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Disegno criminoso: quando non si applica la continuazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva l’applicazione della continuazione tra più reati. La Corte ha stabilito che la commissione di reati simili (falso e bancarotta) in contesti commerciali diversi, con ruoli e ambiti territoriali distinti, non è sufficiente a provare l’esistenza di un unico disegno criminoso, se manca la prova di un piano unitario preordinato fin dall’inizio.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso e Continuazione: La Cassazione Chiarisce i Limiti

L’istituto della continuazione, basato sull’esistenza di un unico disegno criminoso, rappresenta uno strumento fondamentale del nostro ordinamento penale per mitigare il trattamento sanzionatorio di chi commette più reati. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una rigorosa verifica da parte del giudice. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a ribadire i paletti per il suo riconoscimento, specialmente in fase esecutiva, chiarendo la distinzione tra un piano preordinato e una semplice propensione a delinquere.

Il Caso in Esame: Reati Commerciali e Richiesta di Continuazione

Il caso sottoposto alla Suprema Corte riguardava un soggetto condannato con due distinte sentenze per reati di falso e bancarotta, commessi in un arco temporale relativamente breve (tra dicembre 2013 e novembre 2014). L’interessato, tramite il suo legale, aveva richiesto al Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, di applicare la disciplina della continuazione, sostenendo che i vari illeciti fossero espressione di un unico disegno criminoso.

Il Tribunale aveva respinto la richiesta, evidenziando come i reati fossero stati commessi nell’ambito di società diverse, con ruoli differenti e in contesti territoriali distinti. A fronte di questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e vizi di motivazione.

La Decisione della Cassazione: Quando il disegno criminoso non sussiste

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione del giudice dell’esecuzione. I giudici di legittimità hanno colto l’occasione per riaffermare i principi cardine che regolano la materia.

La Differenza tra Piano Unitario e Tendenza a Delinquere

Il punto centrale della pronuncia risiede nella netta distinzione tra un disegno criminoso e un generico “programma di vita delinquenziale”. La Corte ha ribadito che per aversi continuazione, l’agente deve essersi rappresentato e aver deliberato ab origine una serie ben individuata di condotte criminose, concepite almeno nelle loro caratteristiche essenziali. Non è sufficiente una generica propensione alla devianza che si concretizza di volta in volta a seconda delle occasioni.

Gli Indicatori del disegno criminoso

La Cassazione, richiamando una consolidata giurisprudenza anche delle Sezioni Unite, ha ricordato che il riconoscimento della continuazione necessita di una verifica approfondita basata su indicatori concreti. Tra questi figurano:

* L’omogeneità delle violazioni e del bene protetto.
* La contiguità spazio-temporale tra i reati.
* Le singole causali e le modalità della condotta.
* La sistematicità e le abitudini di vita del reo.

È cruciale, inoltre, che al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero già stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali. La mera presenza di alcuni di questi indicatori non è sufficiente se i reati successivi appaiono frutto di una determinazione estemporanea.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ritenuto che la valutazione del giudice di merito fosse immune da vizi logici o giuridici. Il Tribunale aveva correttamente escluso la riconducibilità dei vari reati a un medesimo piano, valorizzando elementi oggettivi come la diversità delle società coinvolte, dei ruoli ricoperti dal condannato e dei contesti territoriali. Le censure del ricorrente sono state qualificate come un tentativo di ottenere una nuova e non consentita valutazione del fatto, preclusa in sede di legittimità. L’apprezzamento circa l’esistenza o meno di un disegno criminoso è, infatti, un giudizio di fatto rimesso al giudice del merito e insindacabile in Cassazione se sorretto da una motivazione adeguata e congrua.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida un principio fondamentale: per beneficiare della continuazione, non basta che i reati siano simili o commessi a breve distanza di tempo. È indispensabile dimostrare l’esistenza di un progetto unitario e deliberato in anticipo, che vada oltre una semplice inclinazione a commettere illeciti. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di articolare le istanze in fase esecutiva con argomentazioni solide e basate su prove concrete, poiché il vaglio della Cassazione si limita alla correttezza logico-giuridica della decisione impugnata, senza poter entrare nuovamente nel merito dei fatti.

Quando più reati possono essere considerati parte di un unico disegno criminoso?
Possono esserlo solo quando l’agente si è preventivamente rappresentato e ha deliberato unitariamente una serie di condotte criminose, progettandole almeno nelle loro caratteristiche essenziali prima della commissione del primo reato.

Una generica tendenza a delinquere è sufficiente per ottenere la continuazione?
No, la giurisprudenza distingue nettamente il disegno criminoso dal ‘programma di vita delinquenziale’. Una generale propensione a commettere reati, che si manifesta in base alle occasioni, non è sufficiente per integrare i requisiti della continuazione.

Quali elementi valuta il giudice per accertare un disegno criminoso?
Il giudice valuta una serie di indicatori concreti, tra cui l’omogeneità delle violazioni e del bene protetto, la vicinanza nel tempo e nello spazio, le modalità della condotta, la sistematicità e le abitudini di vita, ma è fondamentale che i reati successivi al primo fossero già stati programmati e non frutto di decisioni estemporanee.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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