, sottolineando che l’unicità del disegno criminoso non può essere presunta, ma deve essere provata attraverso indicatori concreti.

Le Motivazioni: Perché Manca un Unico Disegno Criminoso

La decisione della Cassazione si fonda su argomentazioni precise e dirimenti. In primo luogo, viene evidenziato il notevole lasso di tempo intercorso tra i due fatti, pari a un anno e tre mesi, un elemento che, se non contrastato da prove contrarie, indebolisce l’ipotesi di un piano unitario.

L’elemento decisivo, tuttavia, risiede nella dinamica dei fatti. Il secondo reato è stato commesso per sfuggire all’esecuzione di un’ordinanza di aggravamento di una misura cautelare. Tale ordinanza, però, non era stata nemmeno richiesta al momento della commissione del primo reato. È quindi logicamente impossibile che l’intenzione di commettere il secondo episodio fosse già presente nella mente del reo quando ha realizzato il primo.

Inoltre, la Corte sottolinea la natura stessa del reato di resistenza a pubblico ufficiale. Si tratta di un reato caratterizzato, per definizione, da un dolo d’impeto, cioè da una decisione improvvisa e reattiva, legata a circostanze occasionali e contingenti. Questa natura impulsiva è intrinsecamente incompatibile con la programmazione e l’ideazione preventiva che costituiscono l’essenza del disegno criminoso. Confondere una generica tendenza a delinquere o uno stile di vita contrario alla legge con un piano criminale specifico e preordinato è un errore che la giurisprudenza ha costantemente censurato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza riafferma un principio fondamentale: per ottenere il beneficio del reato continuato non è sufficiente dimostrare che i reati siano della stessa indole o motivati da un generico fine. È necessario provare, attraverso elementi concreti, che i diversi episodi delittuosi erano stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, fin dal principio. La decisione di commettere i reati successivi deve essere già presente al momento della commissione del primo. Questa pronuncia serve da monito per i giudici dell’esecuzione, che devono condurre un’analisi approfondita e non limitarsi a presunzioni, specialmente di fronte a reati impulsivi e a eventi successivi non prevedibili che hanno scatenato la seconda condotta illecita.

Quando due o più reati possono essere considerati uniti da un unico disegno criminoso?
Solo quando si dimostra che, al momento della commissione del primo reato, l’autore aveva già programmato, almeno nelle sue linee essenziali, la commissione dei reati successivi. Non è sufficiente una generica tendenza a delinquere o l’omogeneità dei reati.

Un lungo lasso di tempo tra due reati esclude automaticamente la continuazione?
No, non la esclude automaticamente, ma è un elemento significativo che indebolisce l’ipotesi di un piano unitario. La sua rilevanza deve essere valutata insieme a tutti gli altri indicatori concreti, come le modalità della condotta e le causali dei singoli reati.

I reati commessi con dolo d’impeto, come la resistenza a pubblico ufficiale, possono rientrare nel reato continuato?
Generalmente no. La sentenza afferma che il dolo d’impeto, che implica una decisione improvvisa e non premeditata, è per sua natura incompatibile con la programmazione preventiva richiesta dal disegno criminoso. L’occasionalità e la contingenza di tali reati ostacolano il riconoscimento della continuazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati