Disegno Criminoso: la Cassazione chiarisce i limiti della continuazione
L’istituto della continuazione nel diritto penale permette di considerare più reati, commessi in momenti diversi, come parte di un unico disegno criminoso, con notevoli benefici sulla determinazione della pena finale. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede la presenza di requisiti precisi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini di questo concetto, chiarendo quando l’unicità del piano criminale deve essere esclusa.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine dal ricorso di un individuo condannato in due procedimenti penali distinti. La prima sentenza riguardava reati di coltivazione di sostanze stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. La seconda, invece, concerneva la detenzione di armi ed esplosivi. L’imputato aveva richiesto al Giudice dell’esecuzione di applicare il vincolo della continuazione tra i reati delle due sentenze, sostenendo che fossero tutti riconducibili a un medesimo programma delinquenziale.
La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione
Il Tribunale, in prima istanza, aveva respinto la richiesta. Secondo il giudice, mancavano gli elementi per poter affermare l’esistenza di un unico disegno criminoso. In particolare, veniva sottolineata la diversità (disomogeneità) dei reati: da un lato la droga e la resistenza, dall’altro le armi. Inoltre, i reati di resistenza e lesioni erano stati commessi in modo estemporaneo, al solo fine di garantirsi la fuga e l’impunità per la detenzione di armi, e non come parte di un piano preordinato. Avverso questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge.
Il Disegno Criminoso secondo la Cassazione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la valutazione del Tribunale. I giudici di legittimità hanno innanzitutto qualificato le argomentazioni difensive come “mere doglianze in punto di fatto”, ovvero contestazioni sulla ricostruzione dei fatti che non possono trovare spazio nel giudizio di Cassazione, il quale è limitato alla verifica della corretta applicazione della legge.
Eterogeneità dei Reati e Distanza Temporale
Entrando nel merito, la Corte ha evidenziato due fattori chiave che escludono l’unicità del disegno criminoso nel caso di specie.
1. La disomogeneità dei reati: i fatti di detenzione di armi ed esplosivi sono stati considerati di natura completamente diversa rispetto a quelli di coltivazione di stupefacenti, resistenza e lesioni.
2. La distanza temporale: tra le condotte giudicate nelle due sentenze intercorreva un lasso di tempo significativo, circa due anni e mezzo. Questo intervallo, unito all’arresto subito per i primi fatti, è stato ritenuto un elemento idoneo a interrompere qualsiasi continuità programmatica.
Le Motivazioni della Decisione
La motivazione della Corte si fonda sul principio che per riconoscere la continuazione non basta una generica inclinazione a delinquere, ma è necessaria la prova di un programma criminoso unitario, deliberato sin dall’inizio, che comprenda tutti i reati commessi. Nel caso esaminato, non solo mancava tale prova, ma vi erano elementi concreti che deponevano in senso contrario. La distanza temporale e l’arresto intermedio sono stati visti come eventi che spezzano la sequenza programmatica, rendendo i reati successivi espressione di una nuova e autonoma determinazione criminale. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato infondato e l’appellante condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.
Le Conclusioni
Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: l’esistenza di un disegno criminoso non può essere presunta, ma deve essere rigorosamente accertata sulla base di indicatori oggettivi. La diversità dei beni giuridici offesi dai reati, unita a una significativa distanza temporale e a eventi interruttivi come un arresto, costituiscono elementi forti per negare l’applicazione dell’istituto della continuazione. La decisione riafferma la necessità di un’analisi caso per caso, respingendo tentativi di unificare pene per reati che, sebbene commessi dalla stessa persona, non sono legati da un progetto delinquenziale comune e preordinato.
Quando può essere escluso un unico disegno criminoso tra più reati?
Un unico disegno criminoso può essere escluso quando i reati sono eterogenei (cioè di natura diversa, come stupefacenti e armi), quando vi è una notevole distanza temporale tra le condotte (nel caso specifico, due anni e mezzo), e quando un evento come un arresto intermedio interrompe la continuità del programma criminale.
La commissione di reati per garantirsi l’impunità rientra in un piano preordinato?
Non necessariamente. Secondo la Corte, condotte come la resistenza e le lesioni, poste in essere “estemporaneamente” al solo fine di assicurarsi l’impunità per un altro reato (in questo caso, la detenzione di armi), non dimostrano l’esistenza di un piano criminoso unitario e preordinato, ma rappresentano una reazione momentanea.
Cosa accade se un ricorso in Cassazione si limita a contestare la valutazione dei fatti?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il che significa che può valutare solo la corretta applicazione delle norme di legge e la logicità della motivazione, ma non può riesaminare nel merito i fatti del processo o la valutazione delle prove fatte dai giudici dei gradi precedenti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20903 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20903 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 09/05/2024
ORDINANZA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a MESSINA il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 15/01/2024 del GIP TRIBUNALE di MESSINA
Rilevato in fatto e considerato in diritto
Ritenuto che le censure dedotte nel ricorso di NOME COGNOME – nel quale il difensore si duole del vizio di motivazione e della violazione di legge, lamentando che l’ordinanza emessa nei confronti del suddetto ha trascurato gli indici rivelatori dell’unicità del disegno criminoso a fondamento delle condotte delittuose poste in essere – sono inammissibili perché costituite da mere doglianze in punto di fatto.
Considerato che dette censure sono, altresì, riproduttive di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dal Tribunale di Messina nel provvedimento impugnato. In esso, invero, si evidenzia, con riguardo alla richiesta continuazione, relativa ai reati di cui a due sentenze, che: – i fatti detenzione di armi ed esplosivi di cui alla seconda sentenza sono disomogenei rispetto a quelli oggetto della prima, attinenti alla coltivazione di stupefacenti nonché a resistenza e lesioni ; – queste ultime condotte, peraltro, sono state poste in essere estemporaneamente al solo fine di assicurarsi l’impunità per la detenzione di armi di cui alla medesima sentenza ; – al di là della omogeneità dei fatti di detenzione di armi ed esplosivi contestati nelle due statuizioni non sussistono ragioni per ritenere l’unicità del disegno criminoso sottostante, esclusa, anzi, dalla distanza temporale tra le condotte di cui alle due sentenze, pari a circa due anni e mezzo, e dall’avvenuto arresto per i primi fatti.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, non ricorrendo ipotesi di esonero, al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, determinabile in tremila euro, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 9 maggio 2024.