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Disegno criminoso: quando non si applica la continuazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45894/2024, ha rigettato il ricorso di un imputato che chiedeva l’applicazione della continuazione tra due sentenze di condanna. La prima riguardava il contrabbando di tabacchi e la seconda il traffico di cocaina. La Corte ha stabilito che non sussiste un unico disegno criminoso a causa della totale eterogeneità dei reati, dei complici e dei contesti, ritenendo irrilevante la mera vicinanza temporale dei fatti.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: La Cassazione Nega la Continuazione tra Narcotraffico e Contrabbando

Il concetto di disegno criminoso rappresenta un pilastro nel diritto penale italiano, specialmente quando si tratta di determinare la pena per chi ha commesso più reati. L’istituto della “continuazione” permette di unificare le pene, ma la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta dei fatti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 45894/2024) offre un’analisi chiara dei criteri per escludere tale istituto, anche quando i reati sono stati commessi in un arco di tempo ravvicinato. Vediamo nel dettaglio il caso e le ragioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Contrabbando di Tabacco e Traffico di Cocaina

La vicenda giudiziaria riguarda un soggetto condannato con due distinte sentenze, per le quali aveva richiesto il riconoscimento del vincolo della continuazione.
1. La prima condanna riguardava l’importazione di ingenti quantitativi di tabacchi lavorati esteri dalla Tunisia, un reato aggravato da episodi di estorsione finalizzati al recupero di somme anticipate. I fatti si erano svolti tra giugno e dicembre 2014.
2. La seconda condanna, invece, concerneva l’importazione di 40 kg di cocaina dall’Olanda, anch’essa accompagnata da una tentata estorsione, questa volta ai danni di operatori doganali che non avevano agevolato il prelievo della merce. Questi reati erano stati commessi tra dicembre 2014 e settembre 2015.

Il ricorrente sosteneva che i reati, seppur diversi, fossero legati da un unico programma criminale, evidenziando la contiguità temporale e la parziale coincidenza di alcuni soggetti coinvolti.

La Decisione della Corte d’Appello: Reati Troppo Diversi

In funzione di giudice dell’esecuzione, la Corte d’Appello di Napoli aveva già respinto l’istanza. La motivazione si basava sulla constatazione di una profonda disomogeneità tra le due vicende criminali. Secondo i giudici di merito, si trattava di condotte diverse, commesse in luoghi differenti e con complici non coincidenti, riconducibili a impulsi volitivi estemporanei e non a una programmazione unitaria. In sintesi, mancava l’elemento fondamentale del disegno criminoso.

Il ricorso e la valutazione del disegno criminoso

Contro la decisione della Corte d’Appello, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un’erronea valutazione dei fatti. Secondo il ricorrente, il giudice dell’esecuzione non avrebbe considerato che alcuni complici erano presenti in entrambe le vicende e che le condotte (importazione dall’estero ed estorsione) presentavano analogie strutturali. Inoltre, la stretta successione temporale avrebbe dovuto essere considerata un indice significativo della programmazione unitaria.

Le Motivazioni della Cassazione sul Disegno Criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando integralmente la decisione impugnata. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: l’accertamento dell’unicità del disegno criminoso è una questione di fatto, la cui valutazione è demandata al giudice di merito. In sede di legittimità, la Corte può intervenire solo se la motivazione è palesemente illogica o contraddittoria, cosa che in questo caso non è avvenuta.

La Suprema Corte ha evidenziato come il giudice dell’esecuzione avesse correttamente motivato la sua decisione, sottolineando diversi elementi cruciali:

* Eterogeneità delle condotte: L’importazione di tabacco e quella di cocaina sono attività criminali profondamente diverse.
* Diversità dei complici: Nonostante le affermazioni della difesa, la Corte ha rilevato che i soggetti coinvolti nelle due operazioni erano differenti. Un coimputato, ad esempio, era concorrente in un reato e persona offesa nell’altro, un elemento che esclude una presunta identità di autori.
* Contesti e motivazioni differenti: Anche le estorsioni collegate erano diverse, sia per le persone offese (concorrenti in un caso, operatori doganali nell’altro) sia per le finalità (recupero di un investimento nel primo caso, ritorsione nel secondo).

Infine, la Corte ha smontato l’argomento della vicinanza temporale, definendolo “del tutto recessivo” quando, come in questo caso, i reati appaiono frutto di determinazioni estemporanee e non di un piano prestabilito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza n. 45894/2024 rafforza il principio secondo cui per il riconoscimento della continuazione non basta una generica “indole delinquenziale” o la semplice vicinanza temporale tra i reati. È necessaria la prova di un’unica programmazione iniziale che abbracci tutte le condotte delittuose. La diversità della natura dei reati, dei beni coinvolti, dei complici e delle finalità specifiche sono tutti indicatori potenti che, se presenti, possono legittimamente portare il giudice a escludere l’esistenza di un unico disegno criminoso e, di conseguenza, a negare l’applicazione del più favorevole trattamento sanzionatorio previsto dall’articolo 81 del codice penale.

È possibile applicare la continuazione tra reati di natura completamente diversa, come il contrabbando di tabacco e il narcotraffico?
La sentenza chiarisce che è molto difficile. La Corte ha negato la continuazione proprio a causa della “assoluta disomogeneità” tra i fatti, che includevano non solo la diversa natura delle merci importate (tabacco e cocaina), ma anche la diversità dei luoghi, dei soggetti coinvolti e dei motivi alla base dei reati connessi di estorsione.

La vicinanza nel tempo tra due reati è sufficiente per riconoscere un unico disegno criminoso?
No, non è sufficiente. La Corte ha specificato che la contiguità temporale è un elemento “del tutto recessivo” se i reati risultano essere frutto di una “determinazione estemporanea” e mancano altri indicatori di una programmazione unitaria.

Chi ha il compito di accertare l’esistenza di un disegno criminoso e con quali limiti può essere riesaminato in Cassazione?
L’accertamento dell’unicità del disegno criminoso è una “questione di fatto” rimessa alla valutazione del giudice di merito (in questo caso, il giudice dell’esecuzione). La Corte di Cassazione può sindacare tale valutazione solo se la motivazione è manifestamente illogica o contraddittoria, ma non può riesaminare i fatti per giungere a una diversa conclusione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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