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Disegno criminoso: quando non si applica la continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra più reati. La Corte ha confermato che non può esserci un unico disegno criminoso quando i reati sono commessi a grande distanza di tempo (oltre un anno), in luoghi diversi e con modalità esecutive differenti, mancando così i presupposti fondamentali.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: la Cassazione Chiarisce i Requisiti per la Continuazione tra Reati

L’istituto della continuazione, previsto dall’articolo 81 del codice penale, è uno strumento fondamentale per garantire un trattamento sanzionatorio equo a chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede la prova rigorosa di un programma delinquenziale unitario. Con l’ordinanza n. 43249/2024, la Corte di Cassazione torna a ribadire i criteri per distinguere una serie di reati autonomi da quelli legati dal vincolo della continuazione, sottolineando l’importanza di elementi oggettivi come la vicinanza temporale e spaziale.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Continuazione Respinta

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda il ricorso presentato da un soggetto contro un’ordinanza del Tribunale di Livorno, in qualità di giudice dell’esecuzione. L’interessato aveva richiesto che diversi reati, per i quali era stato condannato, venissero unificati sotto il vincolo della continuazione, al fine di ottenere una pena complessiva più favorevole. Il giudice dell’esecuzione, però, aveva respinto l’istanza, ritenendo insussistenti i presupposti del disegno criminoso unico.

La Decisione del Giudice dell’Esecuzione

Il Tribunale ha basato la sua decisione su una serie di elementi fattuali inequivocabili. In particolare, ha evidenziato che i reati in questione erano stati commessi:

* A notevole distanza di tempo l’uno dall’altro (oltre un anno);
* In luoghi differenti (tra le province di Grosseto e Livorno);
* Con modalità esecutive diverse e riguardanti tipologie di beni non omogenee.

Secondo il giudice, l’assenza di questi elementi sintomatici impediva di configurare un programma criminale unitario e preordinato, che costituisce il cuore del concetto di continuazione.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando il Disegno Criminoso Non Sussiste

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha pienamente condiviso le argomentazioni del giudice dell’esecuzione. I giudici di legittimità hanno ribadito che il disegno criminoso si concretizza in un unico programma, deliberato fin dall’inizio, al quale si aggiunge di volta in volta l’impulso volitivo per la realizzazione dei singoli reati. La prova di tale unicità non era stata fornita dal ricorrente.

Gli Elementi Sintomatici del Disegno Criminoso

La Corte ha ricordato che la giurisprudenza ha individuato una serie di “indicatori” per valutare l’esistenza di un disegno criminoso unico. Tra questi figurano:

* La vicinanza cronologica tra i fatti;
* L’unità o la somiglianza della causale;
* La similarità delle condizioni di tempo e di luogo;
* Le analoghe modalità delle condotte;
* La tipologia dei reati e dei beni tutelati.

Nel caso specifico, la distanza temporale e geografica, unita alla diversità delle condotte, escludeva in modo evidente la possibilità di ricondurre i reati a un’unica programmazione iniziale. La decisione del giudice di merito è stata quindi ritenuta logica, coerente e corretta nell’applicazione dei principi di diritto.

L’Inammissibilità del Ricorso e le Conseguenze

La Cassazione ha inoltre qualificato il ricorso come un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. Di conseguenza, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un principio consolidato: per ottenere il beneficio della continuazione non è sufficiente affermare l’esistenza di un programma criminoso, ma è necessario dimostrarlo attraverso elementi oggettivi e concreti. La distanza temporale superiore all’anno e la commissione di reati in luoghi diversi sono considerati fattori fortemente indicativi dell’assenza di un disegno criminoso unitario. La decisione serve da monito sulla necessità di fondare le istanze al giudice dell’esecuzione su prove solide e non su mere asserzioni, per evitare una declaratoria di inammissibilità e le relative conseguenze economiche.

Quando si può parlare di un unico ‘disegno criminoso’ tra più reati?
Si può parlare di disegno criminoso quando i singoli reati costituiscono parte integrante di un unico programma deliberato fin dall’origine per conseguire un determinato fine. Gli elementi che ne indicano la sussistenza sono la vicinanza cronologica, la stessa causale, le medesime condizioni di tempo e luogo, modalità di condotta simili e l’omogeneità delle violazioni.

Perché la Cassazione ha ritenuto insussistente il disegno criminoso nel caso specifico?
La Corte ha ritenuto insussistente il disegno criminoso perché i reati erano stati commessi a una notevole distanza di tempo (oltre un anno), in luoghi differenti (Grosseto e Livorno), con modalità esecutive diverse e avevano ad oggetto beni di diversa tipologia. Questi elementi oggettivi contraddicevano l’ipotesi di un programma criminale unitario.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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