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Disegno criminoso: quando non si applica la continuazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento del reato continuato per undici sentenze. La Corte conferma che una generica propensione a delinquere e un ampio arco temporale tra i reati escludono l’esistenza di un unico disegno criminoso, la cui valutazione è rimessa all’apprezzamento del giudice di merito.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: No alla Continuazione se c’è solo Propensione a Delinquere

L’istituto della continuazione nel reato, previsto dall’art. 81 del codice penale, è uno strumento fondamentale per garantire una pena proporzionata a chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i confini tra un piano criminale unitario e una semplice, seppur spiccata, tendenza a delinquere.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato con ben undici sentenze definitive. L’interessato si è rivolto al giudice dell’esecuzione chiedendo di ricondurre tutti i reati a un unico disegno criminoso, al fine di beneficiare del più mite trattamento sanzionatorio previsto per il reato continuato. La sua richiesta, tuttavia, è stata respinta.

Il giudice di merito ha escluso la riconducibilità delle diverse condotte a un programma unitario, sottolineando come i reati fossero stati commessi in un arco temporale particolarmente ampio. Questo elemento, unito a una notevole versatilità delinquenziale, delineava il profilo di una persona con una spiccata proclività a delinquere, piuttosto che quello di un soggetto che agisce sulla base di un piano prestabilito.

Il Ricorso in Cassazione e i Limiti del Disegno Criminoso

Contro la decisione del Tribunale, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione. La difesa ha tentato di sostenere l’esistenza di un riconoscibile e originario disegno criminoso. La Corte di Cassazione, però, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni difensive di tipo puramente confutativo e non idonee a evidenziare vizi logici o giuridici nella decisione impugnata.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’accertamento degli indici fattuali che provano l’esistenza di un disegno criminoso è rimesso all’apprezzamento del giudice di merito. Tale valutazione è insindacabile in sede di legittimità, a meno che non sia supportata da una motivazione manifestamente illogica, contraddittoria o basata su un travisamento dei fatti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha colto l’occasione per riaffermare i criteri distintivi tra un vero e proprio disegno criminoso e un generico “programma di vita delinquenziale”.

1. Programma Prestabilito vs Propensione al Crimine

L’identità del disegno criminoso postula che l’agente si sia rappresentato e abbia deliberato, in anticipo, una serie di condotte criminose, programmandole almeno nelle loro linee essenziali prima della commissione del primo reato. Questo si differenzia nettamente da un generico stile di vita delinquenziale, che esprime solo una propensione alla devianza che si concretizza di volta in volta in base alle occasioni che si presentano.

2. Gli Indicatori Concreti

Per riconoscere la continuazione, è necessaria una verifica approfondita di indicatori concreti, quali:
– L’omogeneità delle violazioni e del bene giuridico protetto.
– La contiguità spazio-temporale tra i fatti.
– Le singole causali e le modalità della condotta (modus operandi).
– La sistematicità e le abitudini di vita.

La Corte precisa che non è necessaria la contemporanea presenza di tutti questi indicatori. È sufficiente la presenza di alcuni di essi, purché significativi. Tuttavia, anche in presenza di alcuni di questi indici, la continuazione può essere esclusa se i reati successivi appaiono frutto di una determinazione estemporanea e non di un piano originario.

Nel caso specifico, il giudice dell’esecuzione aveva correttamente motivato la sua decisione, basandosi sull’ampio lasso temporale e sulla varietà dei reati, elementi che deponevano per una generica tendenza a delinquere piuttosto che per un piano unitario. Il ricorso, pertanto, si è rivelato un tentativo di ottenere un nuovo giudizio di merito, inammissibile in sede di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida un importante principio: il beneficio della continuazione non è un automatismo per chi commette reati in serie. È onere dell’interessato fornire la prova di un progetto criminoso unitario, deliberato prima di iniziare l’azione illecita. Una carriera criminale, per quanto costante, non equivale a un singolo disegno criminoso. Questa decisione riafferma la centralità e l’ampia discrezionalità del giudice di merito nel valutare gli elementi fattuali, limitando il controllo della Cassazione alla sola coerenza logica e giuridica della motivazione.

Quando una serie di reati non costituisce un “disegno criminoso”?
Quando i reati non fanno parte di un piano unitario e preordinato, ma scaturiscono da una generica propensione a delinquere che si manifesta in base alle diverse occasioni e opportunità, come nel caso di condotte commesse in un arco temporale molto ampio e con notevole versatilità.

Quali sono gli indicatori per riconoscere la continuazione tra reati?
Gli indicatori includono l’omogeneità delle violazioni, la contiguità di tempo e luogo, l’identica natura dei reati, l’analogia del “modus operandi” e la costante partecipazione dei medesimi soggetti. Tuttavia, la loro sola presenza non è sufficiente se i reati risultano frutto di una determinazione estemporanea.

La Corte di Cassazione può riesaminare l’esistenza di un disegno criminoso?
No, l’accertamento dell’esistenza di un disegno criminoso è una valutazione di fatto rimessa all’apprezzamento del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione della decisione impugnata è manifestamente illogica, contraddittoria o viziata da errori di diritto, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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