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Disegno criminoso: quando non si applica la continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva l’applicazione della continuazione tra più reati, tra cui furto e spaccio. La Corte ha confermato la decisione del giudice dell’esecuzione, escludendo l’esistenza di un unico disegno criminoso a causa della notevole distanza temporale e delle diverse modalità esecutive dei reati, commessi sia in forma associata che individuale.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: Quando la Cassazione Esclude la Continuazione tra Reati

L’applicazione della continuazione tra reati, basata sull’esistenza di un unico disegno criminoso, è un tema cruciale nel diritto penale, poiché può portare a una significativa riduzione della pena. Tuttavia, i presupposti per il suo riconoscimento sono rigorosi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13106 del 2024, chiarisce quali elementi ostacolano l’unificazione dei reati sotto un unico vincolo, sottolineando l’importanza della contiguità temporale e dell’omogeneità nelle modalità esecutive.

I Fatti di Causa: Una Serie di Reati Eterogenei

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato per una serie di reati commessi in un arco temporale di diversi anni. Le condanne definitive includevano:
* Un furto aggravato commesso nel 2016.
* Reati di produzione, traffico e detenzione di stupefacenti, anche in forma associativa, commessi nel 2017.
* Ulteriori reati legati agli stupefacenti, commessi prima del giugno 2015.
* Un altro reato di produzione e spaccio di droga, commesso nel novembre 2018.

Dinanzi al giudice dell’esecuzione, il condannato aveva richiesto l’applicazione della disciplina del reato continuato, sostenendo che tutti i delitti fossero riconducibili a un medesimo disegno criminoso. A suo avviso, l’omogeneità dei reati (prevalentemente legati al traffico di droga) e le modalità esecutive simili avrebbero dovuto provare l’esistenza di un unico piano criminale.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Concetto di Disegno Criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione che aveva negato l’applicazione della continuazione. Il punto centrale della pronuncia è la netta distinzione tra una generica inclinazione a delinquere e un vero e proprio disegno criminoso.

Secondo gli Ermellini, affinché si possa parlare di continuazione, non basta che i reati siano simili o che l’agente dimostri una propensione a commettere una certa tipologia di delitti. È invece necessario provare che i singoli episodi criminali siano parte integrante di un unico programma, deliberato fin dall’origine nelle sue linee essenziali. Nel caso di specie, gli elementi a disposizione andavano in direzione opposta.

Le Motivazioni: Perché i Reati Non Erano Collegati

La Corte ha basato la sua decisione su due elementi fattuali decisivi che smontavano la tesi del ricorrente:

1. La notevole distanza temporale: I reati erano stati commessi a distanza di anni l’uno dall’altro. Questo ampio lasso di tempo rendeva improbabile l’esistenza di un piano unitario e preordinato, suggerendo piuttosto che si trattasse di decisioni criminali autonome e maturate in momenti diversi.

2. Le diverse modalità esecutive: Il giudice dell’esecuzione aveva correttamente evidenziato come le condotte fossero state realizzate con modalità differenti. In alcuni casi, l’imputato aveva agito all’interno di un’associazione a delinquere, mentre in altri aveva operato individualmente. Questa eterogeneità nel modus operandi è stata considerata un forte indicatore dell’assenza di un programma delinquenziale unitario.

La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata (in particolare la sentenza n. 12905 del 2010), ribadendo che gli elementi sintomatici di un medesimo disegno criminoso includono la vicinanza cronologica, la causale, le condizioni di tempo e luogo, la tipologia dei reati e l’omogeneità delle violazioni. In questo caso, tali elementi non solo non erano presenti, ma quelli esistenti deponevano in senso contrario. La decisione del giudice di merito è stata quindi ritenuta logica, coerente e immune da vizi.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale: il beneficio della continuazione non è un automatismo. La difesa ha l’onere di fornire la prova rigorosa dell’esistenza di un unico disegno criminoso, che deve essere qualcosa di più di una semplice successione di reati. La distanza temporale e la variazione nelle modalità operative sono ostacoli difficilmente superabili per dimostrare l’unicità del piano criminale. Per i professionisti del diritto, ciò significa che le istanze di applicazione dell’art. 671 c.p.p. devono essere supportate da elementi concreti e non da mere congetture, per evitare una declaratoria di inammissibilità e la conseguente condanna alle spese.

È sufficiente che più reati siano dello stesso tipo per ottenere il riconoscimento del disegno criminoso?
No. Secondo la sentenza, l’omogeneità dei reati non è sufficiente. È necessario dimostrare l’esistenza di un unico programma criminoso deliberato fin dall’origine, che la Corte ha escluso in questo caso a causa della distanza temporale e delle diverse modalità esecutive.

Quali elementi ha considerato la Corte per escludere la continuazione tra i reati?
La Corte ha considerato decisivi la notevole distanza di tempo tra un reato e l’altro e le differenti modalità di esecuzione. In particolare, ha rilevato che alcuni reati erano stati commessi in forma associata e altri in modo individuale, elementi che contrastano con l’idea di un unico piano preordinato.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la Corte non esamina il merito della questione. Come conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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